La battaglia e la resa di San Germano agli spagnoli

 

Alla morte di Francesco II Gonzaga duca di Mantova e di Monferrato (22 XII 1612) gli succede il fratello Ferdinando I Gonzaga, che abbandona l'abito cardinalizio. Carlo Emanuele I duca di Savoia (detto "Ladrone Sabaudo"), suocero di Francesco II, reclama il ducato di Monferrato che si trasmette anche per linea femminile, invade il Monferrato ed assedia Asti (1613) ma riceve un ultimatum da Pedro de Toledo marchese di Villafranca governatore spagnolo di Milano che lo obbliga a ritirarsi. Il nuovo governatore spagnolo di Milano Juan Hurtado de Mendoza marchese di Hinojosa chiede inoltre al duca di disarmare le truppe ma ottiene un invito a disarmare prima le sue, quindi si avvicina al confine (VIII 1614) con 30.000 uomini, fronteggiato dal duca di Savoia con 1.500 cavalieri e 18.000 uomini, ingaggiati con sussidi veneziani. Dopo una breve pace stipulata ad Asti tra i due belligeranti , nel settembre del 1616 la guerra scoppia con nuovo vigore.

PREPARAZIONE ALLA GUERRA

Carlo Emanuele. Il Principe di Piemonte aveva infatti già mandato « Monsignor di Lodi e Monsignor di Sanfront a veder Santià e San Germano per riconoscer le riparazioni che si potevano fare », e questi ingegneri militari gli avevano riferito che « al primo era impossibile poter far cosa che valesse e che la gente che vi era dentro , era come persa , così per le difficoltà e impossibilità di poter in poco tempo fare cosa che valesse , come anco per non esservi monicione nessuna tanto che da vivere che da guerra >. Allora pensando che a questa difficoltà sarebbe stata al nemico , venendoli, di poter star tanto qui, che a quello diceva Monsignor di Sanfront che neanco in 6 mesi si potevano meter in difesa, rovinandolo del tutto, massime le muraglie atorno e che tutti erano di questo parere > Vittorio Amedeo aveva deciso lo smantellamento di Santhià , ma prima di farlo aveva avvisato il padre per saperne il parere. Isse, non possono star sicuri e muterano pensiere, tanto più acomodando bene San Germano come si fa e con facilità ; non posso credere loro siano per venire a Santià e concluderò con parer di monsignor di Sanfront, Comend. della Manta e Monsignor di Lodi che quello o scritto con altri sij più servizio di V. A., stando noi altri come stiamo ; e saremo tanto più deboli quanti più posti avremo da guardar ». Vedendo il Commendator della Manta e Monsignor di Lodi e sopra tutti il Sanfront favorevoli all'abbattimento delle fortificazioni di Santhià, parrebbe che il ragionamento di Vittorio Amedeo dovesse essere esatto, tanto più ch'egli faceva inoltre notare a che vi è poca muuicione di guerra e di vivere, e doverne ripartir in tanti luochi ve ne sarà poca per tutto », ma l' errore suo vero era ritenere « che per la reputazione non si perde niente poichè in casa loro ognuno puol fare quello li pare e che così si rompe tutti li loro disegni > . Giustamente si opponeva Carlo Emanuele a questo progetto , che avrebbe indebolito maggiormente la difensiva sul confine nord-est del Piemonte nel punto suo centrale , fra Ivrea - Biella da un lato e Vercelli dall'altro attirando l'attenzione particolare dei nemici su quella terra, che era il vero baluardo di separazione fra la monferrina Bianzè e l'alto Novarese. Sulla difensiva di Vercelli, San Germano e Crescentino, presuponendo che » il padre accordasse la demolizione delle mura di Santhià e l'abbandono di questa terra, precedentemente richiesto come mezzo di difesa Aveva egli accomodato bene « S. Germano e assicurato da quelle parti il passo e messo archibugieri a cavallo su la strada perchè non lasciassero svalisare le genti » e « tirato in qua li francesi e mandatone a Crescemmo 200 e con compagnia di suiseri che stava a S. Germano .Smantellata Santhià, la Sesia, il Cervo e l'Elvo non avrebbero trattenuto con le loro fiumane la marcia degli Spagnuoli.

Progetto di fortificazioni

 

L'esercito spagnolo al comando di Don Pedro di Toledo attraversa la Sesia e invade il vercellese.

San Germano era difesa cinquecento fanti Savoiardi e trecento del Piemonte al comando de Governatore Signor di Crò.

Dai resoconti di Giovan Battista Spaccini al servizio del duca Cesare d’Este in Cronache di Modena (1612-1616) che raccoglie tutte le missive che gli ambasciatori inviano giornalmente al Duca. Abbiamo una testimonianza diretta della battaglia di San Germano

"Ne mese di Ottobre la mattina, nel far giorno, che fu venerdì alli 7, si partì tutto l'essercito di Tronzano e marciò alla volta di San Germano, terra murata del signor duca, alla quale vi s'arivò circa a 20 ore, e subito si piantorono tre cannoni e si cominciò a travagliare la muraglia della terra, dove avevano un canonne solo, che non che non tirò che una volta etamazzò solo un soldato de nostri; che al secondo colpo fu da nostri imboccato e guasto, che più non ha potuto tirare. Si tirò per quel giorno puochi tiri , e della terra puoca difesa facevano , mentre puochi si lasciorono vedere , se bene tirarono alcune moschettate , ma rare. E la terra sortirono fuori da 40 soldati et arrivarono quasi fino alle nostre trinzere , ma spararono una volta e subito si ritirarono dentro, et vi restò morto il capitan Caccia, del terzo del Gambaroita, e circa due o tre de feriti, mentre degli nemici non restò offeso nisuno che si sappia. E subito , che fu il dì 8 del mese tutto il giorno si battè con cinque cannoni che fecero gran rottura , e per tanto quel dì non si fece altro che fascinate e trincere , con le quali la notte seguente arrivorono sin al fosso sotto le mura , mentre dalla terra piovevano gran moschettate . Et seguendo la batteria anco la domenica che fu ieri mattina , giorno de 9 si domandarono i patti, e quelli di dentro si e quelli di dentro si lasciorono intendere che averebbono lasciata la terra se si lasciavano uscire con armi e bagaglie, salve le vitte, bandiere spiegate , palle in bocca , e corda su la serpa dell'archibugio . Del che fu negato , e si tornò di nuovo a combattere , quando scalorono uno delle mura che portò a Don Pedro , che diceva sarebbono uscito solo con arme e bandiere spiegate in tasca , che tanto le fu concesso ; et a 21 ora uscirono col modo detto che arivorono di 506 , contandoli io proprio de quali ve n'era 101 francesi del resto delle milizie ; e per tutto il giorno d'eri Sua Eccelenza non vi ha lasciato entrare altri che Spagnoli del terzo di Giovanni Bravo e di Do Luis di Cordova.

Carlo Emanuele è a Crescentino quando riceve la notizia dell'attacco a San Germano , invia in soccorso  un contingente di soldati che nell'avvicinarsi a San Germano si danno a frequenti spari di artiglieria , a dar segno a gli assediati di resistere all'assalto e " che per esser loro vicino non dubitassero del di lui soccorso."

Ma la resa di San Germano dopo solo tre giorni di battaglia , indispose a tal punto il Duca Sabaudo , che fece subito decapitare il Comandante della Piazza sangermanese.

 

Il SOCCORSO
Dopo l'occupazione di San Germano e parte del territorio vercellese da parte dell'esercito spagnolo , il Duca di Savoia richiede l'aiuto delle truppe francesi . Alla fine dello stesso anno 1616 , Francois de Bonne Duca di Lesdiguières , nonostante la sua rispettabile età ( ha superato la settantina )scende in Piemonte alla testa di un forte nerbo di armati ( tra cui anche reggimenti provenzali ) per raddrizzare le sorti sabaude. Non fù possibile però recuperare San Germano  , pericolosa per Vercelli . Nell'aprile dell'anno dopo , il Lesdiguieres viene richiamato in Francia per urgenti impegni, e con la diminuzione degli effettivi dell'esercito Sabaudo , la liberazione di San Germano dovrà essere rinviata.