San Germano e la devastazione del 1513
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Massimiliano Sforza | Prospero Colonna |
Massimiliano Sforza - figlio (n. 1493 - m. Parigi 1530) di Ludovico il Moro. Vissuto alla corte imperiale dopo la rovina del padre (1499), nel 1512 riottenne il ducato di Milano, riconquistato ai Francesi: il congresso di Mantova glielo riconfermò. Ma per soddisfare le esose pretese delle truppe occupanti, specie degli Svizzeri impoverì il Ducato e nel mese di giugno del 1513 per difendere il ducato dall'invasione francese , inviò in Piemonte le sue truppe per contrastare l'avanzata dei francesi di Luigi XII. il Ducato di Savoia allora alleato dei Francesi dovette subire l'invasione delle truppe sforzesche , che dopo aver vinto i francesi a Novara (Battaglia dell'Ariotta 1513) con 400 lance spagnole e 400 fanti comandate da Prospero Colonna il giorno 11 giugno fino a San Germano Vercellese.
Cronache dell'epoca
......Or con così poca mano adonca fugate le gente gallice, cominciorno li Sviceri a fare ne' campi Novaresi la ricolta delle cose lasciate adrieto da Francesi; che furno molti pezzi d'artiglieria et molti cariaggi, et ultre a ciò certe corde, et ferri annodati, che da molti furno existimati istrumenti da legare homini, et incadenare. Poi, in una cassa dil Generale fur trovate molte lettere scritte da gentilomini Milanesi in Franza a pernicie del Duca nostro; le quale da lui lecte, assai de Milanesi castigò con pena pecuniaria: nè volse lui imitare il Romano Cesare, el quale, debellato in Farsalia l'exercito pompeano, et trovato in una cassa molte lettere de'cittadini Romani scritte a Pompeo in emulacione di esso Cesare, niuna ne volse legere, acciò non avessi causa de odiare nè offendere li patricii soi. Ora in proposito, finita che fu la ricolta de le cose lasciate da Francesi, il die vegnente Sviceri, con Altosasso, uno de loro capitanei dopo la battaglia arrivati, si miseno a seguitare gli inimici; ma per essere loro a cavallo et essi a piedi, et anche per avere avuto l'avantaggio d'uno die, non li poterno agiongere. Ma bene gionseno le città et castella, cominciando di Vercelli sino a piè de'monti, che tutte trarre le feceno, con minacce, in bona somma de dinari: e S. Germano, el quale forse più che l'altre terre si dimostrò contro Sviceri austero, fu da egli sachegiato, et in parte datogli il foco. Poi, facto questo, se ne andorno per la più breve a casa loro; excepto ad alcuni capitanei, che vennero a Milano dal Duca, già gionto d'alquanti giorni, per volere tre paghe da satisfare i loro fanti: unde, non essendoli il perchè, furno pasciuti per alquanti di de bone parole, et finalmente fu loro dato vinticinque mille ducati. Da poi il Duca nostro, avendo le ducale intrate quasi tutte impegnate per dui anni, mandò fora bollettini da imprestanza a infiniti gentilomini et mercadanti de Milano, richiedendo a chi mille ducati, et a chi più et a chi meno, secondo il loro potere;....
Cronache milanesi scritte da Giovan Pietro Cagnola, Giovanni Andrea Prato e Giovan Marco Burigozzo - Volume 3 - 1842
I sangermanesi come trentasette anni prima non cedettero ai ricatti come invece successe in altri borghi vicini , e rimanendo fedeli a Casa Savoia ne subiscono pesantemente le conseguenze. Vercelli viene risparmiata dal saccheggio versando un tributo di 15.000 ducati e già si avevano avanzato richieste alla città di Torino. Ma il sopraggiungere delle truppe francesi l'avanzata degli sforzeschi si ferma a San Germano , dove inizia una precipitosa ritirata verso il Ducato di Milano