San Germano e la Festa dello

Statuto Albertino

Lo Statuto del Regno o Statuto Fondamentale della Monarchia di Savoia del 4 marzo 1848 (noto come Statuto Albertino, dal nome del re che lo promulgò, Carlo Alberto di Savoia), fu la costituzione adottata dal Regno di Sardegna il 4 marzo 1848 a Torino.

Nel preambolo autografo dello stesso Carlo Alberto viene definito come «Legge fondamentale perpetua ed irrevocabile della Monarchia sabauda». Il 17 marzo 1861, con la fondazione del Regno d'Italia, divenne la carta fondamentale della nuova Italia unita e rimase formalmente tale, pur con modifiche, fino al biennio 1944-1946 quando, con successivi decreti legislativi, fu adottato un regime costituzionale transitorio, valido fino all'entrata in vigore della Costituzione, il 1º gennaio 1948.

Lo Statuto Albertino, in quanto costituzione flessibile, poteva essere modificato o integrato con legge adottata secondo la procedura ordinaria. Le leggi costituzionali infatti, sono presenti nell'ordinamento italiano solo a partire dalla Costituzione repubblicana del 1948 che è rigida.

La festa dello Statuto Albertino fu celebrata per la prima volta il 27 febbraio 1848, dopo che lo Statuto era stato annunciato l'8 febbraio, ma non ancora proclamato.

Lo Statuto Albertino fu accolto dai piemontesi come un gesto di magnanimità di un sovrano “buono”, e tutto il Regno si era prodigato in ringraziamenti ed omaggi al re Carlo Alberto. Dopo aver cercato di smorzare l'entusiasmo il 18 febbraio 1848, vincendo la sua modestia, il re accondiscese all’ organizzazione di una festa, che viene fissata il 27 febbraio 1848.

Anche i sangermanesi accolsero con entusiasmo e partecipazione la nuova Festa e non mancarono di contribuire con somme di danaro al Comitato Nazionale presieduto da S.A.R. Principe Eugenio di Savoia . Nei primi anni  primi anni della sua promulgazione anche il nostro borgo fu coinvolto dai festeggiamenti ; ne abbiamo testimonianza nel racconto già pubblicato nel Capitolo : SAN GERMANO E I MOTI DEL 1821 - 27 ANNI DOPO ...... . Ma dal 1875 abbiamo ritrovato solo una partecipazione indiretta a tale festa , limitata solo a una contribuzione in danaro all'ente preposto al suo svolgimento.

 

Già festa nazionale del Regno di Sardegna, durante il Regno d'Italia, la Festa dello Statuto Albertino fu spostata alla prima domenica di Giugno, e gradualmente assunse il significato di festa della Monarchia. Ne fece parte anche la ricorrenza del 2 giugno. Oggi, è la festa della Repubblica, ma era stato proprio quello il giorno scelto per celebrare lo Statuto albertino. Era la festa nazionale del regno di Sardegna, prima fissata a febbraio poi spostata alla prima domenica di giugno. Una festa civile, estesa poi al regno d'Italia e in ultimo alla Repubblica.

Festa nazionale dello Statuto

Ministero dell'Interno Circolare N.39 Torino addi 6 maggio 1861

Con decreto d'jeri S.M. il Re ha approvato la legge da me proposta e accettata dal Senato e dalla Camera dei Deputati per la quale è stabilita nella prima domenica di Giugno una festa nazionale commemorativa dell'Unità d'Italia e dello Statuto del Regno. Essendo questa festa posta a carico dei municipi, sarà opportuno che io ne svolga brevemente il concetto o dia alcune istruzioni circa il modo di eseguirla. E primieramente la S.V. prenderà gli opportuni accordi coll'autorità Governativa per tutto ciò che concerne questa solennità. Appresso Ella rivolgerà avviso cortese all'autorità Ecclesiastica, affinché piacerà ad essa celebrare con rito religioso il grande evento che fa di tutti i popoli d'Italia una sola famiglia sotto l'impero della Monarchia Costituzionale di Vittorio Emanuele II e suoi successori. Il Governo di S.M. confida che tutti i Vescovi o Parroci aderiranno di buon grado a tale invito, e dimostreranno anche in questa occasione la carità cittadina. In tal caso avrà luogo la festa religiosa con una messa accompagnata dal canto dell'Inno Ambrosiano. Alla qualora l'autorità Ecclesiastica non credesse di poter aderire a siffatto invito, il Governo di S.M. deplorando l'illusione nella quale taluno si troverebbe, vuole nullameno che si rispettino scrupolosamente i sentimenti della sua conferenza e quindi la S.V. non insisterà ulteriormente a tal fine. Bensì, ove fosse nel territorio del Comune qualche Chiesa di patronato municipale e alcun sacerdote disposto a celebrarsi la presente solennità, Ella potrà supplire in tal guisa al difetto dell'autorità Gerarchica Ecclesiastica. Ad ogni modo poi, abbia o non abbia luogo la funzione religiosa, non mancherà la parte civile della Festa. Il Governo lascia interamente libera la scelta dei modi al Comune, ma non può [fare] a meno di raccomandare vivamente alla S.V. di scegliere quelle forme che più siano atte a dare ai popoli idea adeguata del grande avvenimento che con questa festa si ricorda e che più valga ad ispirare serj pensieri e generosi sentimenti. Ove siano truppe stanziali avrà luogo una rassegna di esse e della Guardia Nazionale. Quando il Comune possa farlo, sarà bello similmente scegliere quel giorno per far pubbliche mostre di belle arti e d'industrie, e per dare esercizij letterari e drammatici. Finalmente non mancherà mai occasione di consacrare la Festa con alcuna beneficienza onde la ricorrenza del Re e della Patria si associj alle consolazioni dei poveri e degli afflitti. Il Municipio sceglierà quei modi di ricreazione che possono meglio acconciarsi agli onesti desideri dalle abitudini della popolazione, e la illuminazione degli Edifici pubblici chiuderà un giorno che ricorda l'evento più memorabile d'Italia per tutte le età venture. Il Governo di S.M. mentre raccomanda al decoro della Festa nazionale non intende però di eccitare i municipi a spese troppo larghe massime in questi tempi nei quali i bisogni della patria esigono molti sacrifizi. A tal fine ha ristretto il termine della Festa entro un solo giorno. A ciò contribuirà ancora la disposizione per la quale ogni altra festa, la cui spesa fosse obbligatoria a carico dei municipj, rimane soppressa. Sarà bene pertanto, che questi altri esercizj e solazj che solevano praticarsi in altri periodi dell'anno si riversino in quelli della festa nazionale. E siccome questo grande evento che in ogni anno si vuol celebrare è come il compimento di tutti i fatti parziali che illustrano la storia italiana, il Governo di S.M. raccomanda soprattutto che si cessi da qualunque altra festa, ricordando antiche divisioni municipali, trionfi di parte, o vittorie parziali che non tornarono che a danno della intera nazione. Tali sono le norme che il sottoscritto ha stimato di dover indicare alla S.V. Se tutti i popoli civili, tanto antichi che moderni istituirono feste pubbliche a ricordanza perenne dei grandi avvenimenti propizj e gloriosi, nessun avvenimento meritava tanto di essere da noi celebrato quanto il presente, che riepiloga in se stesso le tre maggiori conquiste di un popolo, l'unità, l'indipendenza, la libertà.

Il Ministro Firmato M. Minghetti Per copia conforme G. Vasti segretario