La Resa dei Sangermanesi
ANTEFATTO Nel 1467, a nome del fratello Amedeo IX, firmò la Pace di Ghemme insieme al Duca di Milano Galeazzo Maria Sforza, trattato che sancì la fine delle rispettive ostilità fra i due ducati. Filippo, nella contesa fra Luigi XI di Francia e il duca di Borgogna Carlo il Temerario, si alleò con quest'ultimo, lottando aspramente con la cognata Iolanda di Valois, che aveva lasciato Chambéry per Montmélian prima e Grenoble poi, abbandonando così il duca Amedeo IX nelle mani di Filippo. Dopo lunghe lotte, Luigi XI, insospettito da contatti segreti di Iolanda con i borgognoni, si affrettò a far da paciere fra Filippo e Iolanda: la pace fu fatta e quest'ultima rientrò a Chambéry nell'agosto del 1471, per poi spostarsi a Vercelli. Meno di un anno dopo però, Amedeo IX morì e Iolanda divenne reggente del ducato in nome del figlio settenne, Filiberto. Filippo per molti anni contese a sua cognata la reggenza del ducato, ereditato dai giovani nipoti Filiberto I e Carlo I, a causa di questa contesa Galeazzo Maria Visconti invase il Ducato di Savoia per riportarlo alla sua legittima proprietaria Jolanda di Savoia detta ( la Madama ) .
|
La condizione dei Sangermanesi assediati
Delle condizioni degli assediati abbiamo potuto raccogliere qualche notizia. Uno di essi riuscito a venir fuori dalla terra la notte del 21 novembre , narrava come dentro fossero tutti occupati a scavar fosse , ad abbattere case , a disporre le artiglierie. Due giorni dopo poteva pure passare attraverso le fila nemiche un massaro di Paolo Alciati ( nobile vercellese e gentiluomo di corte di Galeazzo e possessori di beni in San Germano ) e riferiva che erano uscite già venti persone , tra cui il figlio di Antonio Donna e il figlio di Battista Belviso , che erano andati a trovare Monsignor Filippo detto il Senza Terra per trattare ; e che molte persone sarebbero uscite , se avessero creduto di essere salve. Per la qual cosa l'Alciati suggeriva di costruire un padiglione davanti ad ogni porta di ingresso al paese , e che poi si rimandasse dentro S.Germano il suo massaro o si facesse un bando " Che qualunque volesse uscire de la terra , et se riducesse a dicto paviglione , et se consignasse ad tale et quali li havesti deputati , fosse salva et con tanta roba quanta zascuno potesse portare in spalla" e che si facesse bandire che " Tutte le donne se dovessero redure in tale chiesa perchè serano salve , et mettere grave pena ad qualunque molestasse dicte donne". Se ciò si fosse fatto credeva l'Alciati che per il grande sbigottimento che era nel borgo , la maggior parte non sarebbe più andata alle difese , anzi avrebbe cercato di uscire e salvarsi per vigore del bando , e che " Mettendo quelli de dentro in questo disordine , che una parte lassasse le difese et se mettesse ad salvarse , el resto prenderia tal sbigottimento , che dandose appresso la battaglia , o seguiriano la via de li altri per salvarse , o deffendendose , non seriano cossi animosi et gagliardi vedendose derelicti da una parte de soy". Il consiglio di Paolo Alciati non sappiamo come sia stato accolto dal Duca ; che dentro però fossero così sbigottiti , come egli diceva , non pare. E' vero che più di venti n'erano morti e moltissimi feriti , e che la bombarda , dando in una gran trave , ne aveva ammazzati parecchi e rovinati assai : ma il coraggio non poteva venir meno a chi aveva alla testa un Michele da Piemonte , che al Sanseverino che lo invitava alla resa , spartanamente rispondeva " Sia fedele al suo signore , come egli al proprio". E lo dimostra ancor di più il fatto che lo stesso giorno si manda in fretta da Bartolomeo Cremonese a Vercelli a chiedere quaranta casse di verrettoni e dello spago per far corda da balestra. Non s'era adunque agli estremi ; e la difesa sarebbe durata ancora , se altre considerazioni non avessero mosso i Sangermanesi a chiedere e lo Sforza a concedere la resa.
La Resa
Questa avvenne il 25 novembre ; dopo cinque giorni d'assedio , e la notizia dell'accordo non tardò a giungere a Vercelli , donde il Governatore inviò subito Vercellino da Salasco a pregare che si avesse riguardo , nella presa di San Germano , ad una certa quantità di biade , che era della Duchessa Jolanda e che era stata cavata dai molini , che la Duchessa possedeva in San Germano. Ma quali cause potevano influire sulla resa ? La spiegazione può darcela un lettera di Cicco Simonetta , segretario dello Sforza da Santhià , del 24 novembre , diretta al Duca che si trovava al campo di San Germano. La lettera importante per noi , merita che sia pubblicata per intero. "Ill mo Sgr Mio . Son zonto qua : et smontato da cavallo , non essendo ancora zonto el Vescovo de Invrea , ho inteso Messer Helmo di Conte de San Martino et Alaysi tagliante ; li quali sonno venuti per fare intendere ad Vs Excell. che havendo essi divulgato ad Invrea et ad Thorino et exposto diligentemente ad Filippo Mons.re como Vs Excell. li haveva imposto ; che lei è venuta qua per salvare el paese per la Ill. Madama de Savoya , et Duca Philiberto ; et conservarlo sotto debita obedientia , et non per altra casone ; e piaciuto ad tutti sommamente l'opera et dispositione de Vs Excell. et così et piaciuto Philippo Mon.re resta contentissimo che Vs. Excell. prenda la fideltà in nome di Madama , de Thorino , Invrea , Chivasso , de tutto el paese ; et ancora de San Germano ; et così esssi hanno lettere di credenza , et pieno mandato de fare dicta fidelità per San Germano ; et subsequentemente faranno fare ad tutto el resto senza fatiga de le nostre gente d'arme et del paese. Questa è la somma et substantia de quanto me hanno dicto : essi sono andati ad alogiare al borgo de Alice et domattina ad buona ora saranno qui per togliere risposta da Vs S.ria . Ulterius hanno dicto che Philippo Mons.re ha havuto Niza et el Castello. "
Raccomandadome alla Vs Excell. ; ex oppido Sancte Agathe die XXIIII novembris MCCCCLXXVI
In questa venuta dei messi del Consiglio cismontano non si può non vedere l'opera di un Sangermanese , che della propria autorità si valeva in favore della terra natia ; di Pietro Cara , che per l'ingegno e per la dottrina era in questo tempo uno dei più influenti del Consiglio stesso , e che volle fossero risparmiate alla sua Sangermano le violenze patite dai Santhiatesi . Le lettere di credenza per far prestare la fedeltà ai difensori del nostro borgo venivano certamente da lui , e non potevano arrivare in un momento più opportuno . Ossequenti adunque all'ordine del Consiglio , i Sangermanesi chiedono di arrendersi ; e il Duca accoglie volentieri la proposta e si viene all'accordo . Anche lo Sforza però aveva le sue buone ragioni per andare lieto di questa soluzione . Le cose già andavano troppo per le lunghe ; e , se altre terre avessero seguito l'esempio dei Sangermanesi , egli non sarebbe più arrivato alla Dora e a Torino , come era intenzione sua . Ormai ! Monsignor Filippo stava per andarsene in Francia , la Duchessa Jolanda era , si può dire , sulle mosse per tornare , ed egli capiva che , persistendo negli assedi e ricorrendo alla violenza , avrebbe giustificato troppo certe voci che correvano ; che volesse impadronirsi di Ivrea e di Biella e delle altre terre di qua della Dora per dire d'aver fatto grandi spese per Madama , e infine se le tenesse per sè. L'accordo adunque fu concluso e i Sangermanesi prestarono il giuramento di fedeltà nella forma seguente istrumento rogato da F. Ricci.
" Die XXV novembris 1476 , Indisctione nona , in ducalibus castris contra oppidum S.Germani , in porticu cuiusdam ecclesiole ante portam dicti oppidi ubi erat logiamentum Ill. Duorum D. Sfortie Marie Sfortie ducis bari ; Ludovici Marie Sfortie , d.ni octaviani Marie Sfortie vicecomitum fratum ducalium , constituti coram Ill.mo et ex d.no Galeaz Maria Sfortia vice comite duce M.li etc, D. Antonius Donna , Martinus Corni , Bartholomeus Cortella , Johannes Cara ,et Anthonius Mastharini omnes in solidum sindici et procuratores comunitatis , universitatis , et hominum oppidi St. Germani , genuflexi humiliter et summis precibus petentes veniam de erroribus et pertinatia suis a prelibato Ill.mo duce , et supplicantes ne darentur in predam militibus suis propriis noibus et nomine et vice dicte sue comunitatis , a qua validum ad id habent mandatum , rogatum dicto die seu ut in inst.o continetur per petrinum bonini publicum imperiali auctoritate notarium , iuraverunt sollemniter in manibus prefati Ill.mi d. ducis M.li stipulantis ut supra , iuxta formam superius annotatam , promittentes pro dicta comunitate de rato habendo et emologando infra biduum . Promiserunt etiam nullos armigeros recipere nisi nomine prefatorum ducum sabaudiae et de mandato ipsorum . Presentibus Ill.mo Ducis Roberto de S.to Severino de Aragonia e d.no tristano Sfortia vicecomite et M. d. Iohanne de Comite , ducalibus armorum etc. ac M.co milite d.no Cicho Simonetta ducali secretario testibus etc. et me Fran.co Ricio canc. et notario ut s.
Epilogo
I nostri borghigiani ottennero la resa , lasciando a discrezione la roba , salva la vita a tutti , fuorchè a Michele e ai suoi figli , ai quali ultimi voleva il Duca far tagliar la testa , mentre il padre l'avrebbe fatto appiccare. Tali decisioni però non sono avvalorate da documenti ufficiali , e infatti nulla di tutto fu fatto . Michele da Piemonte , lo vediamo il 5 di dicembre a Torino , donde doveva recarsi a Chieri , richiesto da quella Comunità per rivedere le loro fortezze e provvedere dove bisognasse . Oltre a ciò egli prega l'ambasciatore ducale , Giovanni Bianco , che voglia raccomandarlo a Galeazzo Maria , di cui si dichiara buon servitore. Del sacco . a cui dovette sottostare la nostra terra , dopo la resa , parlano i documenti ; e , tra gli altri , una lettera di Antonio Appiano da Torino in data 29 novembre e un'altra di Leonardo Botta da Venezia , dove era arrivata al governo della Serenissima la notizia che lo Sforza aveva " posto a saccomanno Santhià et Sangermano, " . Del resto è facile immaginare in quale stato si trovasse il territorio sangermanese dopo che l'esercito sforzesco vi aveva dimorato durante l'assedio. Le campagne , corse in ogni senso , presentavano un aspetto desolante : abbattute le cascine , rovinati i molini , calpestati i campi ; tutto intorno al nostro borgo , presentava l'aspetto di un paese , cui un orda di barbari avesse invaso e depredato . Le terre vicine , anch'esse avevano sentito il peso della spedizione sforzesca . Da Ronsecco s'erano portati via in una sola volta duecento buoi ; a Salasco uno dei condottieri di Galeazzo Maria , non contento di avere ogni abbondanza di fieno , penetrava nella rocca tenuta dal Delfino e Vercellino Ricci , e asportava coi suoi tutte le robe che trovava ; e da altre parti venivano lagnanze che i soldati entravano nei molini e s'impadronivano delle farine e del frumento. E quasi ciò non bastasse , quando il Duca finalmente si partì , più di ottantaquattro paia di buoi egli si trasse dietro che furono mandati nel parco di Pavia ; erano i buoi tolti a quel di Santhià e San Germano.
Nel periodo in cui il Duca si trattenne a San Germano ; I signori di Maglione , di Ropolo , Druzano, Zelo , di Caballiate , del Vescovo di Ivrea e di parecchi altri, continuando fino al 29 ad arrivare presso il nostro borgo per giurare fedeltà a Galeazzo Maria.
Il Giuramento
In novembre il Duca si recava a Santhià , dove , addì 19 , riceveva , In nome dei Duchi di Savoia , in casa di Balochino , capitano del luogo , che gli aveva aperto le porte , e presenti Cicco , Simonetta , Pierfrancesco Visconte , Francesco Petrasanta , il giuramento di fedeltà dai Sindaci di Biella , dai Signori di Masino , dai conti di Valperga , dai Signori di Cigliano , Villaregia , Carisio , Salizolia ,Vallisarboita , Ceredonio , dai nobili Buronzio , dai Sindaci di Badalocchio , di Monteformoso , di Candelo ; addì 20 , in casa di Dalfino Dugario , il giuramento da Gianandrea Ficione ; e nell'accampamento suo contro a San Germano quello dei signori di Maglione , di Ropolo , Druzano , Zele , di Caballiate , del Vescovo di Ivrea e di parecchi altri , continuando fino al 29 . Oramai aveva ridotto all'obbedienza della Duchessa tutte le terre , compresi Torino e Chivasso. Mons Filippo era , conformemente alla condizione posta da Galeazzo al Re Luigi , che per bocca di Mons . di Montiglione l ' aveva invitato ad evacuare il Piemonte , ritornato di là dei monti : onde anche il Duca risolvevasi di ritirarsi alla sua volta verso le sue terre.
L'8 dicembre il Duca ripassava la Sesia e rientrava nel suo Ducato.
Luigi Rollone - L'assedio di San Germano nel 1476 - Tipolitografia Gallardi - Vercelli 1899