Padre GIUSEPPE FERRARO

 

( 1932 - 2013 )

 

TEOLOGO

 

 

Nato

Il R.P. Giuseppe FERRARO,  è deceduto a Gallarate (MI) il 13 settembre 2013. Era nato il 29 giugno 1932 a San Germano (Vercelli) ed era stato alunno del PIB negli anni 1964-69, conseguendo la Licenza in S. Scrittura. Aveva poi conseguito il dottorato in Teologia alla Pont. Università Gregoriana con una tesi sul tema dell'«ora» di Cristo nel Quarto Vangelo (mod.: D. Mollat). Era stato professore di S. Scrittura alla Facoltà Teologica dell'Italia Meridionale, alla Facoltà Teologica di Cagliari e alla Pontificia Università Gregoriana. E' autore di varie pubblicazioni, soprattutto sul IV vangelo. E’ stato autore di numerosissime pubblicazioni, seguendo soprattutto il filone della teologia biblica, con studi dedicati alle Persone trinitarie nel vangelo di san Giovanni, e quello della teologia dei sacramenti. Tra le pubblicazioni possiamo ricordare:L’ora di Cristo nel quarto vangelo; Lo Spirito e Cristo nel quarto vangelo; I racconti dell’infanzia nel vangelo di Luca; Lo Spirito Santo nel “De Trinitate” di S. Agostino; Ministri di salvezza. Per una teologia del ministero ordinato a partire dall’esegesi delle preghiere d’ordinazione. Tra le tante cose che si potrebbero scrivere della sua vita possiamo considerare tre aspetti: il docente, il sacerdote, l’amico. Come docente Padre Ferraro si distingueva per la chiarezza e la precisione con cui esponeva agli alunni le lezioni di teologia, sia nell’ambito biblico che dogmatico. Aveva la capacità di rendere accessibili anche gli argomenti teologici più complessi e nello stesso tempo aiutava gli studenti ad acquisire un metodo di studio e di ricerca. Rigoroso nella ricerca scientifica, era un lavoratore instancabile e metodico. Sino agli ultimi giorni di permanenza a Cagliari lo si poteva incontrare ogni giorno intento a studiare, alla postazione solita, nella sala della biblioteca della Facoltà di via Sanjust. Come sacerdote Padre Giuseppe che venne ordinato l’8 luglio 1962 dall’Arcivescovo di Torino Maurilio Fossati - amava recarsi nelle parrocchie per collaborare all’attività pastorale. Ogni fine settimana, in auto, in treno o in bicicletta, si recava in qualche chiesa per celebrare la santa Messa oppure per delle conferenze o catechesi. I fedeli che ascoltavano le sue omelie restavano ammirati per la precisione e la chiarezza con cui spiegava le letture bibliche e per la modalità con cui applicava gli insegnamenti alla vita personale. Il suo grande desiderio era di celebrare i sacramenti e particolarmente i battesimi. Se veniva invitato da qualche parroco per celebrare dei battesimi faceva di tutto per adempiere quel compito e, puntualmente, aggiornava il totale di battesimi amministrati negli anni di sacerdozio. Sicuramente un record difficile da eguagliare per tanti sacerdoti. Ma questi due aspetti sono incompleti se non si considera anche il terzo, quello dell’amicizia. Padre Ferraro aveva amici dovunque, in Sardegna e nel resto d’Italia. Era amico dei seminaristi, dei sacerdoti, dei laici e delle famiglie. Aveva rapporti epistolari con tantissime persone. Ne è prova la pubblicazione di due libri: Lettere a preti, del 1996, e Pellegrino dell’amicizia, del 2004. Quest’ultimo consiste in una raccolta selezionata di lettere inviate a diaconi, presbiteri e vescovi, in prossimità della loro ordinazione sacra, e di altre indirizzate a varie categorie di persone, tra cui un guidatore ditreni, una guida di montagna, un agricoltore e una coppia di sposi in occasione del loro matrimonio. Poi, a dimostrazione di una vena ironica che possedeva e che manifestava anche nei confronti di se stesso, vi è una lettera, inviata agli amici, dedicata all’asinello che, secondo il racconto evangelico, è stato il mezzo di trasporto di Gesù. E’ una simpatica descrizione della simbologia legata a questo animale, unita a delle belle considerazioni spirituali sulla necessità di essere tutti disponibili e servizievoli nei confronti di Dio. Un’altra lettera parla del “monte”, termine usato spesso nella Bibbia sia al singolare come il simbolo di Cristo sia al plurale come simbolo degli uomini di valore, nel bene o nel male. Tutte le lettere sono intrise di citazioni bibliche e letterarie, a conferma di una cultura vasta e profonda. Padre Giuseppe entrava subito in amicizia con i seminaristi e i sacerdoti e presto andava a conoscere la loro famiglia, diventando lui stesso uno di famiglia. Inoltre, amava parlare della sua terra d’origine, il Vercellese, della sua parrocchia, del parroco della sua infanzia e della sua vocazione. Raccontava come l’ingresso nella Compagnia di Gesù fu determinato dal fatto straordinario che, una volta scoperta la vocazione al sacerdozio, in un’udienza con il Papa Pio XII ricevette da lui stesso l’indicazione di entrare nella Compagnia di Gesù. Era, poi, molto attaccato alla Chiesa, avendone approfondito il significato teologico e spirituale, e l’immagine che di essa trasmetteva era quella di una comunità accogliente e misericordiosa, nella quale ci si sente a casa propria e nella propria famiglia.Padre Giuseppe Ferraro era un sacerdote religioso ricco di virtù umane e cristiane, educatore amorevole ed amato, umile, amico dei sardi e della Sardegna. A lui va la riconoscenza e la gratitudine per quanto ha operato con generosità e sapienza, in tanti anni di ministero sacerdotale.