Gli Statuti di San Germano
Da tempo immemorabile le leggi che governavano la vita del borgo di San Germano fino al XIV secolo erano una derivazione della antiche leggi romane e longobarde integrate nei secoli da disposizioni introdotte dai vari reggitori del borgo . Quando San Germano passò sotto il dominio dei Savoia , si rese necessaria una generale riforma. Si presero copia dei nuovi statuti redatti dal borgo di Santhià , che per primo ebbero l'approvazione del Conte di Savoia , e vennero subito adottati nell'ambito della propria circoscrizione territoriale. Gli statuti di San Germano furono copiati da Gio Antonio Negri nel 1380 , anno in cui era giudice in paese.
La prima copia di detti statuti pervenuta ai nostri giorni , e tuttora archiviata col nome "Statuta loci Sanctigermani" con ; Cart. sec. XVI , f, cc. 10 n.n. c 24-17-32 nella . Bibl. S. M. Torino era stata compilata nel 1° trentennio del sec. XV.
Gli Statuti di San Germano vennero successivamente rivisti nel 1550 , ed approvati e confermati da Emanuele Filiberto con diploma interinato dal senato di Piemonte il 4 settembre 1568 , e da Carlo Emanuele I con risposte date a memoriale a capo della comunità in data 24 gennaio 1583 , con cui approvò e rinnovò ; privilegi , franchigie , patti , albergamenti , affittamenti , dichiarazioni , concessioni , staturi , immunità , libertà , costumi , buone usanze , e rescritti fatti e confermati dai suoi predecessori. Venne fatta una copia manoscritta in carattere antico in un volume e conservato negli archivi della Camera dei Conti con il titolo di "Statutorum incliti Oppidi Sancti Germani libri tres" e come sottotitolo "Tenor franchisiarum sancti Germani" e in allegato due lettere ducali , una della duchessa Jolanda di Savoia del 09 agosto 1473 , l'altra del duca Emanuele Filiberto del 26 agosto 1568..
Detti Statuti erano composti di tre libri di capi 75 - 67 - 85 , il primo di questi libri trattava dei doveri e dell'onestà dei magistrati e degli altri ufficiali del Comune , Il secondo comprendeva le pene dei reati , e il terzo contieneva le norme di procedura civile e penale. L'introduzione a detti Statuti iniziava con un aforisma "L'uomo è la più perfetta delle creature" e poi continuava con una dissertazione filosofico - morale sull'eccellenza dell'uomo , sulla necessità di renderlo giusto e onesto , e sull'opportunità di far leggi . All'ultimo foglio di questi statuti si leggevano i due seguenti distici "O vos causidici, qui linguam venditis aere , vos vocat infernus , vos spectat ordo supernus" vi era pure in detto libro un eccellente proverbio di economia domestica "Qundo cicala canta di settember . Non accomprerai graso per vender".
Gli Statuti di San Germano erano ancora in vigore al 31 Marzo del 1735.
San Germano Vercellese (C. Vercelli). Statuta loci Sanctigermani. Cart. sec. XVI, P*, ce. io n. n. e 24-17-32 n. Bibl. Df S. M. Torino.
(ìli Statuti furono compilati su altri più antichi nel 1" trentennio del se-
colo XV e sono divisi in 3 libri, il 1" dei quali si compone di 75 capi, il J"
di 67 e il 3^ di 84.
Statutorum incliti Oppidi Sancti Germani libri tres. Cart. sec. XVI, f", ce. 7 n. n. e 89 n. Bibl. Naz. Torino. Agli Statuti che sono gli stessi del cod. precedente tengono dietro sotto il titolo Tenor franchisiarum sancti Germani due lettere ducali, una della duchessa Jolanda di Savoia del 9 agosto 1-173, Paltra del duca Emanuele Filiberto del 26 agosto 1568.
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Tratto da " L’alba delle autonomie Statuti medievali in Piemonte" riportiamo le immagini relative agli Statuti Sangermanesi e alle raffigurazioni insite nei capilettera , nella parte sottostante e sotto i capilettera e riportato gli estratti del saggio di Alessandro Vitale Brovarone . | |
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- Un gruppetto di maiali neri invade un terreno seminato, mentre i guardiani sono distratti: chi sta seduto per terra, chi beve ad una botticella, chi (probabilmente il padrone, vestito secondo il proprio rango) va a caccia con il fucile. Il senso generale è che la colpa non è dei maiali, ma di chi manca al dovere di sorveglianza |
- Altre volte è la situazione psicologica: nel capitolo relativo all’usucapione, chi si appropria del bene lo contempla con contentezza, chi lo perde piange, di spalle
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- Nei casi di ricorso alla giustizia in nessun caso il ricorrente è un contadino; si tratta sempre di personaggi di rango, che possono avere dispute su proprietà |
La buona manutenzione dei canali di scolo, in caso di pioggia, non è un problema di oggi. L’obbligo è per gli abitanti, che devono tenerli puliti. La forma delle zappe per pulizia di canali è quella che si usa anche oggi
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Il taglio delle viti altrui è naturalmente punito. Gli attrezzi usati sono una roncola a sinistra e una piccola scure a destra. Al di qua e al di là della “I” di Item, una vite tenuta a pergola e una tenuta ad alteno
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Meno tecniche, ma sempre importanti, molte scene di vita cittadina, come questa, in cui si hanno due diversi casi di ingiurie, fra uomini, a sinistra, con cane da passeggio e difesa, e fra donne a destra.
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Il podestà li leggeva ad alta voce Per tutta l’età medievale gli statuti tendono ad avere forma di manoscritto, quindi si presentano in un modo abbastanza standard. Se si apre un volume di statuti questo è caratterizzato dalla presenza di un’infinità di grandi I rosse maiuscole, perché ogni statuto comincia per item (e inoltre abbiamo stabilito), quindi hanno una figura di pagina comune, con un’ornamentazione piuttosto sobria, salvo qualcuno molto ornato. Una cosa in più che normalmente non si tiene presente nella valutazione degli statuti è il fatto che avessero anche un contenuto sonoro, fonico, perché il podestà spesso era tenuto, all’inizio del mandato, a leggerli pubblicamente ad alta voce. A volte, si suppone, anche in volgare, però il testo in volgare non ci arriva, ci arriva solo quello in latino, e ci possiamo chiedere quale fosse la realtà sonora di questi statuti e che cosa ne capissero le persone. Quello che poi potremo constatare con ulteriori osservazioni è che il piemontese di allora non era molto diverso dal piemontese di adesso. Gli statuti spesso sono testimoni importanti di come si parlasse nei diversi luoghi. Normalmente gli statuti erano composti da una parte iniziale dove c’erano i grandi temi della gestione dell’amministrazione locale, e queste cose sono in un latino relativamente standard, non molto “scintillante” dal punto di vista linguistico. Invece diventano molto interessanti e scintillanti quando si passa alla descrizione dei mestieri e per alcuni mestieri in particolare la descrizione è molto accurata. Immaginiamo poi, per esempio, il settore dei pesi e delle misure: spesso si ha una indicazione sui pesi da usare, materia per materia, ma in non pochi casi nella sede del comune c’è un pezzo di marmo che detta la misura di lunghezza e un contenitore per quella di capacità, alla quale si debbono riferire tutti i mercanti. Inoltre bisogna stare attenti al fatto che certe volte le cose sono belle perché sono pittoresche, divertenti, strane, attraenti. Però ci sono anche le cose importanti, che non sono pittoresche. Il giuramento del podestà non è tanto pittoresco, però è importante, che il podestà non potesse elargire più di determinate cifre a specifiche persone, non è per niente pittoresco, però è forse più importante che non sapere come si chiamano i pali delle viti, brope normalmente. Al di là di quello che può essere l’aspetto divertente è necessario saper trovare anche l’aspetto importante, l’aspetto serio e prendere il problema nel suo insieme. Alessandro Vitale Brovarone
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