San Germano e i nuovi Statuti Sabaudi di Amedeo VIII

Gli statuti sangermanesi nati nel 1380 dopo la sottomissione di San Germano a Casa Savoia , dopo appena cinquant'anni dalla loro approvazione , vennero messi in seria discussione.

Il 17 giugno 1430 il Duca Amedeo VIII di Savoia promulgò dal Castello di Chambery gli "Statuta Sabaudiæ", un corpus che raccoglieva le leggi degli stati da lui retti. Questo nuovo stato di cose andava a correggere una situazione creatasi nell'arco dei decenni precedenti ; Gli statuti di Terre d'Italia , di Piemonte e di Provenza , ai quali è attribuita la forza di derogare alla normativa ducale , in quanto siano riconosciuti ragionevoli. Infatti nel cordo del XIV sec. molti comuni piemontesi erano passati spontaneamente sotto il dominio dei savoia ( è il caso del nostro borgo ) riuscendo ad ottenere l'impegno dei nuovi signori al rispetto dei loro statuti già in essere ; altre città , entrate a far parte degli Stati Sabaudi per conquista o per trattato , avevano ricevuto a titolo di concessione la convalida delle proprie disposizioni statutarie. Tali Statuti potevano ancora essere modificati ed integrati , ad opera degli stessi organi comunali , con l'adozione di nuove norme soggette all'approvazione del principe che affermava anche il suo diritto di riforma e di interpretazione. Per tutte queste norme statutarie , il requisito della "ragionevolezza" richiesto da poemio dei Decreta come condizione essenziale per la validità e l'efficacia di esse come fonti di diritto , si identifica con l'approvazione da parte dell'autorità ducale.

Questo passaggio poneva l'autorità ducale come ultimo arbitro delle leggi e disposizioni che potevano essere promulgate dai comuni . Con l'intento di uniformare a poco a poco tutte le concessioni statutarie del Ducato di Savoia.

In Piemonte vi furono proteste e resistenze : i giudici locali, titolari delle giudicature, furono convocati nel 1432 ad una riunione alla quale furono invitati anche i "reformatores", cioè gli autori della consolidazione, allo scopo evidente di di fornire chiarimenti giuridici. l duca impose ai funzionari locali, balivi e castellani, di applicare le norme statutarie, poiché generali. Molti furono i casi di castellani e balivi multati, o notai od altri officiali puniti per esser venuti meno all'esecuzione degli Statuti, ... Basti per tutti l'esempio di un Cristoforo Merlo notaio di San Germano Vercellese condannato nel 1432 ad una multa di 100 soldi forti per avere presentato in giudizio davanti alle autorità ducali un documento da lui firmato contro alle disposizioni della « recentissima Riforma ».

Anche dopo l'approvazione degli "Statuta Sabaudiae" e la loro applicazione , la questione degli Antichi Statuti non si può dire risolta ; infatti nei secoli successivi si riproporrà la messa in discussione degli stessi , da parte di quasi tutti i Duchi Sabaudi.