La Chiesa antica
Poco sappiamo di sicuro circa la Chiesa antica , certo è che nel 1754 la chiesa si trovava in condizione fatiscente . In questa circostanza nel porsi il problema , se ristrutturare o costruire ex novo . il Parroco Don Pietro Florio , Il Comune , e i Parrocchiani presero la decisione di abbattere la vecchia chiesa e di costruirne una nuova. Delle poche informazioni che abbiamo raccolto , vediamo di tracciarne un profilo.
La leggenda ci racconta che ;"Di fronte, in un tratto piano (l'attuale piazza maggiore) si preparò l'aia . In fondo all'aia fu eretta l'ara, o altare pagano dedicata ad una delle tante divinità celte che proteggevano l'agricoltura . L'ara era un semplice cumulo di terra sul quale venivano offerte le primizie dei raccolti . Successivamente l'ara fu' sostituita da un piccolo tempio in muratura. Nello stesso posto s'innalza da due secoli ,l'imponente chiesa dedicata al nostro santo protettore.
Le prime notizie documentate iniziano il 30 Ottobre 1224 – Presso la Chiesa di San Germano , gli uomini di questa località giurano fedeltà al priore Tomaso.
Con bolla dal Laterano Bonifacio VIII nel 1300 prendeva sub protectione S. Petri il monastero e i beni del1'abbazia di S. Andrea, tra i quali vi era pure S. Germano vercellese, ceduto all'abbazia nel 1224 dal card. Guala Bicchieri.
Benedetto XI, nel 1304, da Viterbo concedeva ai sanvittorini la giurisdizione spirituale nella parrocchia di S. Germano Vercellese
Detta parrocchia fu retta dai Canonici regolari di S. Andrea fino al 1440, in cui essi la resignarono al vescovo di Vercelli perchè istituisse il sacerdote da loro presentato; sorta nel 1450 lite sul diritto di patronato, si addivenne d'allora in poi alla nomina per concorso.
L'elenco dei parroci sangermanesi inizia dall'anno 1451 con Giacomo Spatis
Altra notizia riguardante la vecchia chiesa sono datate 25 novembre 1476 , quando sotto il portico di suddetta chiesa viene firmata la resa tra i sangermanesi e il Duca di Milano Galeazzo Sforza ; "Die XXV novembris 1476 , Indictione nona , in ducalibus castris contra oppidum S.Germani , in porticu cuiusdam ecclesiole ante portam dicti oppidi ubi erat......". Da cui si ha conoscenza dell'esistenza di un porticato sull'ingresso della chiesa , che si affacciava al vecchio castello.
Altra citazione la troviamo a metà del 500 da Angelo Torre nei suoi "Atti per i santi discorsi di santità : La beatificazione di Amedeo IX di Savoia" in cui citando la nostra chiesa dice "Il Beato Duca è presente in ben quattro altari di patronato Sabaudo o degli Spatis"
Tralasciamo le successive citazioni storiografiche già trattate nel capitolo "Storia degli ordini religiosi in San Germano" , e cerchiamo di capire com'era , da due rapporti descrittivi del 1664 fatte durante le ispezioni nelle chiese del vercellese per il processo di canonizzazione del Beato Amedeo di Savoia.
"Li venticinque Giugno 1664 , d'ordine di V.S. Illustrissima in sua compagnia , e delli Signori Prior Gio Angelo Tosetti Vice Promotore della fede del Sig. Alciati Segretario , e del sudetto Lanino altro pittore si portassimo al luogo di S.Germano , e nella Parochiale d'esso luogo sotto il Titolo di detto Santo in un pilone a banda destra dell'Altar maggiore ritrovassimo dipinta l'effigie del Beato Amedeo Terzo Duca di Savoia , in forma di giovine senza barba in piedi con raggi attorno al capo , qual resta coperto di berretta rossa , capelli lunghi fino al collo biondi , d'altezza di piedi tre , oncie due , largo fra le spalle oncie undici , vestito di veste gialla indorata , foderata di pelle bianca, e nera , con la man sinistra sostiene una tavoletta bianca appoggiata a terra , alta un piede oncie due e mezza , larga poco meno di cinque oncie , nella quale a caratteri grossi antichi si leggono le parole :"facite indicium vos diligite iustitiam diligite pauperes. Dominus dabit pacem in finibus vestris - Beatus Amedeus Dux Sabaudia" al collo tiene il colar del Ordine con Croce bianca appesa , e pendente sopra il petto , e con la man destra tiene un bastone nero sopra le spalle ha la mozzetta bianca , e le scarpe rosse , qual figura giudico , e conosco fatta di mano del più vecchio fù Girolamo Lanino Cittadino di Vercelli , qual pingeva 140 e 135 anni fa , e di tanto tempo giudico questa fatta sopra il muro , detta pittuta secca del stile che in quei tempi s'usava. In Chiesa , e dalla parte destra dell'Altare di San Sebastiano , qual nella terza nave verso mezzogiorno appresso la porta piccola di Chiesa sopra la muraglia visitai un altra figura del Beato Amedeo , qual per l'antichità non si puol ben discernere per esser molta corrosa , si vide però essere di giovane sbarbato vestito di veste rossa in pidi , con biretto anco rosso in capo , qual tiene con la man sinistra una tavolettta , nella quale si vidde esservi stata scritta qualche inscrizione , qual col tempo s'è guastata , e non si vede altro , ne si puol leggere , che infine " Dux Sabaudie" ; la longhezza di detta figura è piedi doi , oncie otto , larga fra le spalle oncie nove , qual pittura per essere molto corrosa , e guasta non posso conoscere di che mano sia. Usciti fuori della Chiesa di seguito di V.S.Illustrissima , e in compagnia di cui sopra visitai altr'immagine del Beato Amedeo , qual si trova dipinto in compagnia d'altri Santi , a banda destra della porta grande della medesima Chiesa Parochiale , qual'è anco di giovane in piedicon mozzetta al collo bianca , con macchie nere , vestito di veste verde , e gialla , che li giunge fino ai ginochij , calzette verde foderate di giallo , con le calze di color violaceo , di altezza piedi tre , largo fra le spalle undici oncie , con berretto in testa di color violato , con Diadema attorno al capo , li capelli giongono fin'al collo castagni , sopra la mozzetta vi resta una catena , che li pende sopra il petto , ambe le mani tiene appoggiate alla spada , qual'è dritta con ponta in terra , qual pittura giudico assai vecchia , ma non tanto quanto la prima visitata in Chiesa , e per essere anco dozzinale , non posso dirne l'artefice."
RIPORTIAMO ANCHE SE IN PARTE RIPETITIVA LA RELAZIONE DELL'ISPEZIONE FATTA DA UN ALTRO MEMBRO DELLA COMMISSIONE.
"Si portassimo al luogo di San Germano sotto li venti cinque di Giugno nella Chiesa Parrochiale , e in sua presenza , del Signor Prior GIo Angelo Toseto Vice Promotor della fede , visitassimo un imagine del Beato Amedeo , qual si ritrova dipinta in un pilone a aprte destra dell'Altar maggiore di detta Parrochiale , cioè in forma d'uomo giovane , in piedi , alto tre piedi e due oncie , e largo fra le spalle oncie undici , coperto di berretta rossa , e raggi attorno al capo , con capelli longhi fin'al collo senza barba vestito di veste gialla indorata , fodrata di pelle bianca , e negra , dal cui collo li pende il collare dell'Ordine con Croce bianca pendente sopra il petto , con la man destra tiene un bastone negro , e con la sinistra tiene una tavoletta bianca appoggiata a terra d'altezza d'un piede , e due oncie e mezza , di larghezza d'oncie cinque , poco meno sopra le spalle ha la mozzetta bianca , le scarpe son rosse , e nella sopra desegnata tavoletta sono scritte le seguenti parole:"facite indicium vos diligite iustitiam diligite pauperes , Dominus dabit pacem in finibus vestris. Beatus Amedeus Dux Sabaudia" qual'imagine conosco essere fatta di mano del fu Girolamo Lanino il più vecchio Cittadino di Vercelli , e mio antenato , qual pingeva circa l'anno 1530 e 1540 , e di quel tempo la giudico fatta a fresco e del stile , che di quel tempo s'usava. Nella medesima Chiesa e banda destra dell'Altare di San Sebastiano , qual resta nella nave destra , entrando in detta Chiesa per la porta maggiore , e appresso la porta piccola v'è un altra immagine del Beato Amedeo sopra la muraglia molto corrosa per l'antichità cioè rappresentante un giovine sbarbato in piedi vestito di veste rossa tutta gusta , con bireto anche rosso in capo , di longhezza di piedi doi , e oncie otto , e fra le spalle largo oncie nove , qual tiene con la mano sinistra una tavoletta , nella qual si vede esservi stata fatta qualch'iscrizione , qual per l'antichità del tempo s'è guastata , e non si può leggere salvo in fine queste parole "Dux Sabaudia" qual pittura non posso giudicare di che mano sia , per non poterla ben discernere. Successivamente usciti fuori della Chiesa visitassimo altr'immagine del Beato Amedeo , quale resta a banda destra della predetta porta grande in forma di giovine in piedi , alto piedi tre , largo undici oncie , con berretto in testa di color violaceo con diadema attorno , capelli castagni longhi fino al collo , qual resta circondato di catena , che li pende sovra il petto , sovra le spalle tiene la mozzetta bianca macchiata di nero , la veste li gionge fin'a i ginochij di color verde e gialla , le calzette verdi foderato di giallo , con calze di color violaceo , ambe le mani sono appoggiate alla spada qual tiene dritta con la punta in terra , qual pittura giudico molto vecchi , ma non tanto quanto la prima , che avevamo visitato in Chiesa , che per esser dozzinale non posso dire di che mano sia."
Il pittore Girolamo Lanino a cui erano attribuite le pitture del Beato Amedeo esistenti nella Chiesa Parrocchiale di San Germano |
Gerolamo, figlio di Bernardino e Dorotea Giovenone, nacque a Vercelli l'8 sett. 1555 (Ragusa, p. 227). Si sposò in data imprecisata con Francesca "de Peliaco". Nell'agosto 1580 si impegnò, insieme con il padre, a disegnare e poi a dipingere un tabernacolo, non rintracciato, per la chiesa della Madonna di Campagna (ibid., p. 233). Nel 1586 dipinse una tavola raffigurante la Vergine col Bambino, s. Apollonia e un devoto, già nella cappella gentilizia del castello di Parella e ora irreperibile. Alla bottega di Gerolamo e Pietro Francesco appartiene anche la Natività del Sacro Monte di pietà di Novara (Gnemmi). |
Della vecchia chiesa sappiamo inoltre che era dotata di otto altari in legno , l'unica eredità lasciata alla nuova chiesa parrocchiale è l'altare della Madonna delle Grazie ove si venera una Madonna col Bambino Gesù. Era inoltre conservata una tela dipinta attorno al 1533 per commissione dei muratori di San Germano . La tela fu sostituita con u altra di minor pregio , quando in un periodo non precisato venne acquistata dai Principi di Casa Savoia .Nella tela erano rappresentati , la Vergine che si porta in braccio il Divin Pargoletto , e i protettori dell'antica Società di operai che avevano commissionato il quadro , ossia , nella sinistra San Germano Vescovo , con la cazzuola in mano , e sulla sinistra San Giuseppe , che impugnava la squadra , la quale insieme alla cazzuola , sono emblemi come sa ognuno , dell'arte del murare. In un lembo al disotto della tavola , ora nascosto dalla cornice , si legge mancante tuttavia di data , la seguente epigrafe : "Societas muratorum S.ti Germani ad honorem divi Julii hoc opus dedicaverunt". Il quadro fu in passato attribuito a Girolamo Giovenone ( 1490 - 1555 ), pittore anche lui Vercellese , ma tuttora permane più attendibile l'attribuzione del quadro a Gaudenzio Ferrari.
Delle altre navate ( probabilmente tre a destra e tre a sinistra )
sappiamo solo che oltre a quella di San Sebastiano ; la prima a sinistra era dedicata a S.Maria
a cui era collegata una cappellania
eretta nella Parochiale di S. Germano, alla quale fù nominato dall'Infanta
Catterina d'Austria Duchessa di Savoja a nome del Duca Carlo Emanuel I.° per sue
lettere delli 12. Marzo detto anno ivi tenorizate, come di suo Patronato. 22.
maggio 1589
. Un altra
delle navate era di patronato della famiglia Spatis di San Germano e
probabilmente dedicata al culto del Beato Guido Spatis.