UN secolo di serena povertà

Gennaio 1957

Elisabetta Maffioli vedova Manzotti centenaria di San Germano Vercellese , finora non si era mai stupita di nulla : nemmeno delle "diavolerie" come le definisce alludendo alla radio, automobili , aeroplani , telefono ecc. , che ai tempi della sua gioventù non esistevano , e che "rovinano la gente e la fanno morire prima". Adesso che è alle soglie del secolo ( lo compirà il 16 giugno prossimo ) , si stupisce di una cosa sola ; che le facciano ancora pagare la tassa di famiglia . Ha chiesto ripetutamente fino a che età si paga questa tassa ?. Abbiamo cercato di farle capire che per pagare le imposte si può essere troppo giovani , ma non si è mai troppo vecchi. La signora Maffioli ha scrollato la testa , incredula. abita in un alloggetto che guarda sul cortile , al primo piano di Via Cugnolio . Una casa antica , malandata . La rallegrano solo i colombi che si posano sulla grondaia e sui davanzali. Della casa , la vegliarda gode l'usufrutto : cioè il magro reddito dei locali affittati . "Ma chi volete che venga a stare in una casa più vecchia di me sospira sconsolata , adesso che fanno tante case nuove e comode ?" Nonna Elisabetta , mentre parla sorveglia la caffettiera che si scalda sulla stufa , accanto alla pentola del minestrone. E' golosa di caffè , orgogliosa della caffettiera nuova che le hanno regalato a Natale. Ma se dovesse scegliere tra una tazza di caffè e un bicchiere di vino , uno solo , ma che sia buono , sarebbe imbarazzata. Per il mangiare , nessun dilemma : le piace tutto , dalla pastasciutta alla polenta , dal risotto ai rigatoni con le cotiche . Ci racconta la sua biografia , intessuta di povertà serenamente sopportata . E' nata a Mergozzo , sul Lago Maggiore. In casa nei primi anni c'era poco da stare allegri ; erano sei le bocche da sfamare , tutti i giorni polenta , "Per pietanza con la polenta si mangiava saracche. Qualche volta mio padre sfregava sulla polenta la sua saracca per darle sapore ; poi metteva da parte la saracca , la conservava per il giorno dopo. In seguito le cose sono andate meglio , mio padre è riuscito a diventare impresario nelle cave di granito della zona. Ma per anni quanta miseria , quanta polenta". Più tardi , Elisabetta Maffioli si trasferisce con la famiglia a Gravellona Toce . Di questo paese le è rimasto un ricordo atroce ( nel rivelarlo si copre gli occhi con le mani diafane ): un giorno franò la montagna che sovrasta Gravellona , parecchie case furono schiantate , si ebbero morti e feriti. Meglio parlare di cose più allegre . Per esempio , di quando venne a San Germano col marito , Giuseppe Manzotti , che era stato carabiniere e aveva ottenuto il posto di capo-guardia in San Germano . E' morto a 72 anni , nel 1931 - spiega la vegliarda - "Lo guardi in quella fotografia appesa al muro , com'era bello . Lo chiamavano "barbon"perchè aveva una barba da fare invidia a un professore. Di barbe così lunghe e ben curate , a San Germano non se nesono viste più, da allora. Quando era vestito da capo-guardia , sembrava un generale". Dei sei figli - tre maschi e tre femmine - Elisabetta Maffioli ne ha oggi uno solo , Carolina di 65 anni , vedova . Un altra figlia , Angela , è deceduta nell'agosto scorso a 59 anni. In casa , a tenerle compagnia c'è anche il genero , Giovanni Mazzuero , il vedovo di Angela , è inabile al lavoro , tira avanti con una pensione di 10 mila lire al mese ( ecco perchè dalla cucina della centenaria , si sprigiona quasi tutti i giorni un odore di polenta ). L'unico svago della signora Elisabetta è la lettura del giornale. " Intendiamoci , non posso più leggere senza occhiali le parole piccole piccole ; ma i titoli li leggo tutti , e dai titoli capisco di cosa si tratta . Una volta mi piaceva anche scribacchiare così alla buona . Ma le mani adesso mi tremano un pò , m'è costato una fatica grossa buttar giù quelle poche righe per Specchio dei Tempi , chissà quanti strafalcioni c'erano , ma bisogna scusarmi perchè a scuola ci sono andata poco. Non ricordo se ho finito la terza elementare . Devo ammettere che , da ragazza , voglia di studiare ne avevo poca . Il più delle volte , qundo entrava la maestra mi nascondevo sotto il banco per far finta di essere assente. Così non ero obbligata a fare il compito e a imparare la lezione per il giorno dopo. Quante stupidaggini si fanno da ragazzi". Per dimostrarci che sa ancora scrivere svelta , la nonnina allunga il braccio verso la finestra e con la punta dell'indice traccia il proprio nome sul vetro appannato : Elisabetta Maffioli , vorrebbe aggiungere , vedova Manzotti , ma non c'era più spazio. "Si potrebbe voltare il foglio - dice con sorriso furbesco - cioè aprire la finestra , ma entrerebbe il freddo e alla mia età non bisogna essere troppo imprudenti".

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