L'Assedio del 1544

 

 

Siamo nel 1543, nel bel mezzo delle lotte tra Francesco I ( francese ) e Carlo V (spagnolo ) . Il debole Ducato di Savoia allora alleato degli spagnoli si trova nel mezzo della contesa , nel vercellese è un continuo susseguirsi di scaramucce e occupazioni , e il fatto d'arme più significativo per il borgo di San Germano si svolge il 13 febbraio 1544.

Ecco i racconti dalle cronache dell'epoca :

I Galli ( Francesi ) , col divisamento di rendere segregata Carignano , scassinarono il ponte, che sorge sotto le sue mura, occuparono le circostanti regioni, e costruirono un altro ponte a Villastellone, che rafforzarono di salde trincèe. Fatti dotti dalla sperienza, procuravano di allargarsi sulla sinistra sponda del Po per aver maggiori mezzi di sussistenza; per la qual cosa assalirono San Germano colla speranza di soggiogar quindi Vercelli. Quella terra, comecchè non fosse nè fiancheggiata , né cinta di bastioni, ma soltanto affossata , sostenne due batterìe , e si fece conquistare con una notabil perdita di nemici , che mandò a vuoto il disegno sopra Vercelli.

"Monsignor di Butieres ( generale dell'armata francese ) voltosi cò le genti verso la terra di San Germano nella quale v'era Monsiu Carmai e con esso il lui Capitano Andrietto e il Capitano Pietro Gazzino da Vercelli , cò huomini forastieri e della terra , e il Sergente Gulielmo da Vercelli , quai aspettarono centoquaranta cannonate e da poi il 13 febbraio 1544 si arresero tutti salvi con loro robe , e con una spiegata insegna andarono fuori da quella terra ,  al suo viaggio .

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Cristiano Pagni Segretario al servizio di Cosimo I, cugino di Lorenzo Pagni, nell'aprile 1544 fu inviato in missione diplomatica presso il marchese del Vasto a Genova e al campo imperiale in Piemonte per trattare degli armamenti francesi. Dai sui resoconti riportiamo i dispacci che riguardano San Germano in quei giorni.

"San Germano ,  terra non forte di mura , che cavatevi attorno larghe e profonde fosse , l'argine di fuori , se n'era alzato in modo , che non si potevano a gran fatica scoprir le mura ; e alla difesa vi si trovavano , oltra gli huomini della terra , molti altri all'armi , ammaestrati dalle continue guerre di molti anni , alcune compagnie di militia pagata , sotto il governo di Monsignor di Carmai e i Capitani Andreotto e Pietro Gazzini . Costoro fecero molta honorata difesa , perchè non solo aspettarono le batterie , ma l'assalto , benchè difficoltoso molto , per l'impedimento della fossa , e per haver l'artiglieria fatto piccola rovina . I Francesi nondimeno , come è lor natura , disprezztrice di ogni più grave pericolo , fù l'aurora si spinsero dentro la fossa , e malgrado di ogni imminente male si avanzarono su la breccia ; essendo li primi l'Alfiero e il Luogotenente del Fais , seguiti da parecchi altri , ma cò infelice fine , che tutti furono giù rovesciati , nè senza morte di molti ma con la ritirata di tutti . Nondimeno veggendo li difensori , che si apparecchiava nuova batteria , e che la loro muraglia era priva di fianchi , onde poco potevano sperar di lunga contesa , deliberarono di dover accordare , e ne uscirono con le vite e con l'armi ,e con le robbe salve , conceduto anche di portarne le insegne inarborate , come al valor di essi mostrato , si conveniva il tredicesimo giorno di  febbraio".

L'attacco alle mura avvenne al lato est di San Germano ( zona Posta Vecchia ) il danneggiamento dei fossati di protezione alle mura era ancora evidente nel 1547 , dall'ispezione dell'Ing Olgiati.

Il Capitano Andreotto lo ritroviamo ancora a San Germano qualche anno dopo , al seguito delle truppe spagnole sotto il comando di Francesco Ferdinando d'Avalos detto il Marchese del Vasto . Quando tenta di occupare Cigliano che era sotto il controllo Francese , ma viene sconfitto e deve rientrare con i cavalli al seguito negli alloggiamenti di San Germano.

Le fortificazioni sangermanesi così rovinate dallo stato d'assedio non vengono riparate e così malmesse vengono trovate quando nel 1547 le stesse vengono ispezionate dall'Ing. Olgiati  , che ne fà una relazione al governatore dello Stato di Milano Ferrante Gonzaga.

Le fortificazioni vengono poi ispezionate nel Luglio del 1552 da Antonio Roasenda su ordine di  Emanuele Filiberto Principe di Piemonte che ne riporta il suo parere ;

.".....Per Verrua bisogna far presto chi la vuol recuperare per che questi la fortificano et muniscono a più non posso, ne hanno trasportate tutte le farine negre et anche di fuora di Chivasso per tal effetto, et se dito loco non si recupera non si può di manco di brusarsi et ruinar Crescentino et fortificar Cigliano ovvero Salugia, et al tempo che si fortificò ovver si dette principio a San Germano io feci conoscer al Speciano che gli era meglio et più opportuno il loco di Cigliano....."

Nell'Aprile del 1553 , Tommaso Valperga fa di nuovo visita alle fortificazioni del vercellese e scrive ad Emanuele Filiberto Principe di Piemonte ; che a causa delle ristrettezze economiche e al mancato arrivo dei fondi ducali non si è ancora dato corso alle riparazioni .

."....... Le terre oltra la Doria assignate per sustagio a Crescentino comno a San Germano la povertà li fa stentar a darla, però una parte a queli di San Germano s’è datta, l’altra le terre che poteranno fra quatro o sei giorni come bano promesso che di farli esecutione e far pegio per il loro, non fano dilatione se non per la povertà et con tuto questo pagarano, che cessi io ho risposto per loro. A Crescentino non hanno ancor portato un soldo, però devono venir pur al tempo detto et più presto se poterano, et cossì se farano dar et tanto più presto como se poteva...."