GIUSEPPE ALLIEVO

(1830-1913)

 PEDAGOGISTA E FILOSOFO  

 

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Il Prof.Comm. Giuseppe Allievo nacque in San Germano Vercellese il 14 Settembre 1830. Compì gli studi secondari in Vercelli,nel Seminario Arcivescovile, ai cui superiori fu sempre riconoscente. Vinto un posto al Collegio Carlo Alberto,comunemente detto delle Province,si iscrisse alla facoltà di  filosofia della R. Università di Torino,dove il 18 Luglio 1853 consegui' sp1endidamente la laurea dopo una pubblica discussione su alcune tesi tratte dalla Morale,dall'Ontologia,dalla Storia della Filosofia e dalla Pedagogia.L'anno stesso in cui ottenne la laurea,Giuseppe Allievo fu mandato a dirigere la Scuola di metodo di Novara; insegno' successivamente a Domodossola, Ivrea, Ceva,Casale M.,Milano,ove conobbe A.Pestalozza,C.Cantu' e Tullio Dandolo. Nell’ autunno del 1887 il Ministero della P.I. lo destinò al R.Liceo Cavour di Torino , incaricandolo nello stesso tempo della Pedagogia all'Universita'. Nel 1869 rinunzio' all'insegnamento filosofico-liceale ed alla cattedra di pedagogia consacro' tutta l'attivita'del suo chiaro e vigoroso ingegno,onorandola per circa 45 anni con una produzione scientifica veramente straordinaria. A lui si rivolgeva anche il Beato Don Bosco per gli esami di fine anno dei suoi collegi . Il 9 Febbraio 1913, quando lascio' l’insegnamento universitario, nonostante l’ assenza del mondo ufficiale,gli furono tributate splendide onoranze, alle quali parteciparono infiniti professori universitari di filosofia e scienze affini, ben riconoscendolo come filosofo,psicologo, pedagogista , critico del positivismo, storico della filosofia e della pedagogia. Mori' in Torino il 24 Giugno 1913,mentre continuava a meditare ed a scrivere ed aveva appena terminato il mirabile lavoro su "Socrate e gli ultimi suoi giorni".Ne'la morte lo colse impreparato. Ora riposa nel sepolcreto ch'egli eresse per se'e pei suoi nel paese nativo,ove gli diedero l'estremo saluto parenti ed amici ed ove il Senatore M.Pozzo salutò in Giuseppe Allievo una gloria d'Italia. E gloria fu davvero gloria della scienza e della religione:a quella si dedico' con tutto il vigore dell'ingegno,a questa si mantenne fedele in ogni occasione della vita,mirabilmente conciliando le pratiche austere del credente delle aspirazioni del filosofo,ne'ebbe timore mai di mostrare con l'esempio cio' che aveva confessato con la parola e con lo scritto. Notevole la sua devozione al SS.Sacramento a cui era solito fare la visita in S.Dalmazio di Torino.

Nella tomba di famiglia riposa la moglie Maria Cappa , morta il 9 giugno 1905 , alla cerimonia funebre svoltasi a San Germano alle ore 16 della domenica 11 giugno 1905 , parteciparono ; i figli Avv. Biagio con la consorte Tina Martini , Eloisa con il marito Professor Giovanni Battista Gerini , Dott. Cesare con la consorte Bice Coda , Ing. Prof. Tullio con la consorte Maria Merletti.

La Cerimonia per l'onorificenza

Il giorno 29 giugno 1904 nell'Aula Magna dell'Università di Torino si celebrò la cerimonia in onore del venerando Professore Giuseppe Allievo. Nel festeggiare il suo cinquantesimo anno di pubblico insegnamento dell'illustre pedagogista sono intervenuti ; il Dott. G.Battista Gerini che pubblicò una monografia col titolo "La Mente di Giuseppe Allievo" , intesa come dice lo stesso autore nelkla sua prefazione , ad illustrare la meravigliosa operosità scientifica.

Furono consegnate al Professore una medaglia d'oro artisticamente coniata da Fumagalli e un ricco album con dedica del prof. Bettazzi. Alla cerimonia assistevano le autorità cittadine, tutto il corpo accademico, una Commissione vercellese, la rappresentanza del Municipio di San Germano Vercellese, paese nativo dell' illustre pedagogista. L' aula era affollata d' un pubblico elettissimo fra cui molte signore e signorine. Si notavano pure i figli del prof. Giuseppe Allievo, avv. Biagio e ing. Tullio. Parlarono applauditissimi : il Professor Miraglia del Comitato delle onoranze , il rettore Chironi per l' Università, il prof. D' Ovidio dell' Accademia delle scienze, l' avv. Malinverni a nome della città di Vercelli, De Abate della Gazzetta del Popolo a nome di San Germano Vercellese, l'assessore Giacoma Albertini per la città di Torino, e la professoressa Marchiando . Giuseppe Allievo rispose ringraziando. Il ministro Orlando telegrafò a nome del Re, il quale nominò Giuseppe Allievo grande Ufficiale della Corona. infine il prof. Chironi lesse il telegramma del Ministro Orlando . « Col più vivo compiacimento partecipo a V. S. che S. M. il Re si è degnato, su mia proposta, di nominare il prof. Giuseppe Allievo, Grande Ufficiale dell’Ordine della Corona d’Italia. V. S. vorrà compiacersi di darne notizia all’illustre professore, nel giorno in cui si celebrerà in cotesto Ateneo il cinquantesimo anniversario del suo insegnamento: e nel porgere al valoroso pedagogista il mio saluto riverente, bene augurante, vorrà altresì esprimergli i sensi della mia vivissima ammirazione per l’insigne e feconda opera sua d’insegnante, di scienziato, cui è degnamente reso onore ». Presa la parola per ringraziare, Giuseppe Allievo pronunciò un breve ma elegantissimo discorso, reso poi di pubblica ragione, nel quale ebbe un pensiero buono e gentile per gli ignoti eroi del magistero educativo, che compiono la loro opera senz’altro applauso, senz’altro conforto che quello della propria onesta coscienza.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sepolcreto di Giuseppe Allievo nel cimitero di San Germano Vercellese

ALLIEVO, Giuseppe. - Nacque a S. Germano Vercellese il 14 sett. 1830, e, compiuti gli studi secondari nella città di Vercelli, s'iscrisse alla facoltà di filosofia dell'università di Torino, dove ebbe come maestro G. A. Rayneri (di cui l'Allievo doveva essere poi il successore), laureandosi il 18 luglio 1853. Insegnò pedagogia a Novara (1853),a Domodossola (1854) e a Ivrea (1855 e 1856). A Domodossola conobbe il Rosmini e pubblicò i suoi primi lavori, collaborando anche alla Rivista con temporanea del Chiala. Nominato professore di filosofia nel Collegio di Ceva, v'insegnò dal 1856 al 1858. Nel luglio del 1858 conseguì l'aggregazione alla facoltà di filosofia e lettere presso l'università di Torino, dopo aver discusso pubblicamente sette Tesi (ripubblicate poi nei Saggi filosofici,Milano 1866), nelle quali l'A. manifestava già chiaramente la sua adesione ad alcuni principi, che saranno poi la base di tutto il suo successivo insegnamento: il teismo e lo spiritualismo cattolico, il principio del sintesismo degli esseri,da lui così definito: "nessuna parte di un ente può sussistere divisa dal tutto dell'ente stesso, e nessun essere può sussistere nè operare diviso dagli enti che costituiscono l'universo".

Trasferito da Ceva a Casale, l'Allievo insegnò in questa città dal 1858 al 186o; dopo l'unione della Lombardia al Piemonte, egli fu trasferito al liceo "Panni" di Milano, dove rimase fino al 1867. Nel 186o-61 ricevette anche l'incarico di logica all'Accademia scientifico-letteraria di Milano e l'anno dopo quello di metafisica. Coronarono l'attività filosofica di questo primo periodo i Saggi filosofici (Milano 1866), in cui il sintesismo veniva posto come principio risolutivo della dialettica intellettuale e ontologica dall'uno al molteplice e dal molteplice all'uno.

In occasione del concorso al premio Ravizza bandito per l'anno 1865-66, l'Allievo scrisse un'opera sulla dottrina hegeliana, ottenendo il premio. L'opera fu pubblicata parte nel 1868 a Milano (L'hegelianismo, la scienza e la vita),parte nel 1897 a Torino (Esame dell'hegelianismo):in essa l'Allievo criticava la dottrina hegeliana, soprattutto per motivi dettati da preoccupazioni di carattere religioso, e sosteneva che la filosofia tradizionale italiana, lo spiritualismo, doveva opporsi sia allo hegelianismo sia al positivismo. In questa polemica culturale contro le dottrine antispiritualiste (in modo particolare contro il positivismo, che trionfava in quegli anni nelle università italiane) l'Allievo si valse della rivista Il Campo dei filosofi italiani,che diresse dal 1868 al 1873. Dopo aver scritto, per incarico del ministro D. Berti, una relazione su La pedagogia italiana dal 1846 al '66 (edita a Milano nel 1867; 2 ediz. 1901), veniva trasferito al liceo "Cavour" di Torino, e riceveva contemporaneamente l'incarico di antropologia e pedagogia all'università di Torino. Due anni dopo rinunciò all'insegnamento liceale per dedicarsi tutto a quello universitario. Da quest'epoca fino al 1912 egli rimase ininterrottamente all'ateneo torinese, come titolare della cattedra di pedagogia, dedicando tutta la sua attività all'insegnamento e a ricerche intorno a problemi antropologici e pedagogici, con un'unica eccezione rappresentata da una ampia opera dedicata ai problemi generali della filosofia (Il problema metafisico studiato nella storia della filosofia, dalla scuola ionica a Giordano Bruno,Torino 1877).

Nei suoi Studi antropologici: L'uomo e il cosmo (Torino 1891), che contengono anche alcuni suoi precedenti lavori di antropologia, egli mirò a definire il concetto dell'uomo; e da tale concetto antropologico dedusse quindi il fondamentale principio dell'educazione, che egli illustrò nei suoi Studi pedagogici (Torino 1892): "svolgere la personalità organica dell'uomo fanciullo, addestrandolo al dominio delle proprie potenze, mediante la formazione del carattere ordinata al possesso dello spirito infinito".

L'Allievo giunse così ad elaborare una sua originale teoria pedagogica fondata sul principio della personalità, coronamento dello spiritualismo e del teismo, i cui pronunciati fondamentali erano la personalità finita dell'essere umano e la personalità infinita dell'essere divino. A queste due opere fondamentali fanno, inoltre, corona una quantità di monografie particolari.

Scritti di antropologia e di psicologia (dal 1894 l'A. rivolse in particolare la sua attenzione alla psicologia per poter combattere con più sicuro fondamento il positivismo): Il primo antropologico riscontrato nella vita delle nazioni (1874); Sulla personalità umana (1878); Armonie del soggetto umano (1895); Di alcune forme della vita psichica (1897); La psicologia filosofica ed i suoi avversari (1897); Il sistema delle potenze umane ed il loro rapporto con l'anima (1898); L'antropologia e la letteratura (Napoli 1899); Saggio di una introduzione alle scienze sociali (1899); Correlazione delle potenze umane (190o); La vita oltremondana (1903); Il ritorno al principio della personalità (1904).

Scritti di pedagogia: L'educazione e la nazionalità (1875); Del positivismo in sé e nell'ordine pedagogico (1883); L'educazione personale, il socialismo e la famiglia (1894); Gli evoluzionisti ed il metodo in pedagogia (1897).

Scritti di storia della pedagogia: Delle dottrine pedagogiche di E. Pestalozzi, A. Necker di Saussure, F. Naville, G. Girard (1884); La libera attività dell'educando secondo Pestalozzi e Rousseau (1896); F. Herbart e la sua dottrina pedagogica (1896); La teoria dell'educazione morale di H. Spencer riscontrata col suo concetto psicologico (1898); Esposizione critica delle opinioni di illustri pedagogisti intorno il rapporto tra educazione pubblica e privata (1898); G. G. Rousseau, filosofo e pedagogista (1910); A. Rosmini (1913, in Studium).Tutti gli scritti citati sono Stati pubblicati, salvo indicazione contraria, a Torino. Altri suoi lavori furono pubblicati postumi, a cura di G. B. Germi, genero dell'Allievo.

Bibliografia su Giuseppe Allievo

Bibl.: Per la biografia: G. B. Germi, La mente di G. A.,Torino 1904; Id., Indice cronologico delle pubblicazioni del prof. G. A., in Cultura filosofica, IV (1910), pp. 479-484; Id., La vita e il pensiero di G. A., in Atti d. Accad. Roveretana degli Agiati,s. 4, v. II (1913), pp. LXX-LXXXVII; Vita e mente di G. A. (volume pubblicato in onore dell'A. e contenente scritti di molti studiosi: L. M. Buia, G. Calò, L. Capra, F. De Sarlo, G. M. Ferrari, G. Franceschini, O. B. Germi, G. Morando, G. Tauro, A. Valdarnini), Torino 1913. Sul pensiero dell'A. v.: O. Fettarappa, G. A. pedagogista, Torino 1906; G. Calò, Il pensiero filosofico-pedagogico di G. A., in Cultura filosofica IV (1910), pp. 445-478; G. Gentile, Le origini della filosofia contemporanea in Italia, I, I Platonici, Messina 1925, pp. 345-355; E. Formiggini Santa-maria, La pedagogia italiana nella seconda metà del sec. XIX, I, Gli spiritualisti, Roma 1920, pp. 267-324; G. Alliney, I pensatori della seconda metà del sec. XIX, Milano 1942, pp. 316-322, 343 s.; O. Mazzantini, Due filosofi spiritualisti piemontesi nella seconda metà del sec. XIX, in Arch. di filosofia, XII (1942), pp. 17-42; V. Suraci, G. A. filosofo e pedagogista, in Educare, II (1951), pp. 308-316; III (1952), pp. 30-39, 86-97, 151-161, 231-240, 305-317; IV (19s3), pp. 83-93, 152-7; V (1954), pp. 5-14;R. Berardii, La libertà di insegnamento in Piemonte nel 1848-'59 e un saggio storico di G. A., in Quaderni di cultura

Giuseppe Allievo. morì a Torino il 24 giugno 1913.

 

Il 25 GIUGNO 1913 il giornale "La Stampa" comunicava la notizia della morte di Giuseppe Allievo

Giueseppe Allievo e il problema dell'insegnamento del Catechismo nella scuola
La polemica tra laici e cattolici sull'insegnamento del catechismo si intrecciò allora con quella suscitata dalla penetrazione nella scuola del metodo ispirato dal positivismo, dovuta principalmente, oltre che all'influenza generale esercitata dalla filosofia positivistica in quel tempo, all'opera di alcuni pedagogisti, come Andrea Angiulli e Aristide Gabelli. La diffusione del metodo positivista significò anzitutto una giusta reazione contro il dogmatismo e il verbalismo, tanto diffusi nella scuola italiana anche primaria. Quel metodo infatti mirava a fondare l'insegnamento sulla lezione dei fatti, a partire dall'osservazione per sviluppare la riflessione razionale e a portare anche nell'insegnamento primario lo spirito della scienza sperimentale. Questo metodo però fu osteggiato dai pedagogisti che cercavano di ridare vigore alle tendenze spiritualistiche, come Giuseppe Allievo e Augusto Alfani, collaboratore della "Rassegna Nazionale" di Firenze, l'organo dei cattolici conciliatoristi clerico-moderati. I moderati e i cattolici accusarono allora i positivisti di introdurre nella scuola l'ateismo e lo spirito di rivolta contro ogni tradizione e ogni autorità. A questi attacchi i pedagogisti positivisti, che non erano certo dei rivoluzionari ma soltanto dei democratici o dei liberali più o meno progressisti, reagirono mettendo in luce il valore metodologico della loro dottrina più che le implicazioni politiche e religiose che essa poteva avere. Comunque essi furono in generale difensori del laicismo, ma cercarono anche di dimostrare che questo era assai meno in contrasto con la morale tradizionale di quanto i cattolici affermavano.

 

In suo onore gli sono state dedicate due Scuole : una a San Germano Vercellese paese dove era nato , e una a Torino città dove aveva vissuto. A lui sono state intitolate due vie : una a San Germano Vercellese e una nella città di Roma.

Siamo nel 1924 , a pochi anni dalla sua morte era già stata intitolata a suo nome la Colonia Alpina G.Allievo - Federata alle Colonie di Guerra " - La Colonia era composta di due sezioni ; quella maschile , situata a Monesinaro (Biella) , e quella femminile , situata a Mosso S.Maria (Biella).