IL  CASTELLO

La presenza di un castello a San Germano è documentata per la prima volta in una carta dell'abbazia di S. Andrea di Vercelli datata 11 febbraio 1219 (Panero 1985, p.27), riguardante la donazione del fortilizio fatta dal celeberrimo cardinale Guala Bicchieri alla stessa abbazia, al cui priore Tommaso giurarono fedeltà i Sangermanesi nel 1224 (Opezzo 1927, p. 10). Era quindi certamente la famiglia Bicchieri a possedere il feudo di San Germano (Nigra 1876, p. 225), citato per la prima volta in un atto di cessione tra fratelli del 1071. Non è quindi certo da escludere, anche se non documentato, che la costruzione del castello risalga al secolo XI e che ad erigerlo siano stati proprio i Bicchieri. Nel castello di San Germano, che quindi doveva già essere importante, pare sia avvenuta, alla morte del vescovo di Vercelli Ugo, l'elezione del suo successore Giacomo da Carnario, legato da profonda amicizia con il cardinale Guala, e che proprio qui stabilì la sua dimora finché , ritenutosi piú sicuro a Santhià, non vi si trasferì (Caligaris p. 14). Nel 1243, allorché il Comune di Vercelli, con il noto acquisto tramite il legato pontificio cardinale di Montelongo, divenne proprietario dei luoghi posti sotto la giurisdizione vescovile, Pietro Bicchieri, nipote del cardinale Guala, grazie alla complicità dell'abate di S. Andrea, si impadronì del castello di San Germano e, rinforzatolo, lo usò come solida base per i suoi attacchi contro Vercelli (Conti 1977, p. 186), tanto che si meritò il 10 luglio 1243 un bando del podestà vercellese perchè guarnivit et munivit Castra Sancti Germani et Alicis et Viveroni et Ropoli et Azelii contra honorem Comunis Vercellarum (Mandelli 1857, I, p. 256); nel 1246 il castello era quindi pieno di abitanti fuoriusciti da Vercelli (Opezzo 1927, p. 10). Dato però il grande interesse strategico del forte, che dava la possibilità di controllo su vie di grande importanza verso Ivrea e Torino, il Comune di Vercelli non lesinò gli sforzi per riconquistarlo e riuscì nel suo intento pochi anni dopo grazie anche alla corruzione di un sangermanese, tale Pietro da Rifferio per la non lieve somma di £500 pavesi (Ordano 1966). Fino alla fine del Trecento San Germano, per le sue caratteristiche e la sua posizione, ebbe una parte rilevante negli scontri tra guelfi e ghibellini, numerosi e aspramente combattuti. Nel 1377 venne infeudato del luogo Giovanni Fieschi, che però pochi anni dopo fu imprigionato nel castello di Biella, dove risiedeva, dai Biellesi stanchi delle sue vessazioni (Nigra 1876, p. 226). I Sangermanesi, caduta l'autorità alla quale avevano giurato fedeltà, trovarono maturi i tempi per fare dedizione a casa Savoia e con atto del 30 maggio 1377 gli si sottomettevano. Iniziò quindi una poderosa opera di fortificazione del luogo, che nel 1476 venne duramente messo alla prova da Galeazzo Maria Sforza, il quale assediò il paese con l'obiettivo di sfruttare una confusa situazione politico territoriale tra Savoia e re di Francia per espandere il suo dominio al di qua della Sesia. Solo il 22 novembre, dopo circa due mesi di assedio, le truppe dello Sforza riuscirono ad occuparlo, le cronache sono discordi se con le armi o con la resa (Rollone 1899, pp. 5-6). Questo è probabilmente l'ultimo episodio che vede protagonista il castello di San Germano, che nel gennaio del 1554 è in grave decadenza e che non sarà sottoposto agli adeguamenti necessari (Conti 1977, p.186). Successivamente, nel XVII secolo, il luogo venne trasformato in una poderosa piazzaforte (Ordano 1985, p. 252). Delle antiche fortificazioni non rimane ora che una torre adibita  a campanile e che forse ripropone una torre angolare o forse il mastio del Castello. Essa si erge al centro e nella zona più antica del paese . Questa torre robusta quadrata rivela del mastio ancora tutte le sue caratteristiche . Si deve tener conto che l'ingresso aperto sulla base è di epoca recente e ottenuto in spaccato di muro , infatti la torre era completamente chiusa alla base. L'ingresso antico che poi era l'unica via di accesso si apriva a mezza altezza ; lo dimostra un fatto che su un lato quello a Sud sono ancora visibili una stretta portina arcuata e le tracce dell'esistenza di un piccolo ponte levatoio con cui la portella veniva collegata con il resto della fortificazione e più probabilmente questa è traccia di una passerella a levatoio che collegava con il cammino di ronda della torre. Nel suo interno la torre doveva avere più solai di legno che la dividevano in vari piani . Ora questi non sono più individuabili , vi sono però ancora ben visibili alcune tracce di feritoie . Con la progressiva decadenza e disfacimento del castello parecchio materiale fu usato dalla popolazione per costruire abitazioni , ma parecchie macerie rimasero sul posto per cui la torre non solo si erge al centro del paese , ma anche sul posto più alto di esso. Essa è al centro di un quadrato delineato idealmente dalle attuali vie Randaccio , Mentigazzi , De Amicis , Cavour e in parte la piazza maggiore (Piazza Mazzini). Due archi incastrati fra vecchie costruzioni e quasi in parallelo uno a levante (Via Mentigazzi) l'altro a ponente (Via Randaccio) possono essere tracce dei passaggi o aperture nelle vecchie fortificazioni. In Via Randaccio esiste ancora ben visibile , seppur in uno stato di abbandono e disfacimento , una porticina con diversi gradini che immette nel sotterraneo del castello e attraverso un cunicolo esso portava fuori dal paese. Intorno questo sotterraneo , approntato come tutti i passaggi segreti per un eventuale e improvvisa necessità di fuga , esistono diverse leggende o racconti , ma abbiamo anche alcune precise testimonianze storiche. Il sotterraneo incominciava nei pressi della porticina che abbiamo descritto e si svolgeva verso ponente sboccando in aperta campagna per quei tempi nei pressi della regione ancor oggi chiamata Pascolo e più precisamente vicino al vecchio campo della fiera (Via Campo Sportivo) nei pressi quindi delle strade che portano verso Torino , Ivrea e Biella. La sua direzione dimostra che le minacce al paese venivano sempre da parte della città di Vercelli  , se infatti si considerava più favorevole la riuscita di una fuga nella direzione opposta (verso ponente). L'uso del sotterraneo è facilmente supposto nella presa di San Germano occupato dai Ghibellini di Pietro Bichieri da parte del podestà Guglielmo da Soresina nell'anno 1245 . Il paese viene posto sotto dominio comunale non con la forza , ma con il trdimento se si conviene di dare ben 500 lire pavesi a tale Pietro da Rifferio "pro facto recuperandi castro sancti germani". Un altra volta che si usò il sotterraneo fu nella notte del 21/11/1476 in cui uno degli assediati  dal duca Galeazzo Sforza riuscì a venir fuori dalle mura . Alcuni giorni dopo venne fuori anche un massacro o "particulare" di Paolo Alciati nobile Vercellese e figlio di Antonio Donna , e anche il figlio di Battista Belviso (Donna nobili signori sangermanesi, e il nome Belviso ricorda chiaramente gli attuali Belvisotti) da ricollegare anche con Beato Ignazio Belvisotti , ancora esistente su una facciata di una casa in corso Matteotti una sua immagine. Negli anni 40 un tratto seppur breve del sotterraneo partendo da Via Randaccio era ancora facilmente percorribile e l'uscita in Via Campo Sportivo presentava alcune tracce. A completamento della descrizione del castello ricordiamo che San Germano aveva anche delle notevoli mura a propria difesa in lunghezza , larghezza e il perimetro di tale mura anche se approssimativamente non possiamo stabilirlo ma l'esistenza di queste mura è storicamente provato da una lettera  del 1476 scritta da Michele di Piemonte difensore del Castello , dalla quale apprendiamo che era stata scavata una fossa dietro le mura a da ogni capo di esse vie era stato posto un battagliere con artiglierie . tale mura senza precisare in quale stato si trovano ancora nel 1600 perchè vi sono documenti di quel periodo in cui si parla delle porte esistenti a San Germano e sono tre : la Porta Nuova che esisteva presso il Castello , la Porta Superiore che dava verso Santhià e infine la Porta del Mulino che portava verso Vercelli.