San Martin
Tratto da "Tra la mia Gente - Ricordi e luci del luogo natio ( San Germano Vercellese ) - Carlo Giorchino - La Sesia - 1965
"Fare San Martino" voleva dire cambiare casa d'affitto , traslocare in altra volontariamanete scelta con stipulazione di contratto semplicemente orale o per iscritto , e ciò avveniva l'11 novembre . la parentela prestava il necessario aiuto , e grandi e piccoli si affacendavano , nel rimuovere mobilio e suppellettili da portarsi sulle spalle o condursi mediante carretti. Tra i lavoratore dei campi , di regola si trattava di un alloggio costituito da una sola camera , più o meno spaziosa , a seconda dei componenti la famiglia . Rare convivenze famigliari potevano averne più di una. Alle abitazioni non giungeva ancora la luce elettrica e acqua potabile . Tramontato il sole ci si rischiarava con la fioca luce di un lume a olio od a petrolio . Una grossa lampada era un lusso. L'acqua si attingeva dal pozzo o dalla pompa aspirante e premente nel cortile. Presso diverse abitazioni mancava la latrina sostituita da un ristretto recinto di steli di granoturco o di rami d'albero , in un angolo del cortile in promiscuità . Per alcune famiglie l'abitazione comportava il sito per tenere le galline , le oche ed il maiale cosicchè la respirazione in un ristretto e chiuso cortile non poteva essere che carica di miasmi. Il carosello di San Martino che più richiamava l'attenzione e destava quasi un senso di pena era dato dagli schiavandari , cavallanti , boari , manzolari , mungitori al servizio di aziende agricole accentrate nelle cascine. Sui carri trainati dai cavalli o da buoi vi vedevano transitare le loro masserizie ; il pagliericcio , il letto , l'indispensabile mobilio , pochi utensili qualche cassone , altre misere scorte e sopra e in mezzo a tutto , i fanciulli rannicchiati presso la madre , sobbalzanti ad ogli brusco movimento del carro su di un terreno disselciato o fangoso. Quando poi il temponon era favorevole quella povera gente giungeva a destinazione intirizzita e talvolta bagnata di nebbia o di pioggia . A San Martin la fioca sùl camin ! . Segno che il tempo , a quella data , poteva essere cattivo , umido e con le prime avvisaglie della stagione invernale. Ogni anno famiglie intere lasciavano un cascinale pe run altro , ad ogni San Martino si ripeteva per esse un simile trambusto. Gli schiavandari conducevano una vita che si potrebbe dire nomade e a ciò erano spinti dal desiderio di meglio sistemarsi in rapporto al gravame di lavoro , alla mercede , all'impiego dei figli fattisi capaci di contribuire al benessere della famiglia , alla distanza tra il cascinale ed il paese , dove si aveva la Messa , la scuola , il mercato e via dicendo. Intorno alla ricorrenza di San Martino , i Sangermanesi avevano la buona abitudine di saldare i loro conti aperti con l'artigiano , il bottegaio , il medico , il farmacista , ecc. Chi avesse avuto un debito si premurava di scaricarsene . Erano onesti !