Storia della Traslazione del corpo del Beato Antonio Della Chiesa e dei festeggiamenti del 1813 e 1863

Gli antichi sepolcri

Nell'antichissima Chiesa de' Santi Giovanni Battista ed Evangelista in Piedimonte fuori delle mura di Como, dove fu sepolto il corpo del Beato Antonio, il custode Antonio Silva dell'Ordine de' Predicatori nel 1515 descrisse in un codice membranaceo tutti i sepolcri che esistevano nella Chiesa, nel chiostro e nel cimitero del Convento. E vi pose il titolo seguente: questo è l'inventario ossia il catalogo dei sepolcri esistenti nel cimitero, nel chiostro e nella Chiesa di San Giovanni da Piedimonte dell'Ordine de' Predicatori, fatto da Fr. Antonio Silva sagrestano, e Fr. Lorenzo de' Lavezzari del terzo abito dell'Ordine medesimo nell'anno 1515. 

In questa pergamena del 1515, il cui autografo fu presentato al Cardinale Relatore, alla pagina nona si fa menzione del sepolcro del B. Antonio di San Germano, col titolo espresso di Beato. Eccone le parole: nella cappella degli Apostoli, nel muro verso il chiostro, vi è il sepolcro del Beato fr. Antonio da San Germano, che era Priore in questo Convento. Innanzi all'altare della stessa cappella, e subito dopo, vi sono cinque altri sepolcri destinati solamente ai Frati del Convento, ed ai nostri laici.

Questo codice fu esaminato in Roma da persone verSatissime nell'arte diplomatica, Callisto Marini Canonico Lateranense custode degli Archivi Segreti Pontifici, Canonico Angelo Battaglini custode della Biblioteca Vaticana, e Girolamo Amati scrittore di lingua greca nella Biblioteca stessa. Costoro considerando la forma delle lettere, dei congiungimenti e delle abbreviazioni, e tutti gli altri aggiunti, unanimi giudicarono , non potersi affatto dubitare della legittimità, sincerità e integrità di quella scrittura; e doversi certissimamente riferire all'anno 1515, che essa porta scritto in fronte, come appare dall'attestazione de' periti, che è riportata più sopra. 

E da questo autentico e irrefragabile documento ne deriva per certa e necessaria conseguenza, che Antonio Della Chiesa nel 1515, cioè cento trentadue anni prima dei Decreti di Urbano VIII, era creduto e detto Beato, ed aveva fin d'allora un culto pubblico. Imperciocchè quando risulta che alcuno da tempo immemorabile fu chiamato Santo, o Beato, o Martire, da ciò stesso nasce una gravissima prova della venerazione che si ebbe per il Servo di Dio; essendochè questi titoli non si danno fuorchè a coloro che noi onoriamo come Santi. Onde questo documento varrebbe, per se solo, a dimostrare il culto immemorabile del B. Antonio. 

Un altro non meno valido argomento che Benedetto XIV (loc. cit., lib. 2, cap. 23, S l) annovera per provare il culto immemorabile, è l'elevazione del sepolcro.Ora vedesi dagli Atti, che il Corpo del B. Antonio dal luogo in cui era stato sepolto fu trasportato altrove due volte, ma sempre, e dovunque, in luogo separato dagli altri e sollevato, da terra. Prima fu posto nella cappella dei SS. Apostoli, che fu poi dedicata alla B. V. del Rosario, e finalmente a S. Isidoro nella detta Chiesa di S. Giovanni di Piedimonte; come chiaramente si legge nel citato codice membranaceo: nella cappella degli Apostoli nel muro verso il chiostro è il sepolcro del Beato Fr. Antonio da San Germano. Nel che inoltre si deve notare, che dinanzi all'altare della medesima cappella erano altri cinque sepolcri, soltanto pei frati di quel Convento; e tuttavia in niuno di questi sepolcri fu posto il venerabile corpo di Antonio, come si sarebbe dovuto fare, ma nel muro separato dagli altri. E che è mai questo , se non un indizio di venerazione? Dalla cappella degli Apostoli il sacro corpo fu trasportato in un'altra dedicata dapprima alla Santa Croce e a S. Domenico, indi a S. Benedetto, e finalmente a S. Vincenzo; ed anche ivi fu collocato nel muro. Ed appunto colà il detto corpo fu visitato e riconosciuto da Lazaro Carafini Vescovo di Como nel 1633. Volendosi la mentovata cappella ridurre a miglior forma, il corpo del B. Antonio fu tolto di là, e riposto dietro l'altare di S. Pietro Martire, dove fu poi trovato quando se ne fece la restituzione a San Germano sua patria. Dal che apertamente risulta, che il corpo del B. Antonio dal 1459 in poi ebbe sempre sepolcro in luogo separato e sollevato da terra. Che se l'elevazione di un sepolcro, come sopra è detto, è indizio di culto, e tale fu quello del B. Antonio fin dalla sua morte, convien dire, che il suo culto non solo ha cento anni, ma ben centosettantacinque prima dei Decreti di Urbano; e perseverò poi fino a' nostri tempi. S 50. Di una cappella a lui dedicata, e delle immagini che lo rappresentano in colloquio colla Vergine. 

Fra tutti gli scrittori che fecero menzione del B. Antonio della Chiesa niuno certamente merita maggior fede di Francesco Ballerini, storico di Como, il quale pubblicò i suoi Annali nel 1619. Costui, come egli stesso attesta, non solo avea letto attentamente la vita del B. Antonio scritta poco dopo la morte, ma da un suo avo molto vecchio, che era stato Priore del Convento di Piedimonte , avea ricevuto notizie dello stesso Beato. Molto pure aveva appreso dalla Vita di S. Pietro Martire scritta da Arcangelo Mancasola, il quale nel 1589 era stato da Papa Sisto V spedito Inquisitore a Como, e molto conosceva le cose che riguardavano il B. Antonio. Adunque il Ballerini, nelle sue Cronache di Como, pag. 179, afferma, che la cappella in cui era stato sepolto il corpo del B. Antonio fu poi in suo onore dedicata. 

Niuno ignora, che la dedica degli altari e delle cappelle è un argomento certissimo di pubblica venerazione. Imperciocchè Benedetto XIV (op. cit., lib. II, cap. 14, $ 6; e cap. 23, S 9) tra le prove del culto pone appunto l'erezione degli altari, perchè certi fatti « sono fuori d'ogni controversia, e non oscuramente importano un culto pubblico, come è l'erezione degli altari in onore di alcuno. » E questa verità è pure confermata dal Card. Bellarmino (de Sanct. beatif., tom. II, lib. I, cap. 10) dove dice: « i templi, gli altari e i sacrifizi appartengono per loro natura al culto pubblico. » Se adunque la cappella in cui era stato sepolto il B. Antonio fu poi dedicata a lui stesso, non può esservi più alcun dubbio sul culto che egli ottenne. Anche le immagini e i quadri, se hanno qualche simbolo di santità, valgono assai. « Non si devono omettere, scrive Benedetto XIV, « (loc. cit., lib. II, cap. 23, S 9), le statue e le immagini circondate di raggi e di splendori, e molto più « se furono esposte alla pubblica venerazione. » A questo genere di prove appartiene il quadro che si conserva ancora nella Chiesa Parrocchiale di San Germano, nel quale si vede il B. Antonio in contemplazione della Vergine, circondato dai raggi che partono da essa. Di questo quadro, il quale solevasi ogni anno esporre alla pubblica adorazione con molti lumi intorno, si cercò nel Processo di San Germano del 1811, qual fosse l'antichità; e ne risultò un'età maggiore di duecento venti anni. Si potrà forse opporre, che l'immagine del Beato è priva di raggi. Ma come potevano dipingersi intorno al capo del Beato , se tutta la sua immagine è circonfusa dagli splendori che tramanda la Vergine stessa? Anzi l'espressione del quadro ha maggior forza che non i raggi a provare il culto; imperciocchè se gli splendori sono simbolo di santità , molto più lo sarà l'immagine d'un uomo in colloquio colla Vergine e circondato dai raggi della medesima, essendo proprio solo dei Santi l'avere un soprannaturale consorzio colla Madre di Dio, ragionare con essa, e partecipare de' suoi splendori.

Le immagini che ritraggono un servo di Dio inginocchiato dinanzi a Gesù Cristo, o in atto di pregare un Santo, quantunque sian prive di raggi e di splendori, se son poste sull'altare, o in qualche cappella, secondo la dottrina di Benedetto XIV (op. cit., lib. II, cap. 14, S2), significano un culto. Valga adunque l'istessa ragione per l'immagine del B. Antonio; tanto più, che essa esponevasi alla pubblica venerazione sull'altare maggiore della Chiesa Parrocchiale in mezzo a lumi, e fu sempre dipinta sulla facciata della Chiesa stessa. Il che è un nuovo e più grave argomento di culto, come insegna lo stesso Benedetto XlV (op. cit., lib. II, cap. 23, S9).

L'antico sepolcro da una testimonianza del 1572

Fra Serafino Bazzi e il suo viaggio in Lombardia nel 1572 con Fra Battista da Fiesole

Il lunedì , a XV di settembre 1572 , osservai il grave e divoto modo di officiare e di salmeggiare di questi padri di Como E celebrai la sacra messa nella bellissima cappella di san Pier martire , in cui si vede una tavola ricchissima di adornamenti , di colori e d oro , in cui 5 sono intagliate in legname le principali azzioni di detto santo martire . So stoli , a mezza chiesa , vidi il sepolcro del beato Antonio da San Germano , di cui habbiamo scritto nel libro delle Vite de ' nostri beati . In piè della chiesa , sotto una veneranda Croce , tutta di raggi risplendente , lessi questi conseguenti "Crux virtutis honos scelerum cum poena fuisset nos vocat ad vitam quos dedit ante neci : nam moriens mortem cruce vitae".

Il convento, situato fuori le mura della città di Como, era retto dall'ordine dominicano ed era sede del Tribunale dell'Inquisizione. Secondo la tradizione i domenicani giunsero a Como nel 1233 e, dopo aver abitato per un anno in S. Martino in Silvis, si trasferirono in S. Giovanni. La soppressione avvenne il 15 aprile 1810 e il convento fu adattato ad albergo dei poveri.

 

 

Cronaca della traslazione del Beato Antonio Della Chiesa

 Nel 1808 padre Luigi Slàteri, un domenicano, molto interessato al Suo confratello B.Antonio, che alla soppressione del Convento del Rosario in Novara, era stato trasferito proprio a Como, scopri che il corpo del B.Della Chiesa era sepolto nella chiesa di San Giovanni di Pedemonte, già riconosciuto nel 1633 dal vescovo di Como Lazzaro Garalino, che lo aveva posto nel catalogo dei beati della sua diocesi. Ricognizione necessaria per ottemperare al decreto del Papa Urbano VIII del 1633 che proibiva il culto a tutti i Beati, a voce di popolo, che non l 'avessero già avuto da almeno cento anni . 11 vescovo lariano autorizzò il culto e fece riporre il corpo nella cappella del Rosario, trasportato poi in seguito sotto l'altare di San Pietro Martire . Così, come si ebbe poi a constatare, anche se il Nostro veniva venerato , possiamo dire, fin dalla morte, non esisteva alcun decreto di beatificazione, ne vi era la Messa, ne l' Ufficio . Padre Slàteri comunicò al parroco sangermanese, Giuseppe Maria Spinelli ( 1800- 1817 ) , la notizia del rinvenimento del corpo del Beato, e da quel momento si misero in moto , grazie allo Spinelli, che ne fu il principale, se non l'assoluto promotore, le complesse e difficoltose pratiche per la beatificazione e per il ritorno in paese del Beato Antonio che aveva lasciato nel 1415 a ventun anni . Per dar corso alla pratica di beatificazione era necessario formare un Processo secondo le norme stabilite da Benedetto XIV , e questo avvenne in San Germano il 6 dicembre del 1808 alla presenza del vicario generale della diocesi eusebiana Giuseppe del Carretto e del vicario foraneo Maria Spinelli. lntanto il parroco Spinelli aveva chiesto al vescovo di Como, Carlo Rovelli, la restituzione del corpo del Beato, che si era dichiarato favorevole se nulla avevano in contrario i Domenicani del Convento di San Giovanni e il Governo. Per facilitare la cosa si mandò un memoriale a Milano al marchese di Breme ministro degli Interni dei Regno ltalico, che era suocero del conte Paolo Buronzo di Asigliano che possedeva molte terre in San Germano. Un altro memoriale fu spedito al vescovo lariano Carlo Rovelli ed ancora un terzo ai Domenicani di San Giovanni. Non sappiamo quali effetti ottenessero questi memoriali. Nel frattempo il Vescovo di Vercelli, sempre dietro richiesta di D. Spinelli, aveva ottenuto da quello di Como il consenso alla restituzione del corpo del Beato , intervenendo anche presso i Domenicani di Pedemonte ( marzo del 1909 ) , e si ebbe anche il consenso del Prefetto .Si ricercò subito il corpo del Beato , ma sotto l'altare di San Pietro Martire, dove dovevasi trovare non c'era e, approfittando di questa difficoltà le ricerche furono sospese. Furono sospese perchè molti domenicani erano contrari a cedere il corpo , anche dietro pressione dei comaschi, infine causa determinante fù l' elezione a nuovo priore del convento di San Giovanni di Luigi Rovelli, fratello del vescovo Carlo che si dichiarò subito contrario alla cessione, di conseguenza anche il Vescovo comasco fino allora favorevole, non volle più intervenire . La traslazione restò sospesa . Il Processo fatto in San Germano era valido, ma lo si doveva integrare con documenti, testimonianze che comprovassero l'esistenza del Culto prima del 1534, da quando comincia il centenario di papa Urbano . A questo " promemoria " lavorò in modo eccellentissimo il domenicano Luigi Slàteri , che servì poi alla formazione del processo alla curia di Como e sopratutto per la Relazione finale presentata alla Santa Sede per la concessione dell'Ufficio e della Messa. Intanto della reliquia della mano sinistra che era custodita nella chiesa della SS Trinità a cura dell'omonima Confraternita, e che una volta all'anno veniva esposta alla venerazione dei fedeli con grandissima solennità, un culto tramandato da padre in figlio per generazioni, non si aveva più il decreto, andato smarrito, che ne attestasse l'autenticità. Infatti il vescovo di Vercelli Giovanni Pietro Solaro di Villanova, che consacrerà nel 1764 la parrocchiale, constatato che un vetro della teca d'argento contenente la reliquia era rotto, in assenza dell'autenticità già nel 1747 ne aveva proibito il culto. Per questo motivo la mano sinistra, comunque ,sempre venerata dalla gente, fu spedita a Como attraverso padre Slàteri affinchè il vescovo facesse attestazione di riconoscimento .  Monsignor Rovelli la dichiarò autentica con decreto del 30 agosto del 1909. La teca con la reliquia giunta a Vercelli, essendosi rotti i sigilli ed il vetro, non fù riconosciuta dal vescovo Gianbattista Canaveri, anzi aggiunse che per tale autenticità si doveva riscontrare la mano col braccio ( cosa che avvenne, come si vedrà ). La reliquia dovette essere riportata a Como per ottenere una seconda volta l' autentica Intanto un avvenimento di grandissima rilevanza storica stava per  abbattersi sul popolo dei religiosi: il Governo napoleonico all'inizio del. maggio del 1810 emanò il decreto di soppressione generale dei conventi: in molti casi un patrimonio immenso di documenti sarebbe andato distrutto. Nel piccolo di San Germano accadde infatti per il convento Agostiniano, dove a quanto sembra, come è stato tramandato, erano conservati manoscritti del Della Chiesa . Nel caso specifico si ebbe il fondato timore che le reliquie del Beato sangermanese andassero irrimediabilmente disperse, tanto più che i Domenicani di Pedemonte  dovevano entro il 30 maggio lasciare definitivamente il loro convento che sarà poi abbattuto. Quindi la nuova richiesta di traslazione ripresentata dal parroco Spinelli fu accolta favorevolmente quasi con soddisfazione. Il prefetto del Dipartimento del Lario Vismara con decreto del 19 maggio autorizzava la ricerca ed il trasporto del corpo del Beato , permesso confermato due giorni dopo dallo stesso Vescovo di Como. Si iniziò subito a rompere il muro sotto l'altare di San Pietro Martire il 22 maggio, ma per due giorni non si trovò nulla. Allora si ripresero le ricerche nel chiostro dove si erano interrotte l'anno precedente e il 24 maggio del 1810, "alle due pomeridiane , nel luogo appunto indicato dalla storia, si trovò la cassetta" ( così descrive quell 'attimo emozionante Carlo Maria Naj ). Le ossa furono riposte in un'altra cassetta, già  preparata, e portate al Vescovo che li pose nella cappella detta Ciceri. Intanto si era anche concluso il processo fomatosi in Como .  Il 18 luglio furono preparate tre cassette: una per mettervi le reliquie, un'altra per fare da contenitore a questa e una terza con la terra frammista alle ossa ricuperata nel ritrovamento della cassetta ormai deteriorata. A Vercelli il vicario generale Mons. Del Carretto si era già accordato coi direttori della dogana affinche le cassette sigillate non venissero aperte. Così dopo tante difficoltà finalmente il domenicano Luigi Slateri partiva da Como con le reliquie del Beato Antonio Del la Chiesa che dopo 495 anni ritornava al suo paese natio. Il domenicano Slàteri il 27 luglio era alla dogana di Borgo Vercelli ed il giorno seguente giunse a San Germano con le ossa del Beato era tardi e la notizia non si diffuse, ma il giorno dopo. che era domenica, e anche l'antivigilia della festa patronale, che: a quel tempo si festeggiava proprio nella sua esatta ricorrenza, e tutti erano preparati ed in attesa, il vicario foraneo Giuseppe Maria Spinelli, con un' orazione bellissima, tramandataci dal Naj, ne diede notizia alla popolazione tutta assiepata nella parrocchiale . Padre Luigi Slàteri, che con lo Spinelli fu il principale artefice di questo ritorno, era già lontano, in viaggio, verso la sua nuova destinazione, dovendo abbandonare il Convento di Pedemonte ,la cui storia termina con la partenza delle ossa del Beato Della Chiesa. Era d'uopo ricomporre il corpo e a tal compito fu invitato, quale esperto Giovanni Vitali Decano della chiesa Pavese. Si ordinò a Giovanni Battista Pogliano di Vercelli di fare un'urna per riporre il corpo, urna che fu ornata con fregi d'argento dall' orefice vercellese Prinetti. Si ottenne il benestare del vescovo eusebiano Giovan Battista Canaveri ,che approvò la scelta del canonico Vitali, che ricordando l'esistenza in paese della mano sinistra del B. Antonio, quale reliquia insigne, la cui autenticità era venuta meno delegava il Sig. Chirurgo Antonio Franzoj, abitante in San Germano, ordinandogli , che, "fatte le debite esperienze alla presenza dei medesimi nostri delegati, si accerti della cosa , e manifesti per iscritto e con giuramento il suo parere". 1 due delegati del vescovo, dovevano sempre essere presenti a tutte le operazioni, verbalizzare ogni cosa, e la camera dove erano custodite le ossa durante la notte, o nelle pause doveva essere sempre chiusa con una "serratura di ferro, restandone la chiave presso l'uno o l'altro dei nostri Delegati; dimodochè niuno possa entrare nella stessa camera se non alla presenz.a di ambedue o di uno almeno." Il giorno 8 marzo 1811 il Vitali aprì la cassa e il chirurgo Franzoj, prestato giuramento col tatto dei SS. Vangeli, "procedette alla descrizione e all'esame delle ossa, dettandone il verbale minutissimo in tutte lc sue parti". Allora il vicario Spine1li presentò al chirurgo la teca con la mano del Beato, che dagli esami, confronti, comparazioni e misurazioni fatte ne attestò l'identità. Il Vicario Generale Capitolare canonico Giuseppe Del Carretto, essendo morto il vescovo Canaveri, visto il verbale d' apertura della cassa e l' attestazione del Franzoj, sulle ossa e sulla mano sinistra, ordinò -14 marzo 1911- che la suddetta mano fosse unita al braccio . 11 19 marzo venne compiuta la ricomposizione e il canonico pavese Vitale fece la vestizione del Corpo .1nfine il 21 il canonico Vitali, per incarico della Curia vercellese, appose i sigilli all'urna che fu poi subito esposta, in una sala della Casa Parrocchiale, per la prima volta, alla venerazione dei sangermanesi L' urna col corpo del B. Antonio non poteva rimanere troppo a lungo nella casa parrocchiale, era necessario trovare un luogo nella chiesa parrocchiale, dove collocare ed esporre l'urna alla venerazione dei fedeli. 11 Vicario Foraneo Spinelli affrontò il problema, trovando, secondo il suo punto di vista, la soluzione, che espose al Vicario Capitolare di Vercelli in una lettera del 15 maggio del 1911 . Lo Spinelli coadiuvato dal capomastro Conti, a cui si era affidato, individuò la Cappella del Rosario, che si trovava originariamente a destra entrando, la seconda, sotto la cupola, ritenendo il luogo più adatto per il culto del Beato La Comunità pensava invece che fare una nicchia per collocare l'urna in quella cappella si sarebbe arrecato danno notevole alla chiesa e anche alla contrada (l'attuale via Jacopo Suigo ) e proponeva invece la Cappella del Crocifisso, l'ultima a sinistra entrando. Questa collocazione non piaceva al vicario Spinelli in quanto la riteneva non consona, perche troppo piccola e molto nascosta. 11 sindaco allora demandò tutto al Barone Carlo Giulio, prefetto di Vercelli, affinché dipanasse la controversia, facendo di persona un sopralluogo o incaricando un suo fiduciario. La cosa andava per le lunghe e allora lo Spinelli, temendo che una " questione di architettura portasse impedimento al maggior culto al Beato " , si rivolse dapprima al Vicario Generale Capitolare Del Carretto e poi anche al Prefetto Carlo Giulio, e così la soluzione fu demandata al potere civile e a quello ecclesiastico, affinché congiuntamente, stabilissero quello che era più conveniente. Dopo un'altra supplica dello Spinelli, finalmente, era passato più di un anno, il Prefetto da incarico all'architetto Sassi di derimere la questione, che il 16 luglio del 1912 fece un sopralluogo a San Germano .-  Il Sassi pur elogiando il progetto del Vicario " per il maggior vantaggio che arreca al culto, poiché il Beato poserebbe in una delle due cappelle più ragguardevoli della chiesa " , tuttavia lo bocciava perchè " non sarebbe allontanato uno sconcio , che si può temere dalla fessura che vedesi nel muro verso la contrada, per la costruzione dell' arco che deve formare l'apertura della nicchia ". Inoltre la formazione di una nicchia, detta " scurolo " in questa cappella del Rosario, osservava il Sassi, comporterebbe uno sporgimento verso la via pubblica di quasi cinquanta centimetri ad un'altezza di circa due metri e mezzo, apportando deformità alla parete della chiesa e incomodità alla contrada .Il Sassi preso in esame il progetto che collocava l'urna nella Cappella del Crocifisso osservava che questa non comportava pericolo alla solidità dell'edificio e offriva la possibilità di estendersi con la nicchia, ma concludeva" è questa una cappella secondaria a settentrione verso il Presbiterio, troppo stretta, bassa e un poco nascosta e non offre la possibilità di un culto speciale che abbia maestosa apparenza, che quasi tutti sono unanimi nel volere " . L'architetto incaricato, proponeva quindi una sua soluzione: la Cappella delle Anime del Purgatorio, al centro della chiesa sotto la cupola, che però comporterà "spese ragguardevoli ", ma così concludeva la relazione al Prefetto, il Sassi: "se questo è il solo mezzo di riavvicinare gli animi nel Comune, non si deve esitare un istante, e qualunque sacrificio diverrà prezioso, perche ristabilirà la pace e la concordia , e tornerà a gloria del B. Antonio " .Quanta saggezza in queste parole! Si deve essere grati al Sassi che ha risparmiato alla chiesa " uno sconcio " e permesso nel contempo " un culto speciale " al Beato Antonio Della Chiesa. Questo terzo progetto ottenne l'approvazione del Prefetto e del Vicario Generale Capitolare, quest'ultimo suggerì alcuni accorgimenti .Si doveva invertire i quadri: quello dell'altare del Rosario al posto di quello dell'altare delle Anime del Purgatorio o del Suffragio e viceversa;in quanto poteva sembrare irriverente collocare un Beato sotto le anime del Purgatorio, anche per tenere separate le offerte delle due Confraternite. Infine si suggeriva che invece di Santa Rosa, che nel quadro suddetto immagine stava con San Domenico in contemplazione, vi si dipingesse 1'immagine del Beato Antonio. Chiunque guardi molto attentamente ora il quadro vede le correzioni apportate in questa occasione e intuisce una sua diversa funzione originaria Il nove ottobre del 1812 si incominciò la formazione della cella, ma per il sopraggiungere dell'inverno si dovette interrompere i lavori e non potè essere terminata che sul finire del marzo dell'anno successivo. Gli stucchi furono fatti da Antonio Cattaneo di Lugano che aveva già portato a termine quelli della parrocchiale quattordici anni prima, e tutto era pronto per la traslazione. Si nominò un'apposita commissione affinché provvedesse, con solennità, alla traslazione del Corpo del Beato che fino allora era stato esposto su un altare eretto nella casa parrocchiale. La cassa col Corpo del S. Antonio non era stata ancora sigillata dalle autorità Diocesane vercellesi: il canonico Decano Vitali l'aveva chiusa apponendovi i sigilli della Curia Vescovile di Pavia. Così il 30 giugno del 1813 il Vicario Capitolare Giuseppe Del Carretto venne a San Germano al fine di porre i sigilli della Curia di Vercelli. Venne esaminata la Cassa, che era munita di cristalli, chiusa con due chiavi e con le "seguenti proporzioni : altezza once trentaquattro, lunghezza once quarantadue, e larghezza once sedici "- Aperta la cassa si esaminò il corpo vestito con l'abito dei Domenicani e riconosciutolo si riposero i sigilli con lo stemma della cancelleria Vescovile di Vercelli e si permise che le Sacre Reliquie, fossero esposte alla pubblica venerazione nella chiesa parrocchiale. Il 24 luglio la Cassa contenente il corpo del Beato "cautamente e privatamente " fu trasportata dalla casa alla chiesa parrocchiale e collocata vicino all'altare maggiore "dalla parte dell'Evangelo " tutto era giusto e perfetto. Il giorno seguente, 25 giugno, il Vicario Generale Del Carretto, al mattino recatosi in chiesa celebrò la Messa solenne e D. Giovanni Antonio Minotti dell'Ordine dei Predicatori, residente a Crova, recitò una orazione panegirica del Beato. Al pomeriggio la Cassa col Corpo fu portata in solenne processione per le vie del paese, precedevano l' urna una gran moltitudine di uomini e donne, le Confratemite , il clero e tutti i Parroci del Vicariato di San Germano tutti con candele accese in mano. Seguivano il Vicario Generale Del Carretto il parroco Maria Spinelli, il prefetto barone Carlo Giulio ed anche il " Maire " di San Germano, Carlo Costa, e tanti altri .La processione terminò così tardi che il Vicario Generale dispose che l'urna fosse collocata nella sua cella il giorno seguente. Dinanzi all'urna, per separare l'altare del Rosario dai fedeli, era stata posta una cancellata in ferro, che veniva chiusa a chiave, che venne poi divelta negli anni cinquanta. lntanto la causa per la beatificazione non era ancora giunta a buon fine, erano stati fatti i processi necessari a San Germano e in Como si doveva quindi sollecitare la definizione della causa. Furono indirizzate suppliche, sempre per interessamento del vicario Spinelli, al papa Pio Vll, dal vescovo di Como Carlo Rovelli, dal vescovo d'lvrea Mons. Giuseppe Grimaldi, come amministratore apostolico della Chiesa eusebiana, a quel tempo vacante. Un'altra supplica scritta direttamente dal vicario Spinelli fu inviata al Gran Maestro di Casa del Re Vittorio Emanuele 1, che era il Marchese Vittorio Della Chiesa di Roddi, che si credeva discendente del Beato Antonio (di qui crediamo sia derivata la supposta nobiltà roddiana del Nostro Beato) affinche la inoltrasse al re sabaudo che a sua volta doveva porgerla a Pio Vll, la supplica fu sottoscritta anche dal sindaco che era divenuto Antonio Franzoj. 11 Papa soggiornava in Genova, dove era stato mandato appunto il Marchese Vittorio Della Chiesa dal Re di Sardegna per esternare i suoi omaggi, quindi la supplica giunse a destinazione .La pratica di beatificazione era ben avviata, ma trovava molti ostacoli da parte dell'avv. Michele Diodato Galeassi (" il cosiddetto Il avvocato del diavolo"), al quale non erano mai sufficienti le continue prove di santità addotte, e aveva richiesto ancora una lunghissima documentazione suppletiva: siamo giunti intanto al termine del 1815, anno in cui mori, a Novara, il domenicano Luigi Slàteri, 14 settembre, che tantissimo aveva fatto per la traslazione e la causa della beatificazione . Vogliamo ricordare un episodio curioso, ma anche simpatico che dimostra, ancora una volta, la grande operosità, unita all' entusiasmo e all' immensa fede nella bontà della causa di beatificazione di Antonio Della Chiesa dell' infaticabile vicario Maria Spinelli. Questi venuto a sapere che da San Germano sarebbe passata la Regina Maria Teresa d' Austria - Este, che Vittorio Emanuele aveva sposato nel 1789, diretta a Modena, si precipita a fermare la carrozza e dopo averle raccontato la storia del borgo, pregarla di farsi intermediaria presso il re, suo marito. affinché richiedesse che il culto pubblico per il Beato fosse ammesso per tutto il Piemonte. Questa fermata alla Regina venne imposta il 13 settembre del 1816 Lo Spinelli avvertì del fatto il solito Marchese Vittorio di Roddi che interpose i suoi buoni uffici, e la supplica fu davvero inoltrata al Papa Pio VII. Un'altra supplica fu inviata dal Vicario Generale dei domenicani che era padre Pio Giuseppe Gaddi ( 1815 ), dal Capitolo della Diocesi di Vercelli, dallo stesso marchese Vittorio di Roddi e anche dal Consiglio Comunale di San Germano ( 16 dicembre del 1816 ) . lntanto il principale artefice e della traslazione e della prossima beatificazione D. Maria Spinelli moriva il 14 maggio del 1817. gli furono tributate esequie solenni e fu sepolto nella Chiesa parrocchiale davanti all'altare del Crocifisso ( l'ultimo a sinistra entrando ) dove ancora oggi una lapide ne tramanda il ricordo Con la morte dello Spinelli venne a mancare il promotore del Decreto Pontificio di beatificazione e concessione della Messa e dell'Ufficio .Questo avvenne solo il 15 maggio del 1819 con decreto del Pontefice Pio VII ,e veniva stabilito per la festa annuale, il 28 luglio, giorno della solenne Traslazione, ma che dovrebbe rimanere pur sempre il 22 gennaio giorno della sua morte. Si volle ricordare il cinquantenario il 26, 27, 28 luglio del 1863, poi ancora il centenario il 27, 28, 29 luglio del 1913, con solenni festeggiamenti e la processione dell'urna per le vie del paese, con un' appendice di un'altra processione il 20 dicembre del medesimo anno, quando il Corpo fu collocato in una nuova urna, presente ancora il Card. Arcivescovo di Vercelli Mons. Teodoro dei Conti Valfrè di Bonzo. Nel 1913 venne collocata a ricordo anche una lapide sulla facciata della casa, a destra della parrocchiale, ove si suppone che nascesse il Beato Antonio Della Chiesa .11 15 maggio 1919, centenario del Decreto Pontificio di Pio VII, passò quasi sotto silenzio, si era appena usciti dalla Grande Guerra, ma da parte di alcuni, come si era voluto far discendere il Beato dai nobili di Roddi, si volle imparentare il Nostro con Benedetto XV, Giacomo Della Chiesa, eletto alla soglia pontificia il 3 settembre del 1914.

 

Lettera di risposta fatta dal Sottoprefetto di Santhià  alla lettera di richiesta per contributo spese fatta tramite il Sindaco di San Germano Carlo Costa , dal Presidente dell'Organizzazione dei festeggiamenti per la traslazione nella Chiesa Parrocchiale

 

 

Traduzione

Vi rimando Signore la nota delle spese fatte dal comune per la fausta circostanza della festa della traslazione delle spoglie mortali del Benedetto Antonio Chiesa , seguita con tutta la solennità che la circostanza ha creato. La festa è stata tutta di carattere religioso e sotto la responsabilità dell'organizzazione, e non del comune come abbiamo rilevato dalle osservazioni fatte a pie di nota , citate dal Signor Barone Prefetto ( Calo Giulio ) che vi invita a comunicare al Signor Presidente dell'organizzazione le sue richieste in modo da metterci in regola su questa questione.

 

Cronaca della traslazione del Beato Antonio Della Chiesa e dei festeggiamenti del 1813

.....Le suppliche unanimi , vive , perseveranti che Sangermano inviava per sospirato acquisto alla Ecclesiastica autorità di Como . Furono finalmente esaudite da Monsignor Carlo Rovelli Vescovo di quella Città e Diocesi . Fatta il 20 Luglio del 1810 legale ricognizione delle Sante spoglie , instituitone apposito processo , rinchiuse in cassa dicevole , co' sigilli del Vescovo munita , autenticata , il Corpo del Beato Antonio Della Chiesa usciva dalle contrade di Como. O come fu pertanto grazioso , splendido , giocondissimo per Sangermano il 28 luglio dell'anno poco sopra notato! Accoglieva finalmente da tutti salutato , benedetto , acclamato il suo Beato Antonio tra le sue mura . Depositato nell'aula della casa parrocchiale , la Curia Arcivescovile di Vercelli ne fece a sua volta il legale riconoscimento . Gli consentì subito la pubblica venerazione ; poi che colle dovute forme e cerimonie fosse la mano sinistra al suo braccio ricongiunta a tutte le altre parti alla naturale loro disposizione rimesse. In fine vestito magnificamente in seta dell'abito dell'Ordine , e riposto in bellissima urna che la pietà , e l'amore dei vostri padri , o Sangermanesi , già gli avevano preparata , venne nell'aula medesima il dì 21 marzo del 1811 esposto ,  circondato di lumi , alla vista e al culto pubblico. Il lasciarne libero l'ingresso e ridestarsi in tutti un santo entusiasmo insolito fu una cosa sola . Si ruppe in folla per vederlo , e nessuno era sazio mai di contemplarlo , di lasciarne la urna. In ispeciale fecero esemplare di se le confraternite del Corpus Domini , della SS Trinità , e le società di S.Orsola e degli Scolari , intervenendo in corpo per offrirgli l'omaggio della loro adorazione. Ma ognuno in quella che gli deponeva innanzi il tributo della sua pietà , gli spiegava eziandio i suoi bisogni : furono questi adempiuti ? Cento argentei voti che in breve si videro apporsi a quella urna venerata dicono pur qualche cosa : e ci fanno credere che anche in questa felice congiuntura il Beato Antonio abbia operato di mirabili cose: Mirabilia operatus est. Frattanto cotesta rinnovellata Chiesa parrocchiale aspettava nel suo seno Colui che doveva accrescerne tanta gloria , tante adorazioni. Per ispirato pensiero una stessa cappella si dedicò alla Vergine del SS Rosario , ed al Beato Antonio : chè ragion voleva , dovesse dopo morte  starsi vicino a Maria colui il quale in vita di Maria fu sempre tenerissimo. Di che si operò in detta cappella a piè del quadro rappresentante Maria del SS Rosario , e S. Domenico da un lato e il Beato Antonio dall'altro , una nicchia a scurolo per collocarvi l'urna racchiudente le spoglie del Beato. Il sole recava il giorno 25 luglio del 1813 , altro giorno grande pel Beato Antonio Della Chiesa , memorando pei Sangermanesi. Al mattino a discreta ora il tempio era già gremito di gente , e tutti pieni di insolita gioia di santa ansietà . Il motivo ? Di rivedere , di venerare il corpo del Beato Antonio , il quale non tardò a comparire tra un sontuoso corteggio e una magnifica luminaria. Deposto sur un seggio , quasi sur un trono , presso l'altare maggiore , subito usciva la messa solenne da Monsignor Vicario Capitolare celebrata , fra le quali venne recitato un eloquente encomio delle virtù del Beato . Si lasciò quindi libero sfogo alla pietà della gente affollata insino all'ora dei vespri ; i quali cantati , una processione generale di ogni condizione di persone , delle compagnie , del clero , di cui furono destinato quattro Diaconi a portare sugli omeri l'urna delle sante spoglie , uscendo dalla chiesa disfilavasi in bell'ordine per le contrade principali di San Germano adornate di pompa eccheggianti di canti , di concerti musicali , del suono delle campane. O quanto era mai bello , giocondo , meraviglioso , o Sangermano , in quel faustissimo giorno ! La gioia immensa che dal cuore traboccava sulle labbra , sulla faccia di tutti , tanto splendore in ogni cosa , si profonda religione , l'indescrivibile sfogo d'affetti rendevano l'immagine non d'una festa terrena , ma di un tripudio di Paradiso. La processione rientrava in chiesa ; l'urna delle sante spoglie veniva deposta sull'altare della Cappella sacra al Beato ; Leviti agitando incensieri la avvolsero fra un nembo di profumi in quella che tra musiche note dolcissime si rendevano le più cordiali grazie a dio per cosiffatto favore , favore straordinario , comune. Impartita quindi col Venerabile solenne benedizione , il santo Corpo fu infine riposto nel suo scurolo ove è di presente venerato. E' da ricordare altresì le belle parole che pronunziò ai sangermanesi il loro zelante sig. Prevosto d'allora D. Giuseppe Maria Spinelli , in una sua allocuzione recitata il 29 luglio 1810 per l'occasione dell'arrivo del Corpo del Beato Antonio ; < Di un dono si grande ,  a principio contro ogni speranza da noi sperato e chiesto , siam debitori...a Mons.Carlo Rovelli religiosissimo Vescovo della città  e diocesi di Como , il quale replicatamente decretò , costantemente volle , e cessati gli ostacoli eseguì una si generosa cessione, In quest'ordine di cause recondite per cui si potè ottenere il dono del Corpo del Beato , noi dobbiamo tutto rapportare il commendevole impegno , onde si è acceso per lo spirituale vantaggio di noi , e per la maggior gloria del nostro Beato lo zelantissimo  Padre Maestro Slateri dell'illustre Ordine di S.Domenico , ben degno fratello e figlio divoto del Beato. Egli due anni sono , pervenne , svegliò , accese , secondo le nostre brame ; e dopo mille contrasti dall'imperturbabile sua fortezza d'animo felicemente superati , ecco che egli stesso ci recò il sospirato dono. Non contento di quanto fece pel Beato e per noi , egli prima di lasciarci fece nelle mie mani eroica cessione di egregia somma che destinò all'avviamento delle spese da farsi per la venerazione del Beato.>.

La nuova Cappella

Terminate le feste della traslazione , il parroco Spinelli aveva dovuto dare all'urna una collocazione provvisoria nella casa parrocchiuale , ma a lui doleva ogni ritardo ed invocava il concorso delle autorità ecclesiastiche e laiche , della Fabbriceria e del Popolo Con ardenti parole spronava i suo parrocchiani all' opera santa e vide alfine coronati i suoi desiderii. La cappella fu terminata il 25 luglio 1813, e la collocazione del sacro corpo sul suo nuovo altare fu celebrata con un' altra festa ed una solenne processione, nella quale il feretro fu portato a spalla da quattro diaconi, accompagnato e seguito dal clero e innumerevole popolo. A celebrare il culto a lui prestato nei secoli anche allora si unirono , a celebrare il Gran Servo di Dio , il clero col municipio ed il popolo di San Germano Vercellese , che riconobbe , come riconosce tuttora , il Beato Antonio Della Chiesa a suo Patrono singolare presso Dio , fu tutto in festa , ed esperimentò con gioia qual grazia sia per un popolo l'avere in cielo presso il trono di Dio , un protettore , ed un amico.

Il Rosario, Volume 35 - 1918

 

 

 

 

Cronaca  e dei festeggiamenti del 1863

Volendo dar cenno di tali feste non posso fare a meno di ripetere che furono per ogni riguardo splendide, e solenni. E me ne faranno ragione tutti quelli che da molte città e paesi non solo circonvicini , ma lontani in numero innumerevole vollero concorrere per goderne ; i quali s'uniranno eziandio con meco a dare in prima le giuste lodi ai signori membri della commissione a tal uopo instituita , essendosi essi segnalati in tutto per impegno pari alla saggezza , onde ogni cosa riuscì poi con si bell'ordine e con tanto decoro. I giorni decretati a dette feste furono li 25 , 26 e 27 luglio del 1863. Sul far della sera del primo , in cui si diè principio col canto solenne dei Vespri e colla Benedizione de SS  , fu aperta la Chiesa al pubblico , la quale si presentò agli sguardi d'ognuno assai graziosamente adornata , facendo però sopra il resto magnifica pompa di sè  la Cappella sacra al Beato Antonio. Di cui le spoglie nella sua bellissima Urna tutta ripulita erano collocate sul gradino superiore del suo altare , in modo che ognuno potendole facilmente ravvisare , poteva a suo agio dare sfogo alla pia curiosità e devozione. Il 26 del mattino di buon'ora le campane davano i segni festivi , ma erano prevenuti dai sangermanesi  che , appena aperta la Chiesa , già erano d'innanzi al loro Beato a porgergli l'omaggio del divoto lor cuore . A tutte le messe recitate all'altar del Santo fu sempre grande il concorso dei fedeli i quali gareggiavano di poter toccare quell'urna con qualche lor cose , per tenerlasi poi in conto di sacra e tutelare. Alle dieci e mezzo , il Venerabile Arcivescovo di Vercelli Monsignor Alessandro D'Angennes celebrò pontificalmente la Messa . Se le virtù del nostro Venerando Prelato non fossero già state a tutti notissime , questa sola occasione bastava per procacciargli quel gran credito che gode da tanti e tanti anni. Imperocchè nonostante la sua età ottuagenaria , il caldo intensissimo della stagione , accresciuta a dismisura dall'immenso popolo sempre stipato in Chiesa , affluente per le contrade  , e la prolissità delle sacre funzioni ; pure le volle consacrare tutte colla presenza della sua persona e sempre con in volto l'ilarità del Santo. Intorno alle quattro pomeridiane dopo fatti i segni colle campane , fu recitato parte dello storico elogio al Beato ; poi cantati con grande solennità i Vespri , si diè a distendere la magnifica processione per le principali contrade di Sangermano  tutte adorne bellamente e ricoperte di bianche tele in modo che raggio solare quasi non penetrava. E' indescrivibile il numero dei divoti , oltre tutte le compagnie , che vollero accompagnare la processione , ognuno con in mano la sua torchia accesa . Ma chi in ispeciale diè prova di fervorosa divozione fu il Clero della Diocesi , imperocchè oltre parecchi signori Canonici di Vercelli , molti furono i signori Parroci  , e in gran numero i semplici Sacerdoti che vollero intervenie ad onorare il Santo , e ad accrescere decoro a tutte le funzioni. A quando a quando per le contrade erano eretti altari , innanzi ai quali si deponeva la sacra urna , e incensata da Monsignore , e recitata l'orazione del Beato , e benedetto il popolo , si ripigliava il passo. Durò la processione un ora e mezzo . Rientrata finalmente in Chiesa  , il Venerando Prelato , commosso da tanti affetti di pietà e di religione de' Sangermanesi , non potè trattenersi di dir loro alcune di quelle sue paterne parole le quali hanno tanta forza nei cuori . In fine dal medesimo s'impartì col Venerabile la solenne benedizione. Tutte le sopraddescritte funzioni furono rese più belle , più vive , più divote da una scelta musica vocale e istrumentale  , diretta dal celeberrimo signor Maestro Frasi. a notte fitta poi si accesero al cospetto d'un immenso popolo i fuochi d'artificio , con quel magico successo onde sa farli riuscire il famoso Pirotecnico Ardenti. Per ciò che resta ancora dire di dette feste nel di seguente , cioè il 27 luglio , è bastevol cosa accennarlo con le seguenti parole del programma che la Commissione per le feste divulgò ; 27 Ore 10 antimeridiane , Messa solenne con musica : nelle pomeridiane , trattenimenti popolari . Ore 6 pomeridiane , Vespro con musica e Benedizione , indi nelle ore notturne , illuminazione generale del paese con musica sulla pubblica piazza.

Festa cinquantenaria della Traslazione raccontata dal Teologo Carlo Maria Nay

Erano già trascorsi oltre a cinquant'anni, dacchè il corpo del B. Antonio era stato trasportato da Como a San Germano, e il suo culto continuava sempre collo stesso fervore, e il popolo viveva lieto della presenza del suo Beato concittadino , quando alcuni fedeli, per zelo di religione e di patria, vennero in pensiero di ricordare con nuova solennità la festa della Traslazione avvenuta addì 28 luglio 1810,e ne diedero voce al paese. - Era l'anno 1863, e reggeva la parrocchia di San Germano il signor Teol. Graziano Eutimio. Appena la notizia si diffuse tra il popolo, e tosto si parve manifesto il pubblico desiderio che si facessero più splendidi onori al Beato, e si bandissero feste solenni, e si invitassero i fedeli a celebrare il cinquantesimo anno dalla Traslazione. La novità della cosa avrebbe potuto in altri tempi ingenerare dubbio sulla buona riuscita; ma non fallì tra il popolo di San Germano, il quale va sempre più crescendosi nella divozione verso il suo Beato. Fu per tutti come l'annunzio di una festa della propria famiglia. Il Consiglio Comunale, interprete del desiderio e dei voti del popolo, tosto si mosse a quella voce ; e radunatosi sollecitamente , deliberò che si facessero pubbliche feste, per ricordare la Traslazione del suo Beato. A tal fine, volendo dare a tutti un luminoso esempio di pietà e di zelo per le glorie patrie, offerse la somma di lire cinquecento, per gli apparecchi alle feste mede sime; e i Consiglieri presenti a quell'atto memorabile vollero anch'essi portare il tributo della loro fede, dando generosamente il proprio danaro allo stesso religioso fine. Intanto fu eletta una Commissione, la quale pensasse a raccogliere i doni dei fedeli, e provvedesse che la solennità fosse conveniente alla pietà del popolo. Noterò qui, perchè ne resti onorata memoria, il nome di coloro che furono chiamati a far parte della predetta Commissione. E sono il sig. Teol. Eutimio Graziano, il sig. Maurizio Zapilone fu Pio, ed il sig.Giovanni Gibellino fu Antonio. Ai quali si aggiunse il Signor Teonesto Deabate fu Giuseppe , per la cura dei fregi intorno all'urna del Beato, e per altri lavori, de' quali egli è molto buon conoscitore. Ebbe ciascuno di essi un incarico speciale ; e chi attendeva a ricevere le offerte dei fedeli, e chi ordinava in suo pensiero la desiderata solennità, ed altri infine cominciava a por mano a quei lavori , che mal si sarebbero potuti compiere in un tratto. Quel ch'io scrivo di tal fatto, lo seppi dalla bocca stessa di coloro che vi presero parte ; onde ben può la mia narrazione meritare tutta la fede. Non vi fu alcuno , il quale, secondo le sue forze, non si adoperasse in qualche modo a rendere più bella e splendida la festa. Il ricco dava generosamente il suo oro, per onorare Dio ne' suoi Santi, persuaso che a mille doppi ne avrebbe compenso in cielo ; e il povero, poichè altro non aveva, offeriva il suo pane istesso ; quel pane io dico, che era nutrimento a lui ed a' suo figli. Vedevansi uscire nelle contrade i fedeli, tenen dosi in mano la loro povera ma volonterosa offerta , e volgersi intorno, pur cercando chi la ricevesse; e non trovando alcuno, correre alla casa di coloro che avevano l'incarico della festa, ed ivi chiedere a somma grazia che non fosse rifiutata. Si dimezzava il necessario al vitto della propria famiglia, per aver di che fare un dono al Beato; e si prolungavano i lavori nella notte, per poter dare un obolo alla festa. Ogni persona ragionava della futura solennità, ne divisava l'ordine e la magnificenza, se la poneva quasi presente allo sguardo, e ne provava in cuore vivissima allegrezza. Intanto, mentre dappertutto era moto, e vita ed a spettazione del gran giorno, per savio consiglio della Commissione le contrade del paese prendevano un nuovo aspetto ; imperciocchè le case si abbellivano e imbiancavano, e pareano così mettersi anch'esse ad insolita festa. Ma più di tutte parve abbellirsi la casa che ora è posseduta dagli eredi Dotta, dove la tradizione afferma nascesse nel 1394 il B. Antonio Della Chiesa. La memoria di tal fatto non poteva sfuggire alla Commis sione ordinatrice della festa ; onde vi fu posta sopra una breve iscrizione, che diceva : avventurosa questa casa, dove è fama avesse i natali il B. Antonio Della Chiesa. Nè era minore l'opera nella Chiesa Parrocchiale. L'urna del fu levata dalla sua cella; ne fu riforbita ogni parte ; e gli argenti, di che essa è fregiata, sotto la mano industre del Signor Teonesto Deabate ripigliarono la lucentezza di prima. La Chiesa stessa pareva trasmutarsi per la ricchezza degli addobbi onde si andava adornando ; e la cappella in cui si venera il sacro corpo del Beato era così splendidamente festiva, che ben si conosceva esser là il vero oggetto di tutta la solennità. E qui mi si permetta un' osservazione. Perchè mai nelle feste religiose il popolo dimostra sì viva allegrezza, e si pone per esse anche a duri sacrifizi, e dà volentieri quel poco ch'egli ha, mentre le feste civili passano quasi inosservate? Gli è perchè le glorie della Religione sono pure e sante; perchè i nomi che celebra nella Chiesa il popolo fedele portano con sè l'esempio di una virtù, in cui egli gode specchiarsi, per ritrarne salutari ammonimenti; perchè nelle feste de' Santi egli impara a meglio conoscere se stesso, e gli sembra di sollevarsi a più sublime ordine di cose, in cui per la virtù gli uomini possono diventar grandi innanzi a Dio; perchè insomma l'uomo è essenzialmente religioso, e avrà sempre Dio in cima a' suoi pensieri, e non crederà mai perduto quello che per Dio avrà dato generosamente. - Ma torniamo alla nostra narrazione. Già era disposta e bene ordinata ogni cosa, quando, a rendere più maestosa la solennità, la Commissione pensò di ricorrere all'Arcivescovo di Vercelli, che era in quel tempo Monsignor Alessandro dei Marchesi d'Angennes, pregandolo, che volesse recarsi in San Germano e partecipare alla pubblica esultanza, anzi colla sua presenza renderla maggiore. Si arrese volonteroso il venerando Prelato a quell'invito, e nella mattina del 28 luglio fu in mezzo al suo buon popolo di San Germano, che lo accolse e festeggiò come si accoglie e festeggia un Padre. Allora tutto il popolo insieme col suo Pastore si accalcò nella Chiesa Parrocchiale, dove collo splendore de' riti più solenni l'Arcivescovo celebrò la Messa Pontificale, e il Domenicano Marcolino Pelazza recitò l'elogio storico del Beato Antonio , mentre il popolo facea pressa intorno all'urna del Beato medesimo, per vedere quel corpo, che veramente fu tempio vivo dello Spirito Santo, ed esserne benedetto. Così passò la mattina. Nel pomeriggio, dopo i Vespri solenni cantati da Monsignor Arcivescovò, cominciò una lunga e divota processione, in cui fra i sacri canti si portò per le contrade del paese l'urna contenente il corpo del Beato. Era una folla di gente, quale non si era veduta mai, e di San Germano, e di altri paesi vicini e lontani, e della stessa città di Vercelli; e dappertutto si vedevano segni di allegrezza, ed ogni volto pareva atteggiarsi ad insolita gioia, ed ogni persona mostrava nel portamento che quella era una festa ispirata dalla religione. Fu un vero trionfo per il Beato Antonio; ma fu anche un trionfo per il popolo di San Germano, il quale, fra tanta incredulità de' nostri giorni, volle dare pubblico ed imitabile esempio di coraggio nel con fessare col fatto la sua fede e la sua pietà, senza lasciarsi sbigottire dai dubbi de' pusilli, o dai sarcasmi dei maligni, o dal riso degli empi. Tornato alla Chiesa il divoto e religioso corteo, il vecchio Arcivescovo non si potè contenere che non manifestasse la sua viva commozione; e con quelle parole eloquenti ch'egli solo sapeva dire, diede il meritato encomio a coloro che avevano ideato, ordinato e diretto quella straordinaria solennità; esortò i fedeli a tenersi continuamente nella tutela del Beato Antonio, il quale stava in mezzo a loro per proteggerli; e finalmente benedisse il popolo che si accalcava intorno a lui, quasi volesse rapirgli dalle labbra quelle commo venti parole. Così ebbe fine quella religiosa solennità, la cui memoria sarà sempre viva tra il buon popolo di San Germano. Ma voi, o miei divoti e diletti parrocchiani, voi, che foste presenti ed anzi partecipaste a quella santa allegrezza, non vi sentiste voi inondare il cuore di quella gioia pura e serena, che Dio qualche volta concede a' suoi fedeli? Nel lavoro delle officine e tra le fatiche de' campi il vostro ragionare era volto a quella festa, e vi rallegravate di voi stessi perchè gli occhi di tutti si fissavano su voi. Pur venne quel dì; e comune era il giubilo; e gli stranieri venuti alla vostra solennità ammirarono il religioso animo vostro; e conobbero che in voi non è spenta la pietà, che già animò i vostri padri ad altra grandissima festa, quando videro tornare in patria le benedette spoglie del loro Beato. Serbate ne' vostri cuori la memoria di quella gioconda solennità; e nel silenzio delle domestiche mura allevate i vostri figli nella pietà verso Dio e nella venerazione al vostro Beato. Verrà tempo, che noi non saremo più, ed altri prenderanno il luogo nostro. Allora i nostri nipoti, guardando a questi giorni, che per loro saranno antichi, ricorderanno la nostra fede e la nostra riverenza ai Santi del cielo, e si sentiranno santamente eccitati ad emularla. Avranno anch'essi le loro feste; anche ad essi il Signore concederà allegrezze sante; e prostrati dinanzi all'altare diranno: i figli hanno mantenuta intatta l'eredità de' loro padri. Voi intanto, o miei diletti, state nella pietà. Amate Dio, onorate i suoi Santi, e fra tutti conservate per il Beato Antonio quella divozione che avete finora dimostrato. Nei vostri bisogni e nelle vostre necessità ricorrete a lui, che è qui in mezzo a noi, e ne sentirete presentissimo l'aiuto. Pregatelo per voi, pe' figli vostri; pregatelo che tutti ci protegga e difenda; cosicchè mentre il Beato Antonio fu nostro concittadino in terra, noi possiamo essere un giorno suoi concittadini in cielo.

 

Dalle cronache dell'epoca riportiamo un curioso dibattito apparso sulla Gazzetta del Popolo ; tra il Giornale , il Sindaco di San Germano , e alcuni lettori , che svela il clima politico dell'epoca.

Nel N. 178 della nostra gazzetta ( 30 giugno 1863) abbiamo pubblicato la seguente corrispondenza. "Nella borgata di S.Germano Vercellese si fanno grandi preparativi per il Centenario della traslazione delle ceneri del Beato Antonio . La festa durerà tutta la settimana cioè dal 26 di luglio prossimo al 31 , per cumularvi anche la celebrazione della festa del Titolare S.Germano e si spenderanno L. 6000 e più". DOMANDA Che vi pare di tale spreco di danaro ? Non sarebbe cosa più santa che simile somma fosse in parte erogata a vantaggio dei molti poveri del Comune , e in parte serbata per la Festa nazionale per cui invece fu quest'anno scarsissima la spesa del Municipio , ed egualmente scarso l'entusiasmo ?. RISPOSTA Il nostro corrispondente ha ragione , ma se quel sindaco e quel municipio vogliono proprio sciupare in questo modo quel denaro , non c'è altro da fare che prender nota sia per non raccomandare la conferma del Sindaco al Governo , sia per non raccomandare i consiglieri agli elettori , sia finalmente per raccomandare quel Municipio al Ministro delle Finanze , perchè si spende 6000 franchi per portare un pugno di ceneri da un luogo all'altro , dev'essere molto ricco e quindi nell'imminente conguaglio delle imposte può sopportare per amore della patria un sensibile aggravio.

LETTERA DEL SINDACO DI SAN GERMANO

A questa corrispondenza , e ai commenti brevissimi che la seguivano , il Sindaco locale ha risposto nel giorno 5 luglio così : "Signor Direttore - Ella volle dar luogo nel num 178 del suo giornale ad una corrispondenza nella quale non vi ha quasi sillaba di vero. La prego , od ove d'uopo la richieggo a termine di legge di inserire la seguente rettificazione. Non il centenario , ma la cinquantenaria ricorrenza della traslazione del corpo del beato Antonio Chiesa loro compaesano si vuole solennizzare in quest'anno dalla popolazione di questo Comune , quale solennità avrà luogo nei giorni 26 e 27 corrente luglio , ma non durerà tutta la settimana ; per quella si spenderà una somma molto minore di lire seimila immaginata dal suo corrispondente . Io la prego , signor  Direttore , di dire al suo corrispondente che questa popolazione vuol essere libera di spendere il suo denaro come le piace , e che sa consociare all'amore della patria quello della religione. Se era grande lo slancio dei sangermanesi per questa festa , dopo la corrispondenza che si lesse nel suo giornale toccò l'entusiasmo , e il Municipio che nelle sue deliberazioni si inspira ai principi della giustizia , e non alle puerili teorie del vostro corrispondente , vi concorse con una somma di lire cinquecento sicuro di assecondare i voti di tutta la popolazione. Libero di fare al Governo ed agli elettori quella raccomandazione che più gli aggrada , il paese non teme le minacce di un giornale ingannato da un suo corrispondente , ed io le so dire che se gli elettori fossero chiamati a dare il loro voto , mostrerebbero col fatto in quale stima avrebbero quest'anonimo corrispondente , il quale si manifesta così sordo da ignorare , che la festa nazionale or ora trascorsa fu celebrata con quella maggior solennità , che ad un paese sia concesso.

Avvocato Ferreri - Sindaco        

 RISPOSTA DEL GIORNALE

Non sappiamo come l'altefato Sindaco possa asserire che nella prima corrispondenza non ci fosse quasi sillaba di vero. La sostanza dei fatti in essa accusati sta , ed è confermata dalla stessa lettera sindacale. Sta il fatto della festa religiosa per cui il Municipio di San Germano ha inscritto in bilancio una somma . Che poi questa festa invece d'essere centenaria abbia subito la sottrazione d'anni che subì il Giubileo , il quale prima era dato ogni cento anni a Roma , poi veduto che esso fruttava molto , fu dato ogni cinquant'anni , e finalmente per Decreto d'Alessandro VI , che tirava a far denari con ogni industria , ogni venticinque anni , e così invece di essere centenaria non sia che cinquantenaria , ciò può provare benissimo l'impazienza religiosa dell'attuale popolazione sangermanese , che non vuole aspettare cento anni , ma non prova che non ci sia verità nella notizia della festa ; tutto al più ci sarà una inesattezza. La festa avrà luogo nei giorni 26 e 27 del corrente luglio , ma non durerà tutta la settimana , dice la lettera sindacale. Qui pure ammettiamo che ci sia stata inesattezza o esagerazione per parte del nostro corrispondente ; ridotta però la festa a due giorni , essi ci paiono ancora troppi per la traslazione del Beato Toni Chiesa , di cui non abbiamo mai avuto alcuna notizia. Egli sarà stato un grand'uomo , un santone , e nei secoli scorsi la sua festa avrà durato anche più di una settimana ; ma nel 1863 due giorni di festa per un Santo non danno più quel soavissimo odore che davano cinquant'anni fa ; ora il tempo s'impiega meglio. La lettera sindacale dice poi : per quella festa si spenderà una somma molto minore di L. 6000 immaginata dal suo corrispondente. Ma nella lettera sindacale non è detto qual somma si spenderà : perchè questo silenzio totale ? . Eso c'induce nella tentazione di credere che qualche migliaio di lire si spenderà certamente ; fossero solamente tre o quattro mila , invece di sei , esse ci parrebbero sempre troppe , o almeno ci parrebbe che si potesse spendere meglio. Nè ciò dicendo , noi vogliamo vincolare la libertà dei sangermanesi , ed impedirli di spendere i loro danari come piace a loro . Padronissimi sempre ; de gustibus non est disputandum ; ma intendiamoci : padroni anche noi di non trovare gustosi i loro gusti ; sarebbe impossibile che noi dessimoun soldo per la traslazione di qualche Beato , e peggio poi che lo inscrivessimo nel bilancio comunale ; la traslazione di un frate morto non ci darebbe concupiscenza alcuna , ma noia . Fin qui la lettera sindacale ci ha dato voglia di ridere ; ma ciò che segue ci spaventa. In essa ci si afferma che dopo la nosta corrispondenza del giorno 30 , lo slancio dei sangermanesi per la traslazione del loro Beato Toni toccò l'entusiasmo ; prevediamo dei brutti guai. Il termometro segna già oggi 28 gradi ; se il caldo seguita , come è probabile , ad esacerbarsi con la canicola , ai 26 di luglio avremo certamente 30 e più gradi , ai quali aggiungendo lo slancio e l'entusiasmo per il Beato Toni , vi dovranno essere in San Germano dei colpi di sole , degli accidenti , delle congestioni craniali ( non diciamo cerebrali , perchè l'entusiasmo per la traslazione di un frate morto fa prova infallibile dell'alibi del cervello). Per il che la carità ci muove a suggerire al Sindaco locale di fare in tempo la debita provvista di ghiaccio , o alme d'acqua fresca , secondo il proverbio fratesco : Acqua , padre , che il convento brucia. Ci dovrebbe per la mancanza di rinfrescanti si avessero poi a deplorare molte vittime dello slancio e dell'entusiasmo. Chi ha letto la Storia ecclesiastica , e conosce le desolazioni dell'abominazione cui da luogo l'entusiasmo religioso non può a meno di piangere preventivamente su quelle che si manifesteranno a San Germano nei giorni 26 e 27 luglio.

 COMMENTO DI UN LETTORE ALLA LETTERA DEL SINDACO AVV FERRERI

Ho letto nel Nr 186 del simpatico di lei giornale la lettera del Sig. Avv Ferreri sindaco di S.Germano , ed i commenti che la susseguirono , che non si possono meno di approvare. Ma fra questi spiacemi esserne omesso uno , che a me pare molto essenziale sotto il punto di vista della legalità , e che mi permetto di sottoporle non solo nel presente caso , ma per qualsiasi altro di simil genere , a tutela del danaro del pubblico , ed a freno della prodigalità municipale. Nella lettera del sindaco è detto che il municipio concorre per la somma di lire 500 alla festa di cui è caso , sicuro di assecondare i voti di tutta la popolazione , ed inspirato a pricipi di giustizia. Questi due motivi sono erronei ; non sussiste il primo , perchè " la sicurezza di assecondare ecc.." non è che una allegazione del municipio , quasi impossibile ad accertarsi , e che per certo patirebbe eccezzioni , comunque imponente fosse per essere la maggioranza conseziente. Meno sussiste il secondo , perchè la giustizia non accorda alcun diritto al municipio di disporre delle comuni sostanze per una festa , le cui spese non sono dalla legge determinate fra obbligatorie. Sta che ognuno abbia diritto di spendere per associazione volontaria l'obolo loro in detta festa . Però il municipio disponendo di dette L. 500 non dispone del fatto suo , ma di quello del pubblico , di cui non è padrone ma solo amministratore , ed il pubblico danaro non può nè deve spendersi se non nelle spese obbligatorie per legge , o se facoltative quando la pubblica utilità lo esige , affinchè la spesa profitti a tutti egualmente. Ora chi sa quanti cattolici in cuo loro , oltre a tutti gli acattolici che possiedono in S.Germano , si sarebbero dispensati dal concorrere a tale festa , a cui vennero forzati dall'arbitraria facoltà attribuitasi dal municipio ? L'aspirazione adunque del signor Ferreri ai principii di giustizia fu affatto contarria a questi , e rese riprovevole il concorso suddetto.

IL BEATO ANTONIO DELLA CHIESA

Essendomi stato detto dell'innumerevole adunata di gente che ci fu in S.Germano in Vercelli nei giorni 26 e 27 del passato luglio , trattavi dalla festa del Beato Antonio Della Chiesa , e non avendo io mai udito parlare di questo Beato , ho sentito in me stesso un mezzo prurito di sapere qualche cosa della di lui biografia. Un'anima buona , che io non conosco personalmente , e che perciò ringrazio con il mezzo pubblico della nostra gazzetta , mi mandò un libriccino intitolato così " Brevi cenni della vita del Beato Antonio Della Chiesa ". L'ho letto attentamente , e dopo averlo letto mi sono persuaso che l'autore di questa libriccino ne sapeva quanto io della vita del Beato Antonio. Figuratevi che in tutta la vita del Beato non è citata che una data sola , quella della sua morte , avvenuta per quanto ne dice l'Autore , nel 1459 . Quando sia nato , quando si sia fatto frate Domenicano , quando abbia eseguite le sue più famose predicazioni , e specialmente quella di Como , di cui parlerò più giù , è rimasto nella penna dell'Autore. Insomma questi Brevi cenni si possono paragonare all'Ufficio dei Comuni dei Breviari , che si adatta a tutti i santi d'una data categoria ; i pilastri di tutti i conventi sono tappezzati delle leggende di millanta frati appartenenti alla bassa forza dei Venerabili , o già innalzati dal Papa al grado di Beati. Ne citerò qualche brano ; a pag. 2 è scritto genericamente così " Fu rigorosissimo cultore della povertà , ubbidienza e regolar disciplina : O la Santa Castità poi fu la sua delizia così , che per conservarla illibata come fece in tutta la sua vita , con ogni diligenza si diede alla custodiua dei sensi ed alla macerazione continua della sua carne " Se voi domandate all'Autore del "Brevi cenni" le prove storiche , la citazione di qualche fatto speciale , che dimostrasse la Santa castità del Beato Antonio , egli forse si stringerebbe nelle spalle , e vi canterebbe fra i denti : Sola fides sufficit. Io però non voglio insistere sopra questo argomento , nel quale i Bramini e i Buddisti delle Indie potrebbero dare delle lezioni ai nostri Beati : voglio ammettere che il Beato Antonio sia morto vergine : tanto peggio per lui ! domando però quale utilità ne sia venuta all'Italia , e al genere umano dalla macerazione della carne , e dall'illibata Castità del Beato Antonio : un buon contadino che abbia dato alla patria tre o quattro figli ha maggiori diritti all'approvazione del suo paese , che un frate qualunque , il quale crede di pigliar Buda facendo la guardia ai sensi , cioè agli istinti naturali , e portando nell'altro mondo una virtù improduttiva , negativa , la Verginità. Alla stessa pagina si legge poi così : " fatto poi Sacerdote nissuno è che possa descrivere il suo zelo nel predicare la Divina parola , nel dare consigli e nell'amministrare i Santi Sacramenti ; zelo che sempre più spiegò fino all'ultimo giorno di sua vita con tanta prudenza , dolcezza e sollecitudine manierosa , che non vi era peccatore , benchè il più ostinato , che avvicinandolo non ne partisse poi già divenuto migliore o dolente . basta a dire che richiamò a migliore partito la stessa città di Como , nella quale dominavano allora i più corrotti costumi. ". Qui almeno è citato un nome , e un fatto ; qui abbiamo la città di Como convertita al nuovo Giona di S.Germano. In qual anno fù convertita Como ? Che cosa erano questi corrotti costumi della città di Como ? Per qual genere di peccati la città di Como si distingueva fra tutte le altre città d'Italia e dell'Europa nel secolo XV ? - non si sà. Il Beato Antonio va a Como , la richiama a miglior partito , le fa abbandonar i più corrotti costumi , e tutto è detto ; chi non vuol credere vada a vedere. Ora notate che sta scritto subito dopo come egli fosse mandato ad altra città , come Savona , Sarnio , Firenze e Bologna. Non aprlo delle prime , che nella storia d'Italia sono meno celebri , e salto a Firenze. Quali fossero i costumi di Firenze nel secolo decimoquinto lo si può conoscere dagli scritti in prosa e in poesia di quei tempi ; basti il ricordare i capitoli di Monsignor della Casa , quelli del canonico Berni , le novelle dell'abate Firenzuola , e tutte quelle degli altri cinquecentini. Basti ricordare le predicazioni che fece a Firenze sul fine di quel secolo il frate savonarola. Là i corrotti costumi sono provati storicamente , provatissimi . Va bene ; il Beato Antonio va e sta a Firenze per non so quanti anni con la qualità di Superiore del Convento dei Domenicani , e s è vero quanto fu detto più sopra del suo zelo nella predicazione che egli lo " spigò fino all'ultimo giorno della sua vita" , si può supporre che abbia predicato a Firenze. ma Firenze non fu richiamata a miglior partito come Como , malgrado la presenza , e la predicazione e i miracoli del Beato Antonio , i fiorentini seguitarono a custodire con poca diligenza i loro sensi , a non voler macerare la loro carne , e a dilettarsi di quei peccati che sono descritti nelle opere del Berni , del Firenzuola , di Della Casa , e sopratutto nei canti carnascialeschi. Un ultima osservazione e conchiudo ; verso la fine dei Brevi cenni sta scritto così : " Le sue sacre spoglie furono riposte con grandissima pia onoranza nella Chiesa di San Giovanni presso alla città di Como : donde poi addì 28 di luglio dell'anno 1810 furono trasportate con somma solennità religiosa nella Chiesa Parrocchiale di San Germano Vercellese , sua terra natia , ove presentemente si venerano ad un altare in suo onor dedicato. - In quest'anno 1863 e oggidì 26 luglio se ne solennizza con la maggior pompa divota il cinquantesimo anno della sua traslazione gloriosa ecc..". Ed eccoci nuovamente alla poca memoria dei Sei Magnifici d'Albenga . Se le ossa del Beato Antonio furono trasportate da Como a San Germano Vercellese , nell'anno 1810 , a qual anno corre il cinquantesimo anniversario ? - Secondo l'aritmetica più volgare , quella pure degli ignorantelli , dovrebbe correre nell'anno 1860. eppure i Magnifici di S.Germano fanno festa nel 1863 , e l'Autore dei Brevi cenni asserisce che il cinquantesimo anniversario del 1810 è il 1863. Non è questa una dichiarazione di guerra all'aritmetica , una vera macerazione del Calendario?.

A.BORELLA        

 

In occasione dei festeggiamenti del 1863 , viene pubblicato un libretto dedicato al Beato Antonio Della Chiesa : PELAZZA (M. R. P. L. fr. Vincenzo Marcolino). Il Beato Antonio Della
Chiesa da Sangermano Vercellese
, de' frati predicatori, ovvero Elogio storico dello stesso Beato, detto il dì 26 luglio 1863 in Sangermano, nella prima cinquantenaria ricorrenza della traslazione del suo corpo. = Casale Monferrato, tipo di Giuseppe Nani; 1863, 16° (95 pp.

Tale libretto venne Ristampato e aggiornato in occasione dei festeggiamenti del 1913  - Elogio Storico del Beato Antonio Della Chiesa  - Sangermanese  ; Libreria Scolastica Religiosa Davide Dellavite  - VERCELLI - 1913 ( 96 pp )

 

Cronaca  e dei festeggiamenti del 1913

In Memorie Domenicane nel fascicolo del Settembre 1913 raccontò della straordinaria divozione che i sangermanesi e i paesi vicini hanno al Beato e al suo sacro corpo , e dello spettacolo di fede che riuscirono le feste centenarie della sua traslazione, a S. Germano, celebrate negli ultimi giorni di Luglio del 1913.

In occasione del centenario fu indetta una raccolta fondi nella cittadinanza , per una nuova urna che ospitasse il corpo del Beato. A compimento di quella cronaca si può aggiungere che, con le offerte allora raccolte si potè provvedere una nuova urna per le sacre reliquie del Beato, e l' Unione di Vercelli del 20 Dicembre 1913 scriveva: « Alle ore 15 (della Domenica precedente) il popolo sangermanese si riversava in Chiesa per assistere alla solenne benedizione della nuova, grandiosa ed artistica Urna, in cui furono collocate le venerate spoglie del B. Antonio Della Chiesa, in seguito portata solennemente in in processione per l'ampia piazza che fronteggia la Chiesa , fra la commozione , la pietà la divozione dei fedeli. La bella funzione fu celebrata da Mons. Arcivescovo di Vercelli ivi presente per la Visita Canonica. Preghiamo il B. Antonio Della Chiesa perchè nelle presenti tristezze protegga dal Cielo la santa Chiesa, e ottenga da Dio benedizioni e prosperità all'Augusto suo Congiunto, che della Chiesa intiera è Maestro, Padre e Pastore.

 Fr Stefano M. Vallaro dei predic.

IMMAGINE DELL'URNA DEL 1913 PARTICOLARE

 

Cronaca  delle celebrazioni per il centenario della Beatificazione - avvenute in Vercelli nel 1920

Il tempio del Signore, così preparato magnificamente, attendeva la grande solennità, la quale fu un vero trionfo della pietà cristiana. Da S. Germano, patria del Beato, venne appositamente un gruppo di rappresentanti, capitanati dai sigg. Azzario e Perazzo, che coi Vercellesi, con Mons. Arcivescovo, col Capitolo Metropolitano resero solennissima e memorabile la solennità. Alle ore 7,30 celebrò il Rev.mo Canonico Aurelio Motta e la comunione generale fu veramente superiore ad ogni aspettativa. Alle ore 10 giungeva Mons. Arcivescovo ; erano ad attenderlo le rappresentanze delle associazioni cittadine con bandiere. Durante il Pontificale Monsignore salì sul pulpito e tenne l'Omelia, ragionando sulla vita del B. Antonio. In fine, per facoltà speciale avuta dalla S. Sede, impartì la Benedizione Papale coll' Indulgenza plenaria. Si era annunciato che questa festa doveva essere un omaggio al Sommo Pontefice Benedetto XV, del quale il nostro Beato fu un glorioso antenato. E il pomeriggio della solennità ebbe appunto questa spiccata caratteristica. La chiesa fino dalle prime ore del pomeriggio era di già gremita di fedeli i quali, al giungere di Mons. Arcivescovo, si avvi. cendarono coi religiosi, nell'innalzare a Dio la preghiera essenzialmente domenicana, il S. Rosario. Salito il pergamo il dotto e valente oratore P. Filippo Robotti, e preso argomento dal fatto che il Beato Antonio ebbe dal Pontefice Eugenio IV il mandato, che felicemente disimpegnò, di difendere il papato contro l'antipapa Felice V., tenne al popolo vercellese un alato discorso, che riempì ogni cuore di santo entusiasmo per la causa del Papa, e destò in tutti una vera e ben meritata ammirazione. Si chiuse la giornata santa colla Benedizione Pontificale, impartita dall'Arcivescovo assistito da gran parte del Clero Eusebiano. Per la circostanza il chiarissimo Prof. Gian Maria Macchi fece eseguire, sotto la sua stessa direzione, una Messa di sua composizione, e la ditta Sambonet eseguì un magnifico reliquiario di argento, stile rinascimento, che fu poi presentato al Sommo Pontefice, come ricordo della solenne festa vercellese.

 

Il 125° anniversario della traslazione

Nel 1938 in occasione del 125° anniversario della traslazione del corpo del Beato nella Chiesa Parrocchiale di San Germano Vercellese ,viene edito un libretto scritto da Frate Domenico Messinello e stampato dalla Tipografia G. Martano di Chieri sulla vita e opere del nostro Beato .