SPINELLI GIUSEPPE MARIA ( 1752 - 1817 ) |
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SACERDOTE - TEOLOGO
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SPINELLI GIUSEPPE MARIA di Vercelli, nato nel 1752. , e morto nel 1817 ; prese la laurea in teologia , quindi fu nominato preposto dl S. Germano nel 1779, ivi contribuì alla traslazione da Como in patria del corpo prezioso del B. Antonio Della-Chiesa scrisse:
1.° Ristretta della vita del B. Antonio della Chiesa, compilato dal teologo Spinelli; Vercelli 1810.
2.” Allocuzione del prevosto Spinelli agli amati suoi parocchiani, nella grande messa delli 29 luglio 1810 ,' Vercelli presso il tipografo. Ceretti.
3.“ Lodi sacre ed orazioni al B. Antonio Della Chiesa di Sangermano,’ 1813 in‘ Vercelli.
Morte di Spinelli.
Delle prove del culto immemorabile. - C.Maria Nay
Noi leggiamo di Mosè, che fu eletto da Dio condottiero del suo popolo, quando
uscì dall'Egitto per sottrarsi alla schiavitù dei Faraoni, e attraversando il
deserto s'incamminò alla terra di Canaan, che il Signore aveagli promesso. Per
quarant'anni resse quel popolo di dura cervice; e colla sua prudenza e
coll'aiuto del cielo, gli fu difesa contro i nemici che lo assalivano d'ogni
parte. Nimicato dagli uni, confortato dagli altri, egli si continuò nella
missione che aveva ricevuto da Dio, e nulla potè mai, neppure nei casi più duri
e difficili, spegnergli in cuore la confidenza ch'egli aveva nelle divine
promesse. Mosè avea fatto il volere del cielo; e il Signore gli mostrò di
lontano la terra di Canaan, perchè ne vedesse tutta la bellezza, e ne sentisse
in cuore una santa gioia; ma non gli diè grazia di mettervi piede. Mosè morì
fuori della terra promessa. Similmente accadde allo Spinelli, il quale morì
quando tutto era compiuto, e solo mancava il Decreto Pontificio, che colla sua
solenne sanzione coronasse gli sforzi ch'egli avea fatto nella causa del Beato
Antonio. Le cure continue ch'egli ebbe nel procurare tutto che potesse
avvantaggiare la causa predetta; l'ansia in cui viveva per timore che gli
fallissero le sue speranze, e vane riuscissero le sue fatiche e sollecitudini;
gli osta. coli d'ogni fatta ch'egli incontrò e dovette vincere quasi da solo,
gli avevano affievolita la salute, e scemata quella maravigliosa operosità che
avea dimostrata dapprima. Pareva ch'egli presentisse di non dover vivere fino al
giorno che pure aveva desiderato tanto; poichè in una delle ultime sue lettere
lo dice apertamente. Come Mosè, vide di lontano quello che il Signore avea
promesso al suo popolo, e non vi potè arrivare; perciocchè nel giorno
quattordici maggio 1817 spirò nel bacio del Signore, alla cui gloria aveva
consacrata la sua vita e tutta la sua indomabile energia. Gli furono fatte
esequie solenni dal popolo, al quale egli avea dato un protettore celeste nel
Beato Antonio; e il suo corpo fu sepolto nella Chiesa Parrocchiale dinanzi
all'altare del Crocifisso, dove anche oggi una lapide marmorea ne segna il
luogo. Scarso tributo di ammirazione e di riconoscenza sarebbe stato
l'innalzargli un monumento, che ricordasse ai posteri quanto egli avea fatto per
i suoi parrocchiani; ma un monumento più nobile e di maggior durata egli avea
già posto a se stesso. Questo monumento è l'Urna in cui si rinchiude il Corpo
del B. Antonio; è il culto che si mantiene sempre vivo a quel benedetto altare;
è la festa della Traslazione, che si celebra ogni anno nella Chiesa
Parrocchiale; è insomma la pietà ch'egli promosse, l'onor di Dio che
costantemente procurò, e la gloria dei Santi in cui si spense l'ultima favilla
del suo spirito. Riposa in pace, o anima generosa; ricevi le preghiere che i
figli del tuo popolo mandano sul tuo sepolcro; e, se nulla valgono queste parole
ch'io scrivo di te, viva in San Germano il tuo nome per sempre e da tutti
benedetto. Passeranno i tempi e si muteranno le generazioni; ma finchè il tuo
popolo avrà un cuore e una lingua, non si cesserà mai dal renderti grazie de'
benefizi tuoi, o dal predicare le tue pastorali virtù. Altri saranno, il cui
nome ignoto o mal conosciuto morrà; il tuo nome, o Giuseppe Spinelli, vivrà
perpetuamente VeneratO e CarO. La morte dello Spinelli fu causa che il Decreto
Pontificio si fece ancor lungo tempo aspettare; imperciocchè niuno vi era più in
San Germano, il quale avesse la sua energia, e al pari di lui conoscesse lo
stato vero delle cose. In questo modo il silenzio fece quasi dimenticare tutto
il passato, e, mancando il buon Parroco, parve rovinasse l'edifizio a cui si era
lavorato per otto anni. Ma dinanzi alla S. Congregazione dei Riti la causa
seguiva la sua strada; perciocchè il Card. Galleffi, che ne era stato eletto
Relatore, aveva già presentato alla medesima tutti i documenti necessari alla
sua definizione, lavoro lungo e faticoso dell'Avvocato Galeassi. E poichè su
questi documenti si fondò il Decreto con cui si riconobbe il culto del B.
Antonio Della Chiesa, e si concedette in suo onore l'Ufficio e la Messa propria,
io li verrò qui ordinatamente ponendo, come nella relazione del Card. Galleffi,
in tanti paragrafi distinti. A maggior chiarezza della cosa bisogna premettere,
che trattavasi delle prove del culto immemorabile dato al B. Antonio, cioè si
voleva dimostrare che il suo culto dalla morte erasi continuato fino a questi
ultimi tempi. Onde, essendo il B. Antonio morto nel 1459, egli ottenne culto
religioso cento settantacinque anni prima del Decreto di Urbano VIII, che fu
pubblicato nel 1634; e questo culto perseverò stabilmente fino a noi. Nelle
quali prove convien seguire le regole stabilite da Papa Benedetto XIV
d'immortale memoria; quantunque in questa causa si abbiano tanti e così gravi
argomenti, che superano finanche il bisogno. Adunque gli argomenti del culto
immemorabile e non mai interrotto del B. Antonio si deducono specialmente da
dieci capi : 1o dalle storie contemporanee e seguenti di provati scrittori; 2o
dalle reliquie del B. Antonio, le quali, dalla sua morte, e sempre di poi,
furono tenute in grandissima venerazione; come pure dalla sua invocazione; 3o da
un'antica pergamena del 1515 riconosciuta da periti, nella quale si dà ad
Antonio il titolo di Beato; 4o dalla perpetua elevazione del suo sepolcro; 5° da
una cappella a lui dedicata, e dalle immagini che lo rappresentano in colloquio
colla Vergine; 6o dall'approvazione dei Vescovi , e da Decreti Sinodali
specialmente dell' anno 1633, in cui egli è annoverato tra i Beati , e ne è
riconosciuto il corpo ; 7o dalla festa celebrata ogni anno in suo onore colla
esposizione della sua immagine circondata di lumi e di doni; 8o dalla Società
eretta sotto la sua invocazione; 9o dai calendari, specialmente piemontesi, come
pure dalle ricerche fatte in Como e in San Germano; 10o finalmente dalla
splendida traslazione e riposizione del suo corpo, dalla frequenza e divozione
del popolo, e dalle tavole votive che pendono al suo altare. A tutto questo si
aggiungono le suppliche della Real Maestà di Carlo Emanuele IV già re di
Sardegna, del Vescovo d'Ivrea Amministratore della vacante Diocesi di Vercelli
del Vescovo di Como, del Capitolo di Vercelli, del Vicario Generale dell'Ordine
Domenicano, del Marchese Della Chiesa di Roddi, e del Consiglio Municipale di
San Germano, le quali furono spedite al Sommo Pontefice. Con esse chiedevasi,
che, approvato il culto del B. Antonio, se ne potesse celebrare la festa nella
Diocesi di Vercelli e in quella di Como con Messa propria e con proprio
Uffizio, designando a tal fine il ventotto luglio, giorno in cui il sacro Corpo
fu trasportato da Como a San Germano. Imperciocchè queste suppliche altro non
sono, fuorchè la voce del popolo, che attesta la comune opinione della santità
di Antonio e del culto a lui dato.
A suo ricordo e al contributo dato per il ritorno in paese delle spoglie del Beato Antonio Della Chiesa , i sangermanesi gli hanno dedicato una lapide posta all'interno della Chiesa Parrocchiale
QUI RIPOSA NELLA PACE DEI GIUSTI DON GIUSEPPE MARIA SPINELLI PREVOSTO-VICARIO FORANEO DI QUESTA CHIESA MORTO IL 16 MAGGIO 1817 PER LUI DOPO TRE SECOLI IL POPOLO DI SAN GERMANO OTTENNE DA COMO LE SACRE SPOGLIE DEL BEATO ANTONIO DELLA CHIESA SUO CONCITTADINO LE NIPOTI ANGELA E CATERINA SPINELLI POSERO QUESTA LAPIDE PERCHE' DEL CARO E VIRTUOSO ZIO FOSSE RACCOMANDATA A DIO L'ANIMA AGLI UOMINI LA MEMORIA
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