L'ARRIVO  DI  GIUSEPPE  GARIBALDI  A  SAN  GERMANO

 Siamo nella primavera del 1859 nel mezzo degli eventi bellici della II Guerra di Indipendenza , il 26 Aprile l' Austria dichiara guerra al Piemonte in aiuto del quale interviene la Francia , il 26 Aprile l'esercito austriaco passa il confine del Ticino. Dopo un iniziale avanzata nel territorio Piemontese , arrestata da un allagamento artificiale delle campagne vercellesi , l'esercito Piemontese ricaccia gli austriaci oltre il fiume Sesia.

…L’esercito austriaco teneva le posizioni dalla sponda sinistra della Sesia al Po, fin giù verso Piacenza, con centro di comando a Mortara. L’esercito franco-italiano occupava le sponde settentrionali del Po – dal suo estuario a Casale – e le sponde più a nord della Sesia. Il centro di comando era sito in Alessandria. Questa situazione durò fino al 28 maggio.

Giuseppe Garibaldi che dal 7 Marzo era stato nominato Maggior Generale comandante del Corpo dei "Cacciatori delle Alpi" (nomina poi ratificata con decreto firmato del ' 11 giugno) , dopo aver ispezionato il Deposito dei "Cacciatori delle Alpi" sito a Savigliano (Cuneo) ritorna a Torino e si trasferisce a Casale Monferrato , in attesa dello sviluppo degli eventi .

Il 7 Maggio passa il Po e si muove in ricognizione con il Re verso Vercelli , Il re diede a Garibaldi piena libertà, ma già l’11 maggio Cavour gli diede la missione di incontrarsi con il generale Sonnaz a San Germano, per cacciare gli austriaci da Vercelli. “Radunatevi in quel paese, e poi potrete di nuovo agire come da istruzioni di Sua Maestà”, ordinava Cavour.

Non appena i Cacciatori scesero dal treno , a Santhià , ricominciò a piovere ; ma l'ordine prescriveva di raggiungere San Germano ; e sotto la pioggia essi si misero un altra volta in marcia . Arrivarono a San Germano bagnati fino all'osso . Il Paese rigurgitava di soldati piemontesi ; per trovare un pò di riparo essi dovettero prolungare la marcia di altre quattro miglia e andare a cercarselo a Capriasco , in un vasto caseggiato circondato da grangie , scuderie e pagliai . Ma vi furono male accolti dai contadini che vi abitavano , i quali come li videro arrivare , chiusero le porte e nascosero tutto il loro bestiame , dalle vacche e dai buoi alle galline . A stento aprirono e cedettero alcuni locali , però ogni bracciata di paglia si fecero pagare. Garibaldi aveva dato ordini severissimi per quanto riguardava il rispetto della proprietà privata , e questi ordini , a malgrado della scortesia dei proprietari del caseggiato , furono completamente osservati. Chi volle della paglia la pagò . Gli austriaci come risaputo , occupavano Vercelli e avevano degli avamposti forti tra la città e Capriasco . Garibaldi fece costruire qualche trincea sulle provenienze da Vercelli e spinse a mille metri dal cascinale una trincea di avamposti. Il tempo continuava a mantenersi orribile , non cessava mai , ne notte ne giorno , di piovere . Così per tre giorni consecutivi i Cacciatori , fermi sempre a Capriasco , ove non era possibile ottenere dalla scortesia dei padroni neppure un uovo , dovettero sotto l'acqua , non solo mantenere gli avamposti , ma compiere continue ricognizioni sulla strada di Vercelli.

Per essere più vicino ai suoi battaglioni passò il Garibaldi a stare in Capriasco che era, siccome è detto, al centro degli avamposti; Capriasco è un podere con grande casamento che contiene molti abituri, ed è mezzo in rovina. In questo il generale occupava una stanzuccia che era preceduta da un andito, il quale con un granaio soprastante servivano a cancelleria e a dormitoio del suo stato maggiore. Accanto a un finestrino privo di vetri e d'imposte , nel granaio suddetto, stava dì e notte l'inglese Dear che per amore al nome di Garibaldi e alla indipendenza italiana , e per vaghezza, credo, della vita avventurosa dei campi, armato di un suo moschetto a due canne, seguiva i Cacciatori delle Alpi, e sebbene fosse stato capitano nella milizia del suo paese, pur si era semplice milite aggregato alla compagnia dei Carabinieri genovesi. Molti giornali d'Europa scrissero di lui variamente; egli se ne stava come di sentinella perpetua dietro a quel finestrino, scoprendo di là buon tratto dei due sentieri e della strada grande, onde poteva il nemico venire innanzi; su di un mucchio di formentone si sdraiava per dormire in poco, e su di uno staio di legno sedeva per scrivere lettere o altro, e sempre col suo moschetto accanto.

Di questa permanenza di Garibaldi a Capriasco esiste un dipinto su tela " Campo di Garibaldi a Capriasco (Piemonte)" di Gottardo Valentini (1820-1884) , il Valentini che era volontario con il Generale durante la II Guerra d'Indipendenza , trasse diversi dipinti e disegni durante tutta la campagna militare.

Il giorno 12 Garibaldi arriva già a San Germano: il generale Sonnaz ha con se solo artiglieria e cavalleria, da documenti epistolari dell'archivio storico di Nino Bixio (a quel tempo già Comandate dell'Esercito Piemontese), che si riferiscono a interscambio di comunicazioni con il Colonnello Ardoino , risultano stazionati nel periodo 14/19 Maggio nella cascina Robarello).

Il 14 Maggio Giuseppe Garibaldi scrive da San Germano un informativa al Ministro della Guerra , per comunicare che dispone di 67 Esploratori tra i suoi 3000 uomini . Il 17 venne l'ordine che essi rientrassero a San Germano. E partirono subito con sollievo degli abitanti del cascinale  , i quali però ben presto ebbero a rimpiangerli . Infatti non appena la loro retroguardia si allontanò ecco apparire gli austriaci . Per questi il rispetto della proprietà privata non era un dogma. In un momento Capriasco fu saccheggiato ; i buoi , le vacche e i cavalli furono spediti a Vercelli , il pollame ucciso e messo nei sacchi. Tutto quanto era utile , come biancheria e utensili di casa , fu portato via ; al resto si diede fuoco. I padroni che erano scappati a veder da lontano le fiamme accorsero , sperando di salvare qualche cosa ; gli austriaci , che già si allontanavano , non appena li videro fecero su di loro una scarica. A San Germano non era finito il via e vai dei Cacciatori ; quivi trovarono ordine di recarsi a Biella . Dopo due ore , il tempo necessario per il rancio montarono in treno e partirono.

Ricordiamo che la linea ferroviaria da San Germano a Vercelli era stata divelta  per arrestare la marcia dell'esercito austriaco nei primi giorni dell'invasione , e che la stazione di San Germano  era diventato il capolinea della linea ferroviaria , trasformando il nostro paese in nodo strategico delle operazioni belliche.

Il contributo dei sangermanesi per la II Guerra d'Indipendenza non termina al passare delle vicende belliche sul territorio di San Germano , ma l'ammirazione dei nostri concittadini per il leggendario Generale contribuisce alla raccolta fondi che i sangermanesi fanno per i bisogni della guerra delle truppe garibaldine.

Gazzetta del Popolo del 31 Gennaio 1860