L'Infeudazione ai San Martino d'Agliè

San Martino d'Agliè. - Nobile famiglia piemontese, ramo dei conti del Canavese staccatosi (sec. 12º) con Oberto; elevata in seguito al titolo comitale (sec. 16º) e con Giulio Cesare a quello marchionale di San Germano (1610) e di San Damiano (1633). Diede illustri servitori della dinastia sabauda, come i figli di Giulio Cesare, Ottaviano e Carlo, e il figlio di Ottaviano, Carlo Luigi, governatore di Cuneo, maresciallo di campo. È tuttora fiorente il ramo di San Germano.

 

Stemma Casato san Martino d'Agliè

IL NUOVO MARCHESE

Con il peggiorare della situazione politico militare tra il Ducato di Savoia e gli Spagnoli , e le incombenti spese militari , il Duca Carlo Emanuele I pensò di ridefinire anche la questione del Marchesato di S.Germano che avrebbe poturo rendere qualche cosa , e si venne nella decisione di alienarlo definitivamente . L'offerta fatta dal cavaliere Giulio Cesare d'Agliè e S.Martino , che era disposto a pagare fino a ventimila ducatoni viene presa in considerazione. Il Duca per altro , prima di concludere l'affare , volle sentire il parere dei Sangermanesi e , per mostrare il suo animo benevolo , li assicurò per mezzo del Presidente Spatis che se la Comunità voleva attendere a tal negozio e liberarsi dell'infeudazione , egli l'avrebbe sempre preferita ad ogni altro personaggio , anche per minor somma. La dichiarazione del Duca sarebbe stata , in altri tempi accolta con vero giubilo dai nostri borghigiani e non si sarebbe tardato a dare una risposta ; ma le condizioni del Comune , quali abbiamo visto , erano troppo gravi perchè si potesse pensarci sul serio . I consiglieri , in un affare di tanta importanza , non vogliono da soli prendersi , la responsabilità di una decisione , e chiamano i capi di casa ; i pareri , com'è naturale , sono vari : gli uni sono propensi , purchè si trovi persona che serva la Comunità del danaro necessario e il Duca si contenti di somma conveniente ; gli altri , consideratà la povertà e i debiti e le spese che hanno , opinano di rinunciare ad ogni idea d'acquisto ; ma è tale il desideri di liberarsi dall'infeudazione che i più son disposti a tentare ogni mezzo . Bisogna perciò accordarsi col Governo ; e partono per Torino lo Spatis e il Ghigliotti , che torna dopo pochi giorni e rende noto della sua gita . Il Duca stesso gli ha detto che il negozio era già stato concluso e il luogo infeudato il 20 Agosto 1610 nel Cavaliere d'Agliè , al quale aveva concesso i pascoli , i boschi , i molini e forni , sebbene fossero della Comunità , e il tutto s'era già fatto l'istrumento ; al Comune rimanere però il diritto perpetuo di riscattarsi . Avuta questa risposta il Ghigliotti s'era consigliato con alcuni compaesani residenti a Torino e avevan pensato che era meglio redimersi e fare ogni sforzo possibile per trovar denari , e ciò egli proponeva al Consiglio . Tutti ad eccezzione di Gio Giacomo Bruno , rispondono che non vogliono dipendere che da S.A , e dopo questo voto quasi unanime si delibera di presentarsi al Duca per esporre la decisione presa e cercare il modo migliore di venire a capo della cosa . Si dà carta bianca al Ghigliotti e al Cobellino perchè si accordino per la somma , e facciano un prestito : tutti sono pieni di buona volontà e sembrano non desiderare altro che la conclusione del negozio . Ed ecco che di nuovo , quasi all'improvviso , la scena muta , e quindici giorni dopo la seduta così piena di entusiasmo e di dichiarazioni d'affetto per il Duca , arriva una lettera del Cavaliere d'Agliè , che informa dell'arrivo del fratello conte Ludovico per prendere il possesso del luogo conforme agli ordini dati da S.A. . Dovette riuscire ben dolorosa la notizia a chi s'apprestava , pieno di fiducia , un pò di sollievo alle cose del proprio comune. Dell'adunanza del popolo tenuta nella Chiesa Parrocchiale , per sentire la brutta nuova , nulla sappiamo ; dal verbale invece della seduta consigliare , a cui intervennero numerosi anche i capi di casa , apprendiamo che si ripetè la protesta , poi che null'altro restava a loro a fare pronunciata dieci anni prima. Salvi i diritti della Comunità , il borgo continuava adunque ad essere un luogo mediato , e il secondo Marchese di San Germano , confermate le convenzioni e venuto con le solite cerimonie , in possesso del feudo , si affrettava a ricordare ai sudditi suoi che dovevano pagargli " Il quartero del tasso di settembte" ; si rivaleva così di quanto aveva sborsato al Duca sul povero Comune.

Ordine cronologico dei Marchesi di San Germano
Marchese Dal Al Annotazioni
Giulio Cesare d'Agliè 1610 1624 Giulio Cesare d'Agliè , figlio di Nicola d'Agliè dei Conti di San Martino , scudiere e gentiluomo ordinario di camera di Carlo Emanuele I
Ottaviano Antonio 1624 1672 Ottaviano, Marchese di San Germano: ricopre alte cariche militari, è governatore di Torino, cavaliere dell’Annunziata.
Carlo Ludovico 1673 1712 Carlo Ludovico (Carlo Luigi), Marchese di San Germano e San Damiano: colonnello del reggimento di Nizza e delle milizie del Canavese e di Trino, generale delle galee, governatore di Villafranca e Cuneo, cavaliere dell’Annunziata.
Giuseppe Francesco 1712 1720  Come tutore di Giuseppe Gaetano
Dal 7 Gennaio 1720 - Vittorio Amedeo II decide il rientro dei feudi nel Regio Demanio
Dal 8 luglio 1722 il feudo viene riacquistato per 5000 lire piemontesi da Giuseppe Gaetano
Giuseppe Gaetano 1722 1747  

Nell'Ottobre del 1747 , Carlo Emanuele III decise l'alienazione dei feudi in Piemonte , con questo editto i feudatari ( ben 5800 nel solo Piemonte ) perdevano le loro antiche prerogative di imporre oltre alla più svariate prestazioni ; diritti di pedaggio , di caccia , di pascolo , di pesca e tasse sui mercati , sulla macinazione del grano. Diventavano comuni cittadini , pur continuando a mantenere il titolo nobiliare e la proprietà di alcuni beni , mentre altri nel 1749 furono incorporati nel Regio Demanio.

I San Martino d'Agliè mantengono da allora in titolo di Marchese di San Germano ed alcune proprietà nel borgo .

Nel 1796 risultano essere ancora di proprietà del "Marchese del Borgo"

Le Fontane del Gorgo e del Valasse per 2 /3 il Molino detto della Terra e il Navilotto del Pascolo.

 

Cardè - Sepolcreto dei Marchesi di San Germano