San Germano dalla Duchessa Jolanda a Carlo I
Iolanda di Valois, chiamata anche Iolanda di Francia o più comunemente duchessa Jolanda, fu moglie di Amedeo IX di Savoia e quindi duchessa consorte e reggente di Savoia; era figlia di Carlo VII di Valois, re di Francia e di Maria d'Angiò |
Nel 1476 le ostilità con il
Ducato di Milano si conclusero ufficialmente con il Trattato di
Moncalieri che consentì a Iolanda di riottenere la reggenza dell'intero
Ducato di Savoia; a suggellare ulteriormente la pace ottenuta
contribuirono le nozze dell'undicenne erede Filiberto con Bianca Maria
Sforza, secondogenita di Galeazzo Maria. Fu lei ad intraprendere la costruzione del Naviglio d'Ivrea ( ideato da Amedeo VIII ) ; " E primierameute per rimediare alla sterilità della provincia oltre Dora, segnatamele de' luoghi di Moutecaprello, Cigliano, Villa , Regis, Borgo d'Alice, Cavaglià , Tronzano, S. Agata e di altri moltissimi luoghi della diocesi di Vercelli , deduceva un canale bello, ampio e assai lungo, ossia un naviglio, dal fiume di Dora presso alla città d'Ivrea insino alla città di Vercelli, e osava un'impresa grande e tanto difficile, che a molti sembrava impossibile, perchè dovea il canale traversar colline e scorrere per terreni spesso salienti , e faceva col suo disegno e continua attenzione stabilirvi molti ingegni, artifìcii, moliui , le quali cose sono a tutti notorie, ordinando lo stabilimento di dodici ruote con Ire case; in Cassine di cinque ruote con due case; in S. Germano di sei ruote anche cou due case; in S. Agata di dieci ruote con quattro case; nelle fini del Borgo d'Alice di sette ruote con due case, come si continua giornalmente in Perarolio e altrove".Opera destinata ad incidere positivamente sul territorio sangermanese per molti secoli. La duchessa Jolanda nel 1473 intervenne in favore della Comunità di San Germano . Quando nello stesso anno il Procuratore fiscale mise innanzi la pretesa che non fosse in potere della Comunità di esigere i proventi ( multe e sequestri ) derivati da cause civili o penali , perché il Principe si riservava il mero e misto imperio , ecc. ; e mentre proponeva che le fosse tolto per l'avvenire , chiedeva che venisse condannata a restituire quanto aveva percepito. La Comunità non tardò a ricorrere al Governo e con patenti del 9 agosto 1473 la Duchessa dichiarava che , non ostante la clausola di cui sopra , , fosse lecito a quei di San Germano esercire per mezzo del Podestà e dei Consoli il mero e misto imperio con quel che segue , secondo la forma e mente delle franchigie , statuti e buone consuetudini di nuovo confermava e approvava , purchè il Comune pagasse seicento fiorini di Savoia . Questa somma si doveva impiegare nella fabbrica di molini che il Governo voleva far costruire presso il luogo di San Germano sul Canale d'Ivrea scavato poco prima . Un passo delle patenti diceva "...considerantes eosdem de S.Germano semper fuisse et esse inclitae domui Sabaudiae fidelissimos multaque onera suportasse tam pro fortificatione dicti loci quam alias diversimode , et numero hominum ac moltitudine populi quam maxime auctos et multiplicatos , modicos quoque et augustos fines habere , adeoque burgenses et incolae dicti loci coguntur pro maiori parte extra eorum fines victualia sibi procurare , affectantes formam bene vivendi et policiam ponere in loco et burgo nostro S.Germano utque iustitia in ipso loco ministrari possit , etc , etc"
La Duchessa e il Vercellese Il fratello di Amedeo IX :Filippo, che nutriva seri rancori verso Amedeo, scatenò la furia della famiglia verso il Duca, usando come pretesto la decisione di consegnare la reggenza alla moglie Violante: assieme ai fratelli Giacomo e Luigi, capeggiò una vera rivolta contro Amedeo IX, che venne incarcerato e rilasciato solo dopo ordine del re di Francia. La duchessa Violante, sostenuta dai piemontesi e dai francesi, riuscì ad avere infine la meglio, mantenendo la reggenza sugli Stati sabaudi. Amedeo IX, uscito dalla guerra civile esausto, si trasferì con la moglie Jolanda e i figli a Vercelli, città che molto amava e alla quale aveva fatto molti lasciti. La Duchessa Jolanda, reggente per il figlio settenne Filiberto I, dopo la nascita del figlio Carlo I il 29 marzo 1468 , rimane a Vercelli ne più si assenta se non mercoledì 4 novembre per portarsi colle figlie e coi figli Filiberto e Carlo a u disner a San Germano, nell'osteria di Sant'Antonio per poi nel pomeriggio spostarsi fino a Santhià e il giorno successivo trasferirsi a Moncrivello nel suo castello che aveva fatto restaurare. Ottobre 1471 Il Duca di Milano si recò però a visitare, insieme colla moglie e con 25 squadre di gentedarme e più di 4000 fanti, i Duchi di Savoia, il giorno 3 ottobre. Moveva egli incontro a loro oltre a tre miglia fuori di Vercelli, dopo d'essere passato attraverso questa città, le cui chiavi gli erano state spontaneamente consegnate, e coi Duchi ritornava pure in questa città . È facile immaginare le dimostrazioni reciproche di stima, d'amicizia corse fra loro e la festa di tutta la città . Il giorno 7 la Duchessa mandavalo a ringraziare della visita fatta a lei ed al consorte: nel tempo stesso manifestava la sua soddisfazione ai gentiluomini piemontesi per le attestazioni di affetto e di fedeltà che non cessavano di darle. Il giorno 10 poi si recava a S. Germano; l'11 veniva a desinare a Santhià ed a dormire ad Azeglio, il 12 era ad Ivrea, dove si fermava anche il domani, per essere domenica. Vi si era recata per ispezionare il naviglio che essa faceva scavare da Vercelli a questo borgo . Il naviglio è piccolo, riferiva l'Appiano, in omne grado, va stretto per modo che doe barche picole da due - carra luna passariano cum fatigha scontrandosi insiema et etiam « e basso daqua per modo non porria portare gran peso. » (2) Stando ad Ivrea mandava in Francia un Umberto Burdin a ritirare dal Banco de' Medici, dove erano depositati, la corona e alcuni anelli preziosi . Il lunedì seguente, 14, partiva per acqua da Ivrea e si recava a Moncrivello per essere il domani a Salasco. Scopo di questa volata in questi luoghi era il volere stabilire col Marchese di Monferrato una precisa rettifica di confini tra i borghi di Cigliano e Saluggia e i borghi di Moncrivello e Livorno. Dopo la morte del Duca Amedeo IX il 30 marzo 1472 , la Duchessa Jolanda lascia Vercelli e ripassa per San Germano diretta a Torino in data 23 aprile , città che sarà poi la sua nuova residenza. 1473 Intanto era imminente l'anniversario della morte del duca Amedeo; e la Duchessa faceva grandi preparativi per solennizzare degnamente così luttuosa, ma pur cara, ricorrenza. Le cerimonie durarono tre giorni, coll'intervento della più parte dei prelati di Savoia, di tutti i baroni, i cavalieri, i nobili, i sindaci delle principali città: furono spesi 20000 fiorini. Iolanda fece cambiare 400 torce ogni giorno, e a guardia d'onore fece armare 22 uomini con armature fatte venire da Milano . Il duca Galeazzo, oltre all' offrire 900 torce, delle quali si dissero mirabilia, spedì, a rappresentarlo, il Vescovo di Como ed Alessandro Visconti; e, a presidio della Duchessa, 200 fanti sotto Donato. Finalmente la Duchessa si risolveva di lasciar Vercelli e recarsi a Torino. Addì 23 aprile prendeva per S. Germano, Santhià, Moncrivello e Chivasso, dove visitava il castello, che, per essere troppo vasto, essa intendeva di demolire in parte: e faceva la sua prima entrata, dopo la morte del suo consorte, in Torino, addì 28. 1475 Essendo di lì a poco scoppiata la peste a Moncalieri, Iolanda risolve di abbandonare questo borgo: e il 5 luglio si reca per nave a Chivasso (3), da quivi a Moncrivello, donde avrebbe voluto andare incontro infino a Vercelli al Bastardo di Borgogna, che, reduce da Napoli, veniva ora da Milano alla volta del Piemonte; ma poi si consigliò di attenderlo a Moncrivello. Giunse quivi infatti il dì 10, accolto splendidamente, essendogli andati incontro fino a S. Germano i principali signori della Corte. Entrato nel castello, baciò i figli della Duchessa, le dame et acompagno poi Madama per la sala a pranzo. » Partiva la notte del 12-13. A San Germano ritornerà il 10 luglio 1475 , quando abbandonata Torino a causa di un epidemia di peste , e rientrata nel suo castello di Moncrivello , arriverà nel nostro borgo con tutta la sua corte per attendere l'arrivo da Milano di Antonio di Borgogna detto il Gran Bastardo di Borgogna (uno dei figli illegittimi del duca Filippo III di Borgogna ) per accompagnarlo a Moncrivello per un incontro ufficiale . L'ultimo passaggio per San Germano sarà dopo la sua morte avvenuta nel castello di Moncrivello il 29 agosto 1478 quando le sue spoglie, imbalsamate, furono traslate a Vercelli e inumate nella chiesa di S. Eusebio, ai piedi di quelle del duca Amedeo IX.
Bibl - Don Giovanni di Mendozza e il Marchesato di S.Germano - Luigi Rollone - 1899 |
Dopo il rovinoso assedio di Galeazzo Maria Sforza , il borgo di San Germano attraversa un breve periodo di tranquillità . Sono gli anni che il sangermanese Pietro Cara era il personaggio più influente del Ducato di Savoia sotto la reggenza della Duchessa Jolanda di Savoia e l'altro sangermanese Jacopo Suigo si esercitava con la nuova arte della stampa . il ducato di Savoia godette di un breve periodo di pace che però terminò il 28 agosto del 1478, quando la duchessa morì nel castello di Moncrivello, all'epoca noto con il toponimo francese Montcravel. Rimasto orfano, il tredicenne erede Filiberto fu oggetto di pressioni e di disputa per la reggenza ma anch'egli morì prematuramente, lasciando il governo del ducato al fratello Carlo.
Carlo I di Savoia detto il Guerriero era figlio di Amedeo IX (1435 – 1472) e di Iolanda di Francia (1434 – 1478), (detta anche Violante di Francia o di Valois) e quindi fratello di Filiberto I di Savoia, alla morte del quale salì al trono dello stato piemontese, in età ancora molto giovane (solo 14 anni). Luigi XI, lo zio, si considerò allora suo tutore, portandolo in Francia e ponendo come reggente degli stati sabaudi il vescovo di Ginevra: invano Filippo, del ramo dei Savoia-Bresse, cercò di ottenere il vicariato sul Piemonte. Carlo I, alla morte di Luigi XI nel 1483, tornò in patria per poter, finalmente, governare. Si sposò, quindi, con Bianca di Monferrato (1472 – 1519), figlia del marchese Guglielmo VIII Paleologo. Nonostante la sua giovane età, seppe dar prova di incredibile fermezza e determinazione: deciso a riportare l'ordine in un Piemonte dominato dalle angherie dei baroni e dei signori feudali (che avevano avuto possibilità di esercitare il loro potere nei momenti di crisi succeduti alla morte di Amedeo IX di Savoia), Carlo I seppe piegare alla sua volontà le ribellioni e gli abusi.
Sotto il ducato di Carlo I , avvenne un fatto insolito per i sangermanesi , una popolazione che era sempre stata nei secoli costretta a difendersi da invasori stranieri , si trasformarò in belligerante al di fuori del proprio territorio.
IL FATTO D'ARME
Dopo la metà del Quattrocento gli andornesi, stanchi di subire violenze, vessazioni e attacchi di ogni tipo da parte di Biella, inviarono suppliche e memoriali a casa Savoia. Nel 1488 Giuseppe Orsi, favorevole ai Biellesi, scrisse una cronaca dedicata a tali contrasti. Contrasti, anche armati, tra le comunità di Biella e di Andorno che si contendono il primato commerciale e mercantile. I sangermanesi erano da tempo legati agli abitanti di Andorno da interessi commerciali ; "Gli andornesi – forse consapevoli della fondamentale distinzione fra la possibilità, loro concessa, di comprare e vendere merci per loro uso e nelle loro case, e quella, negata, di fare un mercato “pubblico” –, avevano finito per deputare a luogo di mercato alcu-ne abitazioni private. L’accusa ha per oggetto un episodio specifico: il 26 ottobre 1424 – usurpando i diritti «publici merchati loci Bugelle» – gli inquisiti si erano recati presso l’abitazione di Lorenzo Viano d’Andorno, e lì «publice stazonabant», cioè rimanevano a lungo «animo et intentione vendendi et publice merchandi», mentre gente del luogo e “forestarii” (sono citati, fra questi ultimi, gente delle vicine località di Miagliano e Tollegno, come anche di località ben più distanti come S. Germano) vi si recavano per acquistare merci come formaggio, tessuti, sale, grano; i proprietari dell’abitazione percepivano un tanto per l’uso della stadera. Dall’insieme delle testimonianze appare evidente che l’intento dei biellesi non è solo quello di provare che ad Andorno si teneva un mercato, bensì un mercato “pubblico”: un mercato, cioè, che si tiene in un giorno prefissato...".
Nella guerra tra Andorno e Biella il Duca Carlo I si schierò a fianco dei biellesi , mentre i sangermanesi accorsero a dar man forte agli andornesi .
Nell'agosto del 1486 il Capitano Faciotto,per ordine del Duca, al mattino si scontrò presso il cervo con gli Andornesi che, armati impedirono ai nemici di passare il torrente. Il giorno dopo i biellesi, passata la notte a Tollegno, attaccando da Lorazzo, ma mentre salgono lo scoscendimento che porta al cimitero di Andorno, vengono accolti dal tiro di un'arma segreta...si trattava di un bastone, roteato, che colpendo un sasso lanciato in aria lo scaraventava lontano. mentre la sorpresa ferma gli avanzati, un suono di corno mette in moto gli uomini dell'Alta Valle Cervo, così facendo scendendo da Sagliano, giungono alle spalle dei biellesi, e una squadra di soldati di ventura di S. Germano,assoldati in gran segreto dagli Andornesi, scendono da dietro la Colma a compiere l'accerchiamento. I Biellesi a quel punto confidano in una ritirata strategica, giunti presso Tollegno, attesero l'assalto da tre parti.
Nell'ottobre del 1487, il duca mandò il Cap. Antonio Foresta a stabilire ad ogni costo la pace. Egli tentò prima con la persuasione e poi,fece occupare di sorpresa da un esercito di 2.500 uomini la Rovella, le colline sopra Miagliano e la terra di Pavignano. All'avanzata delle tre colonne gli andornesi si rifugiarono nell'Alta Valle Cervo e verso il Bocchetto Sessera. Poi intavolarono trattative di resa tramite i concittadini.
Il 10 febbraio 1488 il Duca Carlo I approvava la convenzione tra le parti e concedeva agli andornesi, previo pagamento di 2.500 fiorini di multa, il mercato al lunedì,il diritto di macellazione e di osteria, nonché l'esenzione dalle gabelle per il passaggio delle derrate nei suoi territori. Non ottenevano però gli andornesi un loro potestà sempre residente a Biella, ma solo dei consoli di loro nomina. (Bibliografia ; Wikipedia - Storia di Andorno Micca )
Per San Germano il soccorso dato agli Andornesi che si erano ribellati all'autorità ducale costò una multa di 400 fiorini , decisa con indulgenza dal Duca Carlo I il 4 Febbraio 1488 , con tale esborso alla Comunità venivano riconfermati i diritti a suo tempo citati nelle Patenti del 9 agosto 1473 dalla Duchessa Jolanda . (PROTOCOLLI DEI NOTAI DUCALI E CAMERALI - Prot. 122 f. 118 (rosso)).
Al duca Carlo I risalgono gli statuti per la conservazione del Naviglio , datati 30 giugno 1485 .