CORBELLINI AURELIO

 

(1562-1648)

 

LETTERATO

 

Corbellini Aurelio,di San Germano Vercellese,Frate Agostiniano della Congregazione di Lombardia,entrò ancor giovane nell'Ordine Eremitano di Sant'Agostino fu Lettore di Teologia,Consultore del santo Ufficio e Commissario Generale ;Teologo di corte ed istitutore di principi, nominato da Carlo Emanuele I;fu rinomato oratore, storico e buon poeta,ascritto alla Accademia degli Intenti di Pavia col nome di L'Ammirante. Resse come Priore il convento agostiniano di San Bernardo in Vercelli . Morì in Vercelli il 15 Aprile del 1648 in età di 86 anni. Lasciò infinite opere e manoscritti religiosi,morali,storici e poetici. Il Professore Vallauri,parlando di lui come poeta,dice: Pubblicò colle stampe parecchi volumi diversi,dai quali non di rado traspare una soverchia imitazione del Petrarca 'vizio comune di una gran parte dei nostri verseggiatori Italiani, fintantochè la lettura di Dante non ebbe ricondotta fra noi quella maschia severità per cui tanto si pregia la moderna letteratura. A questo si aggiunga l'abuso di metafore troppo ardite e sconvenienti. Non e' però che nelle rime del Corbellini non si incontri talvolta una certa delicatezza di pensiero,un verseggiare facile,rime spontanee e un colorito poetico". Degne di nota e' la sua "Storia dei Vescovi di Vercelli" , "Storia di Vercelli dalla sua origine sino all'anno 1635" rimasta manoscritta .

II frate agostiniano Aurelio Corbellini da S. Germano (1562 circa-1648) predicatore e scrittore, poeta e storico, ricoprì cariche importanti quale quella di teologo nella corte di Carlo Emanuele I e d'istitutore dei principi sabaudi. A Vercelli fu priore del convento di S. Bernardo e consultore del S. Uffizio. Lasciò qualche scritto di oratoria sacra, di dissertazioni teologiche e di storia. Ma soprattutto il Corbellini fu rimatore fecondissimo e pubblicò molti libri di poesie di stile ampolloso e petrarcheggiante . Della sua inedita Storia di Vercelli esistono parecchi manoscritti in biblioteche pubbliche e private. Il Ranza e altri studiosi vercellesi lamentano l'incompletezza di questa storia. In effetti la maggior parte delle copie , derivano da uno o più oroginali lasciati incompleti dallo stesso autore. Probabilmente si tratta di prime stesure che il Corbellini pensava di completare con l'inserimento di altri capitoli ( L'opera si presenta in un manoscritto divisa in sei libri. Nel secondo mancano i capitoli dal 18 al 24; nel quarto i capitoli 12, 13 e 15; nel quinto i capitoli 14, 15, 16 e 18; nel sesto i capitoli 1 e 5). ... XVIII in poi era nota l'esistenza di una copia « perfetta » delle Storie del Corbellini, copia che però non venne mai vista.

 

La figura di Aurelio Corbellini descritta da Luigi Ranza nel 1844

.....Di Aurelio Corbellini che visse ne' tempi del Modena non ci rimasero notizie che siano pari alle opere che ne abbiamo alle stampe, ed agli uffici in che fu adoperato. Nacque in S. Germano, e giovinetto si rese Eremitano della Congregazione di Lombardia. Ebbe nella Religione onorevoli cariche ed insegnò teologia. Fu onorato e stimato da Carlo Emanuele I che lo fece suo teologo ed istitutore de'Principi di Savoia. Resse come Priore il convento di S. Bernardo in Vercelli, e fu consultore del S. Ufficio. Morì il 15 di Aprile del 1648 in età di 86 anni. Fu oratore per quei tempi celebrato, e scrisse di cose teologiche, e compose con varia erudizione in prosa ed in versi molte operette le quali di presente sono al tutto dimenticate, né meritano per lo stile usato in quel secolo che si ritornino a luce. Alcune lasciò manoscritte, e tra queste é la storia di Vercelli dalla sua origine sino alla morte di Carlo Emanuele I avvenuta l'anno 1 650. Poco giovò a noi la dottrina del Corbellini per essere vìssuto in un secolo che amava di udir contraffare con false immagini il vero, e di travolgere ad allusioni e ad argute sottigliezze i concetti. Perciocché ricercatore studioso di quegli ornamenti che allora si stimavano grazie del favellare, così corruppe in una collo stile il modo del ragionare, che io sto per dire, che di una metà delle sue storie, di tutta quella parte che riguarda l'antichità, non se ne debba far caso, cotanto va dietro alle immagini della sua fantasia, ed allontanandosi spesso dal soggetto conduce il discorso sopra vanissimo congetture lungi dal vero. Quel che v'ha di meglio lo tolse dal Modena. Oltrecché un difetto troppo contrario alla natura della storia vizia il Corbellini, perché avendo assai spesso modi da apologista, scema nel lettore la fede alle sue parole, le quali siccome di storico vogliono mostrarsi libere da pregiudizio e da affetto. Né io vorrei che ad alcuno piacesse la ragione da lui tenuta nella storia partendola per libri e per capi , poiché quantunque la divisione de' libri possa parer giusta e accomodata all'ordine de' tempi, pure quel partire per capi da sembianza d'un trattato più che d'una storia, e siccome gli fu d'uopo comprendere insieme fatti di tempi tra loro molto distanti, così meglio si dirà, che gli abbia agglomerati che istoricamente descritti. Né a questi difetti pose in parte rimedio col notare gli anni nel margine, onde il lettore procede senza che vegga qual connessione abbiano le cose tra loro, con pericolo di portarne non piccola confusione alla mente. Nondimeno nei tempi che furono prossimi a lui potrà utilmente servire e darà i particolari di molti fatti, singolarmente nella narrazione delle ultime guerre, ove si raffronti e si compia colla relazione degli assedi del 1647 e 1658, che pur lasciò manoscritta, se come dubito non ridisse con diverse parole quello che scrisse negli ultimi capi di questa sua storia.

 

BIBLIOGRAFIA DELLE SUE OPERE
Ghirlanda in lode della SS. Vergine madre di Dio , per l'esposizione dell' Ave Maria - Pavia 1598 - Andrea Viani
Le fiamme amorose egloga pastorale boscareccia - Venezia 1600 - Bariletti
Rime - Torino 1603 - Tarino
Mitridate tragedia - Torino 1604 - De Cavalleris
Affari spirituali - Torino 1605 - Agostino Disseroglio
Rime "Cento madrigali sopra l'ammiranda vita e morte di San Nicola Da Tolentino" - Milano 1607 - Ferioli
Trionfo di Mantova nei gloriosi imenei dei principi di Mantova e la Infante di Savoia - Ivrea 1608 - Michele Marta
S. Francesco Penitente - Casale
Rime in lode di molti gentiluomini e donne Piemontesi - Torino 1611
Nuove decisioni di casi di coscienza , nelle quali si da il modo di tenersi nelle contrarie opinioni dei teologi e legisti - Vercelli 1612 - fratelli Marta
Della consolazione cristiana - Mondovì - 1618 - Giolandi
Il pianto del penitente spiegato in rima - Pavia 1619 - Rossi
Le aquile divine nella fonte della scrittura rinnovate e partorienti il santuario - Brescia 1628 - Fontana
Le vite dei vescovi di Vercelli - Milano 1643 - Malatesta
Orazione in lode di S. Carlo Borromeo - Asti
Oratio fratribus in capitulo generali congregatis - Vercelli
Regina scientiarum - Parma
La corona della regina di Spagna - Milano
La corona del padre Ippolito Torla - Bergamo
Mirifica Aegidii Arbor - Brescia
Storia di Vercelli dalla sua origine sino all'anno 1635
La relazione dei due ultimi assedi degli spagnuoli sotto Vercelli negli anni 1617 e 1638
L'estate - Poema sopra una campagna fatta da Amedeo di Savoia sotto Rodi
Gli emblemi della pace

 Presentazione dell'Opera - Le aquile divine nella fonte della scrittura rinnovate e partorienti il santuario - Brescia 1628 - Fontana

E però troviamo che in sul finire di quell'anno stesso egli accoglieva la dedica di un libro curiosissimo e divenuto omai assai raro, la quale gli veniva fatta dal Padre Fr. Aurelio Corbellini, nativo della terra di S. Germano presso Vercelli, dell'Ordine degli Eremitani Osservanti di S. Agostino, della Congregazione di Lombardia, Teologo di S. A. il Duca Carlo Emmanuele (143). Questo libro porta per titolo: Le Aquile divine nella fonte della Scrittura rinovate et parturienti il Santuario del M, R. P. F. Aurelio Corbellini, ecc. In Brescia per Bartholameo Fontana, 1628, in-4, di pag. 510, oltre la dedica, ed una copiosa Tavola delle cose più notabili. Il frontispizio va ornato di una non spregevole incisione in rame, in capo a cui si vede lo stemma della Casa di Monsignor Ferrero, composto di tre sbarre d'argento, e tre di rosso, contrapposte l'una, all'altra, sormontato da cappello vescovile; e al basso offre una delle usate imprese dell'autore, raffigurata da una nave fieramente sbattuta dalle tempeste, a cui assiste però ancora d'in alto una benigna stella, col motto: Forse fia che seren mi torni il cielo. La lettera dedicatoria del P. Corbellini, la quale vien dopo, è in data di Asti, li 40 novembre 1627, ed essa s'intitola Al M° Ill” et R.”° Sig' mio Coln° il Sig. Gio. Secondo Ferrero-Ponziglione, Refferendario Apostolico dell'una e l'altra Segnatura, Priore d'Ivrea e di Casalgrasso, Auditore et Agente del Serenissimo Prencipe Cardinale di Sauoia.

Dopo premesse alcune generali cose sovra le sue aquile così giovinette, che non hanno ancora l'ale pennute, onde possano alzare i vanni, e giungere al Sole . . . (alludendo con quelle metafore all'indole del suo lavoro); così entra l'autore nella medesima dedica a discorrere della antichità della nobil famiglia del suo Mecenate, e di alcuni fra più cospicui personaggi da essa prodotti; e facendo grande pompa di secentistici vezzi, così in questa lettera, come in tutto il resto dell'opera, così scrive: . . . Et io presento di V. S. M. Illustre e Reuerendissima Prelato della Romana Chiesa come Tauola preciosa questo mio Santuario, in cui sono scolpite l'Aquile diuine acciochè siano da Lei non solo diffese, ma gradite et aggrandite, onde poco opri, chi molto s'affatica d'abbassarle. Me n' è di ciò maleuadore la nobiltà Ferrera e Ponzigliona, da quale, come di due radici Ella è tronco marauiglioso. Insino del mille ducento settanta sette Ottone Ferrero protesse in modo Cherasco sua patria, che lo pacificò con Asti et Alba (144). Poco dopo Jacopino, Oberto et Opicio per aggrandirlo li fecero Statuti per il buon gouerno (145). Poco dopo Tomaso andò per seruigio di quello di trattare col Duca d'Orleans (146). Poco dopo Antonio Ponziglione fu dal Serenissimo di Sauoia eletto per diffendere le pretensioni sue nel Marchesato di Saluzzo, per lo che le conuenne disputtare col Presidente di Parigi (147). E Tomaso Ponziglione di trattar co'Signori Del Carretto per beneficio della sua Patria (148). Perciò il Marchese Del Vasto Luogotenente di Carlo Quinto Imperatore nello Stato di Milano priuileggiò Beltramo Ferrero (149) e Michel Ponziglione (150), e gli chiamò amici suoi, et affettionatissimi all'Imperiale degnità. E chi me ne può più assicurare della sua benignità, che la fà amare in Torino, et ammirare in Roma? Non disdegni la picciolezza del dono, che ui supplisce la prontezza dell'animo del donatore. Se questa non è Tauola d'oro, e gemmata, cioè di somma perfetione, quale V. S. M. Illustre e Reuerendissima merita, la ritrouerà forse di purità tale, che potrà passare, se non sotto gli occhi degli auari, almeno nelle mani degli studiosi, e gli sarà oro più puro, e gemma più pretiosa di qualunque gemma et oro, che le potesse dar altri. E se bene insino- di quest'hora io sia stato Corbo augello di sinistro augurio, da mò innanzi farommi Aquila, per augurarle ogni felicità; e giubilerò d'esser aquila coll'ale troncate per pormi sotto l'ale di Lei, e con quel uolo alzarmi in modo, che scoperte le vanità del Mondo, ambisca solamente le grandezze del Cielo, e sarò Aquila parturiente Aquile. Nostro Signore, che le hà dato l'ale grandi, glie le faccia stendere tanto più per aggrandir se stessa, e per protegger altri, et à me dia occasione per farmele conoscere come le sono suisceratissimo, e prontissimo a' suoi cenni, e facendole humilissima riuerenza le bramo ogni maggior grandezza in terra, et ogni maggior contento in Cielo.

Il quadro col vero volto di Aurelio Corbellini

Morì il nostro Corbellini nell'anno 1648 a Vercelli, ed essendo noi in cerca del ritratto di sì grande letterato, lo abbiamo infine rinvenuto presso l'avvocato Bosco amante delle belle arti, giudice maggiore della città e provincia di Vercelli nel 1815, ed avendolo ottenuto in cambio con altro prezioso quadro, venne tosto dal chiarissimo professore Balocco con diligenza disegnato, quindi spedito a Roma per essere dal bravo Ludovico Ferretti ( 1776 -1848 ) inciso. Noi possiamo far fede della verisomiglianza di quest'effigie , poichè fu messa a confronto con quella dipinta dal celebre Caccia, detto il Moncalvo, prima del 1626 in un quadro rappresentante la B. V. Maria col Bambino, e gruppi d'angeli, e sotto un vecchio con piviale, ed una fettuccia in mano, su cui si legge: Aurelius Corbellinus. Questo quadro deve essere stato fatto per la chiesa della Consolazione in s. Germano dal Corbellini fondata, come diremo parlando dei Mecenati delle arti liberali.

Istoria della vercellese letteratura ed arti di G. De-Gregory ..., Volume 3