SCIPIONE CARA

( 1476 - 1536)

DOTTORE IN LEGGI E ORATORE

 

 

 

 

Scipione Cara da San Germano figlio di Pietro Cara , nasce il 1° febbraio 1476 . All’età di 15 anni (1491), il padre lo manda a Casale dal precettore Ubertino Clerico da Crescentino ( celebre umanista e dottore in grammatica , docente di retorica presso lo Studium di Pavia) per avviarlo agli studi . Lo studente Cara fece sotto la la disciplina del chiaro precettore , rapidi progressi nello studio del latino , che dopo due anni fu giudicato idoneo a percorrere lo studio della giurisprudenza . Dopo una breve parentesi di studi a Milano , si trasferì in seguito nella primavera del 1498 all'Università ticinense . Immatricolato nel collegio dei dottori giuristi di Torino divivenne dottore in leggi e oratore nel 1504, e più tardi anche professore in diritto canonico ,  risulta presente , come promotore e come membro della commissione d'esame , ad alcune lauree conferite in Torino negli anni 1516-1521 , faceva parte del corpo docente della facoltà giuridica cittadina nell'anno accademico 1521-1522 , sostituito nell'insegnamento da Giovanni Michele Cavalleri il 25 settembre 1522. Ricoprì incarichi nell'amministrazione comunale torinese , in veste di consigliere e di sindaco , e fu anche nel Consiglio Ducale.

 Nel  1522 al servizio del Beato Amedeo di Savoia , pervenne alla carica di Senatore del Parlamento di Torino.  Nel 1520 fece pubblicare con una dedica a Carlo II , Duca di Savoia le lettere di suo padre Pietro a lui indirizzate ;" Epistola Scipionis Carae J. C. ad exellentiss. Carolum Secunclunt Allobrogum Ducem , de editione libri illustrinm rvirorum " esse forniscono nel dettaglio spunti interessanti , concernenti l'esemplare educazione umanistica del futuro Senatore.

Per volontà di Scipione Cara sono state pubblicate le orazioni del padre Cara , che sono pervenute, in numero di nove, nell'opera Aureae luculentissimaeque Petri Carae... orationes... additis eiusdem ad claros viros simul et a doctis ad ipssum Caram et de eo epistolis..., Augusta Taurinorum 1520, curata da Giovanni Bremio e stampata per volontà del figlio Scipione, che volle in tal modo onorare la memoria paterna. Strettamente connesse alla sua attività politica e composte ogni volta per solennizzare un evento di rilevanza pubblica, hanno il carattere e il significato di discorsi d'occasione e non vanno oltre i limiti posti dall'avvenimento celebrato.

Scipione, la cui educazione fu modellata sui precetti della migliore trattatistica umanistica, raggiunse, certo anche per influsso della notorietà paterna, alti gradi nella vita pubblica e insegnò presso lo Studio torinese quale professore di diritto canonico.

Sposa la nobildonna Margherita Lignana , della sua famiglia si conosce la presenza di un figlio , da una sua lettera in cui riscontra" la richiesta avanzata da Scipione Cara, consigliere comunale e membro dell’amministrazione francese a Torino, “affinché a suo figlio «deditum litteris» che si recava a studiare in Italia (in partes Ittaliae) fosse comprato un cavallo”. L’uso di laurearsi altrove rispetto al luogo di studi era all’epoca una pratica piuttosto diffusa, in questo caso resa necessaria dall’evidente stato di precarietà che gravava in quegli anni sull’Università di Torino nel 500. "

Muore nell'anno 1536 . Di lui si conoscono alcune “Orazioni latine”.

SCIPIONE CARA nel Ducato di Emanuele Filiberto

Scipione Cara, figlio di Pietro e, come lui, giurista e diplomatico di spicco presso la corte sabauda. Scipione ebbe un’accurata formazione retorico-grammaticale presso l’umanista Ubertino Clerico e nelle scuole milanesi, da cui, nella primavera 1498, passò all’Università di Pavia per gli studi di diritto, conclusi però con la laurea in utroque iure conseguita nello Studio di Torino nel 1504. Come componente del collegio dei giuristi di Torino partecipò a diverse commissioni di laurea negli anni 1516-1521, tenendo anche incarichi didattici fino al 1522, quando venne nominato collaterale del Consiglio cum domino residens. Proprio il personale che aveva acquisito esperienza nelle supreme magistrature con Carlo II costituì la dorsale dell’amministrazione dello stato dopo la riorganizzazione voluta da Emanuele Filiberto, garantendo così una continuità con il governo ducale del primo Cinquecento. Sempre la volontà di ricomporre le fratture seguite alla dominazione francese in Piemonte spiega la cura dimostrata da Emanuele Filiberto per lo Studio di Torino, trasferito da Mondovì nella sua antica sede nell’ottobre 1566 e dotato di importanti docenti, soprattutto giuristi, con i quali la cultura giuridica universitaria conobbe una certa fioritura, favorita anche dalla duratura presenza nell’ateneo torinese di esperti del diritto di fama giunti da altri paesi europei, come il portoghese Antonio Goveano. È interessante rimarcare la «mentalità nobiliare» che venne a svilupparsi in questo gruppo di laureati del notabilato provinciale, tra i quali non raramente erano presenti homines novi, come Pietro Cara. Questa mentalità affiora dal dettagliato testamento dello stesso Cara del 1499, in cui si scorgono i profondi legami mantenuti dal giurista con il Vercellese natio. L’alta formazione culturale e il titolo accademico gli permisero di diversificare le sue attività professionali e di accedere così, oltre a una prestigiosa cattedra universitaria, a posti di rilievo nell’amministrazione cittadina e ducale: entrato a far parte dell’élite del tempo, investì i proventi della docenza e del servizio al principe in terreni e in diritti feudali, concentrati in particolare nell’area di origine, oltre che in abitazioni di pregio in Torino.

Nel suo testamento, dettato il 4 aprile 1499, Pietro Cara lasciò tutti i suoi libri di diritto civile e canonico a Scipione, a condizione che questi continuasse i suoi studi giuridici fino alla laurea in utroque iure

 

 Epistola Scipionis Carae J. C. ad exellentiss. Carolum Secunclunt Allobrogum Ducem , de editione libri illustrinm rvirorum