CARLO MARIA NAJ

 

(1832-1904)

 

ORATORE , LETTERATO , POETA

Il cospicuo borgo di S. Germano Vercellese ha la fortuna di aver a parroco un uomo che per dottrina e coltura letteraria va tra i primi del Piemonte, nè scrive cosa alcuna così in prosa come in verso, così in italiano come in latino, la quale non porti l'impronta di un eletto ingegno, coltivato e nutrito nei buoni studi. Questo degnissimo uomo è il Cav. Teol. Carlo Maria Nay, di cui sono i due libri sopra annunziati e nei quali, chi si facesse a leggerli, scorgerebbe a prima vista la verità di ciò che diciamo. Non potendo noi per la ristrettezza dello spazio riprodurre quanti esempi vorremmo del suo dotto ed elegante modo di scrivere, staremo paghi di stampare la bella prefazione della sua Storia sopra citata, dove il lettore vedrà che lo zelo del pastore per le anime a lui affidate, non è minore del l'affetto con cui egli coltiva i buoni studi. Eccola:

 

Carlo Maria Naj nacque a Robbio Lomellina nel 1832.Compi' gli studi nel Seminario Arcivescovile di Vercelli,ove ben presto palesò le sue eccelse doti di mente. Ordinato Sacerdote giovanissimo, fu Professore in Seminario ed intanto s - laureò in Teologia presso l'Università di Torino.In seguito a concorso venne nominato Prevosto-Vicario di San Germano Vercellese nel 1864:aveva allora 32 anni. Resse la Parrocchia per 40 anni,illustrandola con la sua parola e con la sua dottrina. Fu apprezzatissimo oratore religioso e fecondo ed efficiente scrittore in prosa ed in versi. Carlo Maria Naj e' nome che merita celebrità fra i più degni cultori delle lettere italiane. Sono suoi lavori,che produsse in un breve corso di anno,traduzioni di carmi latini e di un intero poema,tutto di squisita eleganza,e componimenti originali d' invenzione e concetto nobilissimo e di splendida veste poetica. La sua trilogia “Pietro Micca”,”Piccarda Donati",”I Crociati a Lepanto", basta per tramandarne ai posteri imperitura memoria. In “Pietro Micca" canta l'eroismo piu' sublime di cui si vanti l'umana natura:quello cioe' di anteporre ad ogni suo bene la salvezza della Patria e sacrificare per essa la vitz e quanto vi ha di piu' caro al mondo e di più necessario. In Piccarda Donati",già cantata da Dante nel Purgatorio (Canto XXIV) e nel Paradiso (Canto III),il Naj esalta la forza e la costanza della fanciulla che consacra a Dio la sua verginità e promette di rendersi Sposa di Cristo nell'abito della donna di Assisi,pur di opporsi al fiero e truculento fratello Corso,che ha fatto della casa un nido di rapacità,di vendette,di sangue e vuol dare la innocente sorella in sposa,quasi premio di scelleratezze,ad un ribaldo della sua schiera. Nel poema epico "1 Crociati a Lepanto" viene esaltata l'unione delle armi Cristiane contro la potenza turca in seguito all'ispirata parola del grande Pontefice S.Pio V: in esso si ammirano la grandezza dei fatti,la pittura delle scene e dei luoghi dove si rappresentano,gli episodi che li abbelliscono e ne variano il colorito e l'effetto,gli eroismi negli assedi di Nicosia e di Famagosta.La bellezza di questo lavoro del Naj,meglio che nello insieme di un poema epico,e' da cercarsi nelle varie sue parti,ch'egli svolge poeticamente,seguendo il corso ed il filo della storia .Il Teologo Cav. Carlo Maria Naj negli ultimi anni di sua reggenza parrocchiale venne colpito da paralisi agli arti inferiori;nel 1904 rinunziò alla Parrocchia e si ritirò a Torino,ove morì pochi mesi appresso nell'anno stesso.

VITA E OPERE DI CARLO MARIA NAY - Conferenza di Don Mario Cappellino

Carlo Maria Nay era nato a Robbio (Pavia) il 28 dicembre 1834. Ordinato sacerdote il 6 giugno 1857, fu insegnante di prolegomeni nel Seminario di Vercelli. Laureato in teologia all' Università di Torino, fu nominato Prevosto di San Germano Vercellese il 9 marzo 1864, dove rimase, fino a pochi mesi dalla morte, occorsa a Torino il 15 marzo 1904. Egli fu un valoroso letterato. Nel 1862 pubblicò la versione poetica dello Xiphias di Diego Vitrioli, un latinista di Reggio Calabria, sul tema della caccia al pesce spada. Nel 1867 diede alle stampe un saggio di studi letterari dedicato al Prof. Giuseppe Allievo, in cui rifletteva sul rapporto tra filosofia e letteratura. Nella prima parte scrisse il ragionamento "delle prose e delle poesie latine" di Diego Vitrioli, in cui chiariva l'influenza del cristianesimo sulla letteratura latina. Le Osservazioni sul Sannazaro. Della lingua e della mitologia pagana nella cristiana letteratura introducevano la versione poetica del poema De Partu Virginis di  Azio Sincero Sannazaro. Così la presentava: "ho cercato di dare non una traduzione italiana del Sannazaro, ma un Sannazaro italiano, salva sempre la fedeltà, ch'io non credo di aver dimenticato mai". Usava il verso sciolto, alla scuola dell'Eneide di Annibale Caro. Il saggio si concludeva con tre poesie sacre: San Bartolomeo, il Buon Pastore, Mosè sul colle che prega. In esse l'autore voleva "dare un saggio d'imitazione della terzina sul fare di Dante, e della canzone alla foggia del Petrarca. Nel 1869 uscì la traduzione dell'epitalamio di Peleo e Teti del poeta Catullo. Secondo il Prof. Pietro Zambelli, quella del Nay, in confronto con la traduzione di Cesare Arici, "non teme il paragone nella precisione e nella forza". Don Giovanni Vada, già Viceparroco di San Germano nel 1889, successivamente Parroco di Ronsecco e poi di Biandrate, sul giornale diocesano Il Vessillo di S. Eusebio del 18 marzo 1904 scrisse l'elogio funebre del Teologo Cav. Carlo Maria Nay, informandoci sulla sua amicizia con il Canonico Tommaso Mora, con il Senatore Carlo Negroni, con il critico Eugenio Camerini e su altre sue traduzioni dal latino del carme sulla battaglia di Novara, di inni e liriche di Leone XIII. Interessante è pure l'annotazione finale: "Don Nay ebbe generosità di cuore, adoperò l'autorità del suo nome in molte dolorose circostanze a favore del popolo".Nel 1869 il Prevosto di San Germano scrisse il carme su Pietro Micca, il liberatore di Torino dall'assedio dei Francesi nel 1706, facendone omaggio a Vittorio Emanuele II, Re d'Italia. Il 24 giugno 1871 Don Nay dedicò alla poetessa Teodolinda Franceschi Pignocchi di Bologna la cantica di un trovatore in morte di Piccarda Donati, traendo spunto dal canto del Paradiso della Divina Commedia di Dante Alighieri, con una variazione desunta da una diversa tradizione. Nel 1874 inviò a Carlo Negroni di Novara il poema "I Crociati di Lepanto", esaltando la liberazione dei Cristiani dall'assalto dell'Impero dei Turchi. Nel 1875 offrì al Marchese Giovanni Cantono di Ceva due orazioni: la prima recitata nel Duomo di Vercelli sulla Propagazione della fede, la seconda pronunciata nella chiesa parrocchiale di San Bernardo in Vercelli su Maria SS. Salute degli Infermi. Nel medesimo anno pubblicò un ragionamento inedito del Padre Girolamo Tornielli S. J. su la felicità del patrocinio del governo di Gozzano e della Riviera, Principato del Vescovo di Novara, preceduto da brevi cenni sulla vita e sulle opere dell'autore, con dedica al novarese Raffaele Tarella. Nel 1886 volle onorare il Beato Guido Spatis di San Germano con una biografia, pubblicata a Mortara. Nel 1889 comparve l'edizione del Panegirico di S. Eusebio, tenuto don Nay nella Metropolitana di Vercelli il 15 dicembre dell'anno precedente.

Durante la reggenza della parrocchia di San Germano Vercellese ebbe modo di trasmettere a giovani sangermanesi i suoi preziosi insegnamenti , ricordiamo i musicisti :GAITO PIETRO e POZZO CARLO.

San Germano raccontato da Carlo Maria Nay - 1875
.......Dal che si verrebbe a conchiudere, che il nome del borgo di San Germano cominciò nel 550, o poco dopo; ed ebbe appunto origine dal Santo Vescovo d'Auxerre, le cui spoglie mortali, essendo trasportate da Ravenna in Francia, fecero breve sosta nel luogo detto anticamente Valselva o Valle del Bosco. Di qui era già passato altra volta il Vescovo S. Germano, recandosi alla corte dell'Imperatore; e fin oltre al principio di questo secolo sulla via che tende al nostro cimitero vedevasi un'antichissima pietra appoggiata al muro della masseria Ferreri, dove la tradizione affermava che S. Germano si era fermato e seduto nel suo viaggio. E chi la vide me l'attestò.

E per dire qualche cosa di questo borgo , è S. Germano una grossa terra del Vercellese, di quasi cinque mila abitanti, i quali attendono alla coltura de' loro campi. Il clima vi è temperato come in tutto il contado del basso Piemonte; e sebbene alcuni dicano che l'aria è molto malsana , onde ne nascono continue febbri, il vero è, che le infermità e le morti sono in numero minore che non negli altri luoghi vicini, e si ha molti esempi d'uomini ottogenarii nella pienezza delle loro forze. Il popolo è d'indole buona, e molto laborioso; e il colorito della carnagione, specialmente nei bambini e nelle donne, ben ne dimostra la freschezza ed il vigore. Feracissimo poi ne è il suolo, il quale si presta ad ogni più svariata coltura. Però la sua principal ricchezza è nella ricolta del riso, il quale dappertutto vi abbonda. Per il che non è a maravigliare, se un ricco e avveduto lombardo vi pose a gran prezzo molte macchine e molti operai, che forniscono ogni maniera di riso lavorato ai mercatanti di Venezia, di Genova e di Parigi.

Non ha monumento alcuno antico il quale porti pregio; ma il popolo di S. Germano si rallegra della sua bella chiesa parrocchiale; nella Congregazione di Carità trova aiuto a' suoi bisogni, sollievo alle sue infermità, sussidio alle zitelle povere che vanno a marito, e larga limosina alle puerpere men favorite dalla fortuna. Nell'Asilo Infantile, che è uno dei migliori del Vercellese, vede raccolti, ammaestrati e nutriti gratuitamente dal Comune i suoi bambini, sotto la savia ed amorevole custodia delle Suore di Carità di San Vincenzo de' Paoli di Vercelli; e finalmente alle cinque scuole elementari aperte al pubblico manda i più grandicelli, affinchè insieme ai primi rudimenti delle scienze apprendano religione ed onestà.....

 

Bibliografia delle opere
Dell' Armonia nelle scienze e nelle arti - pp279

S. Marino,

1878

 

 

 

A miei divoti e diletti parrocchiani.

È già qualche tempo, che voi mi manifestaste il desiderio ch'io scrivessi alcuna cosa del Beato Antonio Della Chiesa, di San Germano Vercellese, le cui sacre e venerate spoglie riposano nella nostra Chiesa Parrocchiale. Giusto oltremodo mi parve quel desiderio: ma distratto da altre cure io non potei così tosto mettermi all'opera. Tuttavia raccolsi e ordinai pazientemente tutte le memorie che potei trovare nell'Archivio Parrocchiale riguardo alla causa del Beato, con animo di farvene una breve narrazione. Ma la materia mi è venuta crescendo più di quello che io non credessi; e così ne ho formato un libro, coll'intendimento di offerirlo a voi, per ricordarvi la pietà de' padri vostri e la vostra pietà istessa, quando sul principio di questo secolo il corpo del Beato Antonio fu restituito da Como a questa sua patria, e quando nel 1863 si festeggiò il cinquantesimo anno dalla Traslazione del corpo medesimo. I documenti sui quali ho fornito questo mio lavoro sono tutti autentici, ed alcuni anche autografi. Nella vita e nelle prove del culto immemorabile non mi sono discostato dalla Relazione che ne fece il Cardinale Galeffi alla Sacra Congregazione dei Riti; cosichè quel che io vi narro è della più assoluta certezza. E questo mio quale che sia lavoro io lo offerisco a voi, miei divoti e diletti Parrocchiani; e vi prego che vogliate benignamente gradirlo in segno della mia benevolenza per voi, e conservarlo come una mia memoria. E mentre nella quiete delle vostre case leggerete questa istoria del vostro Beato, io lo pregherò, che tutti dal cielo ci protegga e ci salvi.

San Germano Vercellese, il giorno della Pentecoste, 1875. Teol. CARLo MARIA NAY.

 

Piccarda Donati: canto - pp77 Guidetti, Perotti, Gia' de-Gaudenzi, 1871
Saggio di studi letterarii - pp 244

De Gaudenzi,

1867

Pietro Micca: carme - pp45 Tipogr. e litogr. Guidetti, Perotti, 1869
I crociati di Lepanto: poema - pp181 Stabilimento Tipogr. e Litogr. Guidetti e Perotti, 1874
Epitalamio di caio valerio catullo nelle nozze di peleo e di teti versione poetica - pp46 Tip. E. Litogr. Guidetti Perotti, 1869
L'Immacolate - pp8 Tip. Dell'orta di S. Franc di Sales, 1872
Storia della traslazione del beato Antonio Della Chiesa, e dell'approvazione del suo culto, Collegio degli Artigianelli - 1875
La Battaglia di Novara - Carme - Tradotto Tip Fratelli Miglio

Novara - 1876

Il B. Guido Spatis di S.Germano Vercellese , ossia virtù cristiane - 8° - p.246 Tip. A. Cortellezzi

Mortara -1886

Lo Xifia di Diego Vetrioli , versione poetica di Carlo Maria Nay , dottore in teologia , professore nel seminario arcivescovile di Vercelli - 8° pp 53 Tip. Guglielmoni

Vercelli - 1862

Epistola sulla lingua italiana  1865
La Battaglia di Novara - Carme - Tradotto da Francesco Dionisio Blancardi

Opera pubblicata in 500 esemplari , il ricavato della cui vendita andò a beneficio del Comitato dell'Ossario di Novara

Manoscritto autografo di Carlo Maria Nay - "Versi - per la morte di Silvio Pellico" dedicati "Al Chiarissimo P. Calandri Francesco (...) Rettore del R. Collegio Convitto di Casale".
Epitalamio di Caio Valerio Catullo nelle nozze di Peleo e di Teti versione poetica - pp46 - Dedicato alle nozze del Marchese di Murazzano con la Contessa di Roasenda
Breve commento di una sua opera in un giornale dell'epoca