La sottomissione di San Germano a Casa Savoia

Con istrumento del 31 Maggio 1377 Il Vescovo Giovanni Fieschi , imprigionato nel castello del Piazzo a Biella , dai Biellesi stanchi delle sue vessazioni , fù costretto a cedere il borgo di San Germano , che ne era venuto in possesso nel 1372  , a Amedeo IV di Savoia (soprannominato il Conte Verde).

Dopo aver imprigionato il Vescovo i Biellesi inviano ad Amedeo IV di Savoia due ambasciatori ; Nicolò Ferrero e Ardizzone di Codecapra per informarlo dei fatti. Il Conte incarica Riccardo Musard  , Cavaliere del Collare e suo Maggiordomo nel biellese e nel Vercellese per investigare sugli umori dei popoli. Musard fa ottimamente l'ufficio suo , e procura al Savoia la dedizione di Santhià e San Germano.

I sangermanesi come testimoniano le cronache dell'epoca accettarono di buon grado il passaggio di proprietà : "essendo stato fatto prigione il Reverendo Padre , e Signore Gioanni Fieschi Vescovo di Vercelli , per lo che il luogo, e gli uomini di S. Germano con gli abitanti del luogo medesimo, li quali governavansi sotto il di lui dominio , e protezione , essendo stati privati affatto dell' assistenza , e patrocinio del loro Signore , come pecore erranti , e disperse , e circondati in ogni parte dalle guerre , non avevano a cui appoggiarsi , sé non alla protezione del Principe Amedeo Conte di Savoja ".

Il 31 maggio 1377 Antonio Spada detto Gallonus e Antonio Amonesterio detto Moterius , consoli di San Germano , in nome proprio , della Comunità e dei particolari del luogo fecero atto di dedizione a Gerardo Fontana , piacentino , capitano di Santhià , deputato a tale ufficio da Amedeo IV . L'atto rogato dal notaio Pietro D'Anna di Santhià , fu letto nella Chiesa Parrocchiale di San Germano essendo presenti come testimoni , tra gli altri , il curato Guglielmo Spada ed anche nella chiesa di Sant'Eusebio di Viancino , luogo che a quel tempo dipendeva da san Germano dove , un altro Spada Bartolomeo era tra i testimoni. ( Negli atti in  realtà i conti di Girardo Fontana capitano di Santhià e S. Germano cominciano il 17 luglio 1376 ).Con atto di dedizione approvato in adunanza generale di 189 capi di casa , il comune si obbligò di pagare 10 fiorini di focaggio (tale termine definiva il numero di unità famigliari) al sovrano , di concorrere per 23 ducati nello stipendio al capitano di Santhià , di pagare del proprio lo stipendio del podestà locale (nel 1433 il comune ottenne dal Duca Ludovico , di essere esonerato dall'obbligo dello stipendio del

Gerado Fontana primo Capitano di San Germano

Originario da nobile famiglia di Piacenza e passato al servizio del Conte di Savoia , ottenne da lui in compenso il luogo di Candelo in feudo. In seguito il suo terzogenito Martino fondatore del Convento e della Chiesa di San Marco a Vercelli , venne dalla chiesa annoverato fra i beati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Data Topica Sancta Agatha [Santhià, Vercelli, Piemonte, Italia]
Estremi Cronologici 1379/03/03 
Regesto Il comune e gli uomini di San Germano, diocesi di Vercelli, prestano giuramento di fedeltà e di omaggio al conte Amedeo VI di Savoia

 proprio podestà , il quale restò perciò a carico dell'erario ducale  e tale favore gli venne accordato grazie all'appoggio del Conte Almonetto del Brozzo capitano di Santhià) e di prendere parte alla milizia come si usava fare nel capitanato. E parimenti il principe confermava agli abitanti i suoi antichi privilegi e li assicurava che non li avrebbe rimessi mai in mano d'altri senza il loro consenso. Però tale libertà corse qualche pericolo fin dapprincipio , e se non fece naufragio lo si deve alla resistenza energica dimostrata in

 quell'occasione dagli stessi abitanti . Amedeo VI con pubblico istrumento del 03 marzo 1419 , aveva concesso in appalto per 25 anni a cinque signori di San Germano (Giorgio De Albano - dottore di legge , Domenico de Cornu , Comino de Cornu , Filiberto e Michele Cara ) tutti i redditi , le decime , i focaggi , annessi al Castello di san Germano , e tutti i tributi e tutti i diritti esistenti nel suo territorio esistenti nel suo territorio di proprietà dello stato , il tutto mediante lo sborso di 800 fiorini e con l'obbligo di evacuare il palazzo e il castello in tempo di guerra per alloggiarvi le milizie . Non appena questo contratto venne a notizia degli abitanti , si sollevò tosto un grido universale di indignazione . Tutti corsero sulla pubblica piazza , e con alti clamori tutti protestarono contro la seguita alienazione dei diritti ducali , giurando che gli appaltatori non sarebbero rientrati mai in possesso del fatto acquisito . Gli appaltatori , venuti a sentore dei sentimenti ostili e minacciosi dell'adirata popolazione , fecero sapere subitamente al Duca ogni cosa , onde provvedesse conforme alle circostanze , dichiarando dal conto loro non convenire all'acquisto fatto ed essere disposti quindi a considerare come nullo il contatto . Il duca addusse a sua discolpa il bisogno urgente di soccorrere l'erario ducale esausto per le guerre precedenti e fece proposta al comune di acquistare per suo conto la giurisdizione alle stesse condizioni. Accettò il comune l'offerta , come il minor male , obbligandosi  a pagare ogni anno 800 fiorini. Revocato quindi il contratto con gli appaltatori , il Duca investì lo stesso comune dei diritti e dei possessi loro stati ceduti ; e per tal modo venne per sempre sopita una questione che avrebbe potuto prendere proporzioni maggiori e minacciose per l'ordine pubblico.

 

"Cum Reverendus Pater , e Dominus Johannes de Flischo Episcopus Vercellensis , e Comes foret captus , suaque liberate privatus , ob quod remanserat locus , e homines Sancti Germani Diocesis Vercellensis , pariterque habitantes in eo qui sub ejus Dominio , e protectione gubernabantur , totaliter suffragio , e protectione Domini destituti , erantque quasi tanquam oves errantes , pariterque dispersae , e undique guerrae circundati angustiis , unde se tuerentur , non habebant."

Dopo la caduta del Vescovo Giovanni Fieschi , quelli che erano stati i suoi possedimenti vennero subito reclamati come propri dai Visconti , la dedizione che i sangermanesi si erano apprestati a fare ai Savoia , venne subito considerata come atto di ribellione e tradimento , un lungo elenco di "ribelli" circa 60 uomini , tra cui il Gerardo Fontana capitano di San Germano e e quello di Pietro da Balocco conestabile dei fanti di San Germano e altri di San Germano , con altri di paesi vicini che avevano tentato di seguire l'esempio di San Germano venne processato in contumacia. Tutti costoro "prius consilio inter eos sonoque campane premisso ac levato vexillo animo et intentione proditionem et rebelionen comitendi contra dominationenem et pacificum statum" dei Visconti , hanno quindi proclamato una sorta di indipendenza e ancora "quotidie exiuntes de dicto loco sancti Germani currendo ostiliter et more predonis super teritorio Vercellarum , Novarie et alibi : incendia , homicidia , robaris et multa alia enormia malleficia faciendo et comittendo" ; naturalmente sono tutti condannati in contumacia alle consuete lire 1000 pavesi ciascuno , nell'Agosto dello stesso anno ( 1377 ) , con la minaccia di ulteriore processo e condanna capitale qualora venissero catturati. Ancora il  30 luglio 1394 una quindicina di uomini di San Germano , "quod occupaturm Sabaudie" risulta condannata a morte " secundum formam decreti" e alla multa di 10 fiorini ciascuno. Alcuni di questi sangermanesi risultano condannati per un fatto del 31 maggio 1377 : Un certo Martino del fù Zanoto da Coggiola " armatus uno coppino ferreo in capite et giavalina una in manibus et cutello  uno pergamascho ad corrigiam " si recava a bere alla taverna di Salasco ; giunto " in capite dicte ville Salaschi" era aggredito da certi di San Germano armati " lanceis , giavalinis , spatis et cutellis pergamaschis" invadendo il territorio del Duca di Milano "piratico modo" Martino era quindi derubato delle armi , portato con la forza a San Germano e qui messo a prigione.

La comunità sangermanesi aveva altresì facoltà , nel caso di gravi calamità e carestie di richiedere l'esenzione dai tributi , così successe nel 1393 , la popolosa comunità di San Germano ( 173 fuochi nel 1379 = fuochi corrispondenti a nuclei famigliari ) si rivolse ai Savoia. Un fulmine - da imputarsi senza dubbio al giudizio divino , secondo gli Homines - si era abbattuto sul villaggio , appiccando un grosso incendio che lo aveva distrutto : solo un esenzione fiscale avrebbe potuto evitare che la località rimanesse disabitata . in tale circostanza il lessico dell'abbandono fu utilizzato per una fase insediativa che coincide piuttosto con la ricostruzione dell'abitato , l'evento calamitoso che la comunità aveva subito, era ricordato dal castellano sabaudo ad ancora un lustro di distanza dall'incendio riconosceva gli effetti traumatici , seppur ascrivendoli più prosaicamente al caso piuttosto che alla collera di Dio - e senza escludere che in conseguenza di ciò il borgo abbia subito un limitato calo della popolazione.

Nel 1403 a causa delle continue scorrerie delle soldataglie di Facino Cane nel territorio del borgo , coincidente con una grave carestia che impedì alla comunità di avere un raccolto soddisfacente , spinse i sangermanesi a richiedere di nuovo ai Savoia l'esenzione dai tributi.

IL Trattato di Pavia
Il Duca di Milano Galeazzo II Visconti , signore di Vercelli e di alcune terre del vercellese e marito di Bianca di Savoia aveva fina dal 1370, le costanti tendenze ad ampliarsi nella regione pedemontana portarono i Visconti a conflitto prima con il marchese di Monferrato, poi con il conte di Savoia. Amedeo VI seppe organizzare contro il cognato una potente lega presieduta dal papa: Galeazzo fu costretto nel 1376 a cedere terre nel Vercellese ai Savoia per avere pace; riuscì però a strappare al conte di Savoia il protettorato sul marchesato di Monferrato, e lo stato visconteo risorse più forte e organizzato di prima.  Rimanevano in sospeso alcune pendenze giudiziarie da regolarizzare : Il 7 agosto 1377 viene avviata una prima inchiesta su anselmo di Olcenengo, Ramacio di albano, Bartolomeo di Carlevario, Ongaro di Asigliano e Giovanni di Tolegno, tutti indicati come publici et famossi latrones, robatores et rebelles, per il furto di sette buoi dal monastero di S. Margherita e per le percosse inflitte a Guglielmo de Pamalis. Il secondo iter procedurale viene avviato il 17 agosto 1377 contro il comune e gli abitanti di San Germano. I reati di cui questi sono accusati includono incendi, omicidi, furti e svariati altri maleficia, commessi all’interno del territorio di vercelli e di Novara nel mese di giugno dello stesso anno . Le precise coincidenze temporali e la presenza dei già citati anselmo, Ramacio, Bartolomeo, Ongaro e Giovanni nell’elenco dei rei rivelano come le due cause siano di fatto collegate. In entrambi i processi la mancata comparizione presso il giudice nei tempi stabiliti porta all’inevitabile bando per contumacia e e maleficio di tutti i responsabili e alla condanna di ben 1000 lire di moneta di pavia. La vicenda sembrerebbe chiudersi a questo stadio, se non fosse che nel mese di febbraio dell’anno successivo viene avviata un’inchiesta sul solo anselmo di Olcenengo .

Per regolarizzare definitivamente la situazione venutasi a creare nel vercellese con la cessione dei territori , venne stipulato l' 11 febbraio 1378 , un atto segnato in Pavia da Galeazzo Visconti, col quale, a maggiore spiegazione del Trattato conchiuso col Conte Amedeo di Savoia, dichiara dover cessare le molestie inferte ai rispettivi sudditi in occasione della guerra contro la Chiesa Romana, eccettuati i chierici possidenti beni nel territorio di San Germano; non potersi dal Conte di Savoia imporre agli uomini del distretto di Vercelli nuovi dazi od accrescerli; e doversi richiamare dall'esilio e rilasciare i compromessi e detenuti.

La pace definitiva è consolidata nel marzo 1428 dal matrimonio di Maria di Savoia con il duca di Milano Filippo Maria Visconti, subito dopo il passaggio di mano di Vercelli e di quel che restava del suo distretto. Per tale matrimonio Santhià e San Germano con gli altri borghi del distretto pagano una somma di 1150 fiorini.

 

Dopo la sottomissione ai Savoia il territorio di San Germano si trovava in una zona di confine tra il Ducato di Savoia e il Ducato di Milano , infatti la città di Vercelli era sotto il dominio Visconteo . Tale situazione era fonte di numerose controversie , e San Germano era sede di numerosi incontri tra le parti per la risoluzioni dei diversi problemi ; Per le violenze furfantesche di semplici aderenti di Milano, e così reclamano presso il Visconti per la cattura di dieci balle di roba tolte ad alcuni mercanti biellesi da Lodovico Tizzoni , e trascinano quella ed altre consimili questioni fino al febbraio '1420 . ... da Torino a San Germano a conferire « cum gentìbus domini ducìs Mediolani super nonnullìs querelis subditorum dominorum », con 15 cavalli. - Nel mese di Giugno e successivamente nel mese di Luglio del 1420 Enrico de Colombier ( dal 1404 Capitano Generale del Piemonte presso Amedeo VIII Duca di Savoia ) e Giorgio di Albano suo collaterale, si incontrano presso Capriasco con i rappresentanti Viscontei e Monferrini per combinare un convegno tra il Duca di Savoia e Filippo Maria Visconti  , per trattare della completa riappacificazione tra il Paleologo e il Visconti.

Tale situazione di terra di confine viene a cessare nel 1427, anno in cui Filippo Maria Visconti cedette Vercelli ad Amedeo VIII di Savoia, poi gli stessi duchi,  ne fecero la loro residenza temporanea.

 

 

Bibliografia - Il Beato Guido e le Famiglie Spatis di San Germano - Antonio Corona - 2012

Vercelli fra Tre e Quattrocento - Società Storica Vercellese - 2014