LE EPIDEMIE DI VAIOLO e COLERA DELL'800 a SAN GERMANO
Il Borgo di San Germano , come tutto il vercellese fu attraversato dalle epidemie che periodicamente attraversavano il territorio ; oltre alla peste medioevale , in anni più recenti si ricordano il vaiolo e il colera .
Il vaiolo in seguito alla grande scoperta di Jenner si fa raro. - Si cominciò a sperimentare nel vercellese la vaccinazione nel 1801. Il comitato centrale di vaccinazione fu stabilito in ottobre del 1802, e con tutto il 1806 se ne erano vaccinati 3531 persone , numero considerevole, avuto riguardo alle circostanze ed agli ostacoli che si dovettero sormontare. Dalla relazione del dottore Luigi Lanchetti, presidente del comitato, letta il 12 'marzo 1807, si ricava che uno dei più zelanti propagatori del vaccino si fu il chirurgo Antonio Franzoi di s. Germano. L'ultima epidemia di vaiolo che si ha nel vercellese , si ha nel periodo 1863 - 1881.
Successivamente al Franzoi , un altro medico ; il Dott. Giuseppe Ballingeri di San Germano si distingue per la sua attività di propagazione del vaccino. Per tale attività viene premiato nel 1844 con la medaglia d'argento, e nel 1849 ebbe anche una menzione onorevole
Il colera , malattia nuova giunta dal continente indiano alla fine dell'800 , si presenta per la prima volta nel vercellese a metà dell'800. I primi casi del "Cholera morbus"nel vercellese si ebbero negli ultimi mesi del 1854 , il passaggio di questa prima ondata dell'epidemia fù molto veloce , data l'alta contagiosità del male , furono istituiti sul territorio i cosidetti "Lazzaretti" che erano ricoveri o ospedali adibiti esclusivamente all'isolamento dei contagiati dal male.
La successiva ondata dell'epidemia si riversò sul vercellese nel 1854. Il primo caso venne accertato a Vercelli il 16 agosto del 1854 , la colpita tale Ugolina Trucchi , venne subito isolata e la sua casa disinfettata , ma il contagio dilagò in città dove ad ospedale provvisorio per i colerosi , fù adibito il Seminario. Focolai d'infezione vennero presto segnalati a; Cigliano , Crescentino , Lignana , Livorno , Trionzano , Saluggia , Trino , e San Germano.
A San Germano come lazzaretto venne adibita la vecchia chiesa della Madonna di Loreto , situata all'allora periferia del paese sulla strada per Santhià (edificio non più esistente , era situato di fronte al mobilificio e adiacente alla piazzetta che porta ancora il nome di Madonna di Loreto) e al tempo non più adibita al culto. Come da provvedimenti sanitari dell'epoca il locale doveva essere ben areato e disinfettato con vapori di zolfo , ottenuto da cloruro di calce inumidito e posto in un piatto: al caso potevano servire i vapori sprigionati da un ampolla piena di aceto , posta sopra la brace .
I casi a San Germano furono 166 , con ben 107 decessi , e l'epidemia duro fino alla metà di Novembre del 1854. Dalla relazione finale della "Commissione medica Vercellese" sul territorio vercellese il morbo contagiò 3848 persone di cui 2079 persero la vita.
L'Epidemia di colera del 1854 / 1855 / 1856
Testimone d'eccezione dell'epidemia vercellese del 1854 fu Don Pietro Pramaggiore parroco di Carisio e Professore di Sacra Scrittura del Seminario Maggiore di Biella. Che ci racconta "mentre a S. Germano e a Santhià le morti , quasi improvvise , si moltiplicavano , spargendo il terrore all'intorno . In meno di un mese , nel solo paese di Carisio i morti raggiunsero il numero di 32 : i decessi avvenivano in seguito a terribili spasimi che angosciavano i colerosi .". Descrive poi i colerosi e i loro sintomi "Particolare impressionantissimo , comune a tutti gli appestati , era quello del mutamento di fisionomia , per cui , al primo sguardo si stentava a riconoscere l'individuo sofferente : e il volgo sempre credulo , attribuiva questo fenomeno a occulte magie di cui cercava sfuggire per mezzo di amuleti e di altri strani preservativi , che sfruttatori del momento sapevano suggerire."Il centro d'irradiazione della peste sembra fosse il vercellese , è prova il fatto che i degenti del Biellese erano stati quasi tutti contagiati alla mietitura del riso alla Cascina Pista nel vercellese e provenienti da Cossato e Cavaglià. Il contagio andò a diminuire nel mese di ottobre , mentre si manifestava uno in forma fulminante , stroncando particolarmente giovani vite.
1855 - Provincia di Vercelli. - I primi casi di cholera furono denunziati il 3 settembre nel comune di Gattinara. Questo comune di 4,701 abitante, il quale nel 1854 era rimasto incolume affatto dal morbo , nell'anno
1855 in poco più di due mesi ebbe 109 casi e 67 decessi, rappresentando così il maximum d'intensità epidemica di tutta la provincia : il corso dell'epidemia fu lento ed irregolare, vale a dire con molte alternative. I casi giornalieri furono specialmente numerosi il 19 settembre, il 3 e 'l 19 ottobre.
Nessun altro comune venne colpito dal morbo nel mese di settembre, tranne S. Germano , il quale n'ebbe un caso fatale il 23. Ivi questo caso restò isolato sino al 19 ottobre, giorno in cui cominciò uma serie di altri diciasette casi, dei quali tredici riuscirono' fatali. In ottobre cominciarono pure a manifestarsi alcuni casi in Vercelli, ma fu specialmente nella seconda metà del mese che l'epidemia si diffuse nei comuni di Saluggia, Roasio, Stroppiana, Santhià, Ghislarengo, Tronzano , Albano, Cigliano, Prarolo, Lozzolo , Cassine di Strà , Caresana, Bianzè , Lenta, Buronzo, Livorno. In nessuno di questi comuni si ebbe a lamentare un gran numero di casi. In Vercelli nel corso di un mese s'ebbero 46 cholerosi e 30 decessi: ci riferi verbalmente il dottore Pisani che molti di questi casi da principio potevano scambiarsi con febbri perniciose, e che essi vennero curati nello spedale della città senza che avvenisse diffusione di morbo.
1856 Provincia di Vercelli.. Questa provincia che già nell'anno precedente era stata visitata dal cholera, fu presa di nuovo nel 1856, ma anche leggermente, e quando l'epidemia era già in decrescenza dappertutto. Il primo caso avvenne in Prarolo il 2 ottobre, e quivi fu dove l'epidemia toccò più grave; sopra 1,298 abitanti si ebbero 10 casi ed 8 decessi. Successivamente furono presi i comuni di Olcenengo Stroppiana, Desana, Carisio, Pezzana, San Germano, Vercelli.
L'Epidemia di colera del 1884
L'ultima epidemia di colera nel territorio vercellese e di San Germano è del 1884 . I primi casi documentati da un relazione informativa di Fermo Poletti , medico direttore del lazzaretto di Biliemme al Sindaco di Vercelli dice " I primi germi del colera avveratisi nel 1884 nel circondario di Vercelli , furono a Santhià , ove erano giunti alcuni individui dalla Spezia ; ne seguirono i colpiti di S.Germano , Salasco , Selve , Sali , Vercelli e contemporaneamente Lignana e Larizzate , e poi poi via via negli altri comuni. Per tutte queste località corrono canali d'irrigazione , che partendo appunto da un centro solo a santhià , si spandono per irrigare i territori dei comuni sovraccennati ; con tutta certezza in questi canali furono versati escrementi di persone affette , lavati abiti e biancherie ad essi appartenenti . Ora la nostra popolazione agricola , già in questa stagione abitualmente beve ed adopera per la cucina ed altri usi domestici l'acqua dei canali suddetti. ". L'epidemia fù in breve tempo circoscritta e a San Germano si registrarono solo un decesso al 7 ottobre 1884 e altri due decessi al 24 ottobre 1884. A differenza degli anni passati , i casi di colera a San Germano e negli altri comuni non furono più trattati in loco nei vari paesi , ma i malati furono prevalentemente inviati al Lazzaretto di Vercelli per eseguire le profilassi del caso.
Vaccinazione
In Italia, fu Luigi Sacco (1769-1836) a diffondere la vaccinazione jenneriana. Medico della Repubblica Cisalpina, nato a Varese, laureato a Pavia e primario dell’Ospedale Maggiore di Milano, alla fine del 1799 vaccinò sé stesso e poi cinque bambini con il pus raccolto da due vacche affette da cow-pox. A distanza di tempo, verificò l’avvenuta immunità sua e dei vaccinati con l’innesto di vaiolo umano.
Nel 1806 Sacco riferì di avere fatto vaccinare o vaccinato personalmente nei soli Dipartimenti del Mincio, dell’Adige, del Basso Po e del Panaro più di 130.000 persone. In breve, i vaccinati del Regno d’Italia giunsero a un milione e mezzo, riducendo drasticamente la mortalità da vaiolo. Il vaccino si diffuse in breve anche nel Regno delle due Sicilie.
A Unità d'Italia avvenuta, la vaccinazione antivaiolosa fu resa obbligatoria per tutti i nuovi nati a partire dal 1888. L’obbligo è stato abolito in Italia nel 1981
Certificato di vaccinazione rilasciato dal Comune di San Germano Vercellese con firma del Dott. Luigi Gazzone