Agosto 1465 - L'esercito sforzesco si accampa a

San Germano

 

 Nel 1463 Luigi XI, dopo la richiesta dei territori e delle città borgognone sulla Somme , prevista dal trattato di Arras, appoggiò dei disordini nella zona di Liegi ed avanzò pretese su Toul, Verdun e Metz. Il Duca Filippo ormai vecchio e stanco, dopo la riconciliazione col figlio Carlo, avvenuta nel 1464, si ritirò lasciandogli nel 1465 le redini del governo (prefettura generale). Carlo il Temerario, il 15 giugno 1465, approfittando della ribellione dell'alta nobiltà francese, a Montléry, si scontrò con l'esercito del re di Francia Luigi XI.

 La Francia di Luigi XI mobilita una colazione di forze a cui partecipano le milizie del Ducato di Milano allora comandate Gaspare Vimercati, conte di Valenza, che è sempre stato uomo di governo e, con Filippo Maria Visconti, fa parte del consiglio del duca Francesco.

Nel 1465 Gaspare Vimercati segue in Francia l’erede al ducato Galeazzo Maria Sforza per contrastare le truppe del duca di Borgogna. Con Donato del Conte ha il comando del corpo di spedizione formato da circa 3000 uomini (2000 cavalli e 1000 fanti). Le sue squadre sono avviate verso la Francia da sole e con gran pompa; percorrono le strade più frequentate per colpire l’immaginazione popolare ed accrescere in tal modo la reputazione dell’ esercito ducale. Altri contingenti sforzeschi, viceversa, sono avviati con un percorso tortuoso per le Alpi. Dopo Gaspare da Vimercate partono le compagnie dei Brandolini (piuttosto in disordine), prive peraltro dei loro capitani. Allorché Gaspare da Vimercate giunge in Francia si collega con l’erede al ducato Galeazzo Maria Sforza: insieme si presentano al re Luigi XI. Il condottiero opera nella valle del Rodano dove espugna parecchi castelli minori.

Quando le milizie sforze-sche si avviarono verso la Francia per partecipare alla guerra detta del Bien Public, la compagnia del Vimercati sfilò per le vie maestre tra acclamazioni e festeggiamenti, mentre il resto delle milizie ducali prendeva le strade secondarie per non mostrare i difetti e l’equipaggiamento scadente.

Già nel 1465 la lega del Bien Public si rivolse al duca di Savoia invitandolo, per le sue tradizioni e parentele borgognone, ad aderire contro la monarchia. Sebbene tutti in Savoia fossero ostili a Luigi XI, la duchessa Iolanda, non perché era sorella del re, ma perché comprendeva la vanità del movimento antimonarchico, si schierò dalla parte di Luigi XI. Al passaggio delle truppe sforzesche tutti i borghi del Ducato di dimostrarono ospitali.

Abbiamo un arar testimonianza dell'arrivo e della sosta delle truppe sforzesche a San Germano da alcune lettere che il Vimercati scrive quotidianamente al Duca per informarlo di come procede la spedizione : una di queste è datata proprio dal nostro Borgo li 2 Agosto 1465.

"....galuppi armati colle corazzione , apti soldati et a cavallo da homini : et un poco mancho homini d'arme che nel altre, tantum est che erano belle et comparivano maravigliosamente ; che son bene asachomannati , son meglio che cavalli 500 , vivi ; che ne sono a cavallo circa 420 , et el resto cariagi......

......Son già questa matina qui , col nome de Dio , e poteva logiar ale frasche volendo , ma per dubio deli arbori et cibe , tanto me hanno pregato che qui dentro son logiato , e Donisino con la sua squadra e miei galuppi . In Torrenzano allogiano Zohanne Antonio da Milano , el Villano da Bologna con la loro squadra , et in Santià , Costa de Calabria e Rizarello con la lor squadra , e Landolfo da Capreso e Innocente Musacho con la sua . Promesso hanno de ben tractarne , il che saperò meglio dir domatina nel levarme , e me sarà exempio nel mio passare. Andamo de bonissima voglia , e tutti se racommandemo ala excellentia vostra , quale aviso che non tractandomi bene , più non me acoglieranno in terre murate."

Ex Sancto Germano die II Augusti 1465 hora 17

Archivio storico lombardo - Volume 17 - Pagina 332

 

L'ospitalità dei sangermanesi viene in questa lettera ben descritta , che per evitare una notte all'addiaccio all'illustre comandante , lo si alloggia all'interno del castello ove verso sera scrive il suo resoconto giornaliero al Duca di Milano.

Il giorno successivo l'esercito sforzesco lascia San Germano e attraversando la Dora giunge a Chivasso.