La Strella

Il Cardinale Tarcisio Bertone ( allora Vescovo di Vercelli ) in visita pastorale alla Frazione Strella ( interno della Chiesa di San Giovanni Battista ) verso la metà degli anni90

La Chiesa di San Giovanni Battista
in un documento redatto dal parroco di San Germano Vercellese, firmato in data 30 ottobre 1929 e avente titolo "Parrocchia di San Germano Vercellese - Risposte ai quesiti a riguardo dei beni ecclesiastici", viene riportato che nel 1924 vennero realizzati diversi interventi di manutenzione ordinaria e straordinaria: rifacimento del pavimento in cotto, realizzando un sottofondo in ghiaia; pulizia della volta e delle pareti; sostituzione dei telai delle finestre; riparazione della copertura, rifacimento in cemento dell'atrio della Chiesa; posizionamento di un cancello in ferro dinnanzi all'atrio della Chiesa.

la chiesa San Giovanni Battista, di modeste dimensioni, si trova a Strella, frazione di San Germano Vercellese. La chiesa di si affaccia a nord sulla Strada Provinciale 50 e si sviluppa lungo l'asse nord-sud. La facciata a capanna è realizzata in muratura portante intonacata e tinteggiata. Alla base è presente uno zoccolo grigio e i due pilastri angolari arricchiscono la facciata. Il portone d'ingresso è decorato da una cornice con modanature e sopra è posta un'apertura ad arco a tutto sesto, decorata con la stessa cornice del portone e avente serramenti in ferro. L'interno è formato da un'unica navata e termina con un abside semicircolare coperto da una volta a semicupola. Le pareti della chiesa sono intonacate e tinteggiate di bianco e, lungo la navata, vi sono paraste rifinite in finto marmo che scandiscono verticalmente le pareti murarie. Le paraste sorreggono un'alta trabeazione, intonacata di bianco e con fregio tinteggiato di rosa. L'aula della chiesa è coperta da una serie di strette volte a botte unghiate, separate da arconi in corrispondenza delle paraste sottostanti, intonacate e tinteggiate sui toni del giallo e dell'oro. Inoltre, due delle unghie nella parete di destra e le rispettive nella parete di sinistra presentano finestre rettangolari, che contribuiscono all'illuminazione dell'aula, ed una finestra è presente al centro dell'abside.

L' Abbazia di Santo Stefano, con quella di Sant' Andrea e del Muleggio, fu un centro monastico tra i più importanti del vercellese. Secondo il canonico Cusano sarebbe stata fondata nel 545 dalla comunità di Vercelli in seguito ad una prodigiosa guarigione di certo Alderado operata in città da San Mauro discepolo di San Benedetto con applicazione dell'intiero Territorio di Prarolo, Croua, & Oschiena, con altre diverse proprietà. Alcune di queste altre diverse proprietà dell'Abbazia erano situate nel territorio sangermanese e sono elencate in un "Consignamentum" deI 14 marzo del 1202. Dal l'Abate di Santo Stefano vengono fatte ben 13 consegnacioni di appezzamenti per Io più coltivati a prato e molto interessanti per la toponomastica locale sono i toponimi che compaiono,alcuni scomparsi come  Godnesca, Zermegnasco, Rivam Longam , o Voum, altri invece ancora attualmente bene attestati come Dorneo, Vallem Andream o Luxenta . Ma più interessante è che in questo documento per la prima volta viene citata in due occasioni per delimitare il terzo confine di due appezzamenti, uno denominato Dorneo e l'altro Vallem Andream, una strada a tercia stradella, che darà poi il nome alla stessa frazione Strella . Questi tre micro - toponimi ancor oggi esistenti In prato Dorneo, Avoneo, la Vallem Andream la Valle Andrea e Luxenta la Lucenta, considerati già nomi propri, diedero la denominazione alle regioni, valbe, attraversate dalla stessa stradella dandoci così la sua esatta ubicazione ed eliminando ogni dubbio in proposito. La strada, la sola via che univa direttamente San Germano con Olcenengo, in origine era solo un sentiero che si snodava attraverso boschi, specie di ontani e di querce come attestano i toponimi ancora attuali come Avonetto da Alnus, ontano (verna) e Robarello da Robur, quercia. Questo sentiero fu chiamato stradella, letteralmente stricta via, poichè venne spontaneamente contrapposto dalla popolazione locale a quel la grande via di comunicazione europea, dalla quale si diparte, che era 1a strada romana per le Gallie, detta poi nel Medio Evo via Francigena: la Pavia-Vercelli  Ivrea-Aosta.La primitiva strada per la Strella ed Olcenengo, un tempo molto transitata da gente per Io più a piedi, ora ha solo funzioni poderali. Essa con l'annullamento del passaggio a livello termina alla ferrovia Torino-Milano e, non unendo più San Germano con la frazione strella, è destinata a scomparire dalla memoria. Il termine stradella (1) da semplice nome comune passò, quale nome proprio, a designare quel piccolo agglomerato di case che si era venuto a formare e adattandosi alla parlata dialettale prese la forma attuale con la perdita (sincope) del suono interno -ad- da cui str-(ad)-ella >Strella. Dopo il Mille vi fu un considerevole aumento della popolazione, ne derivò quindi la necessità di espandere le colture per cui i contadini si posero in cerca di nuove aree da coltivare. Le terre sottoposte alla coltivazione tendono ad imporsi su quelle non coltivate e le zone paludose, i boschi di cui abbiamo il ricordo in numerosi toponimi, arretrano di fronte all'avanzare dei campi. Si incomincia l'escavazione delle fontane che sarà grandemente sviluppata sotto il dominio dei monaci dell' Abbazia di Sant' Andrea, anche se l'ultima fu scavata ancora alla fine del settecento. La rete idrografica artificiale formata dalle fontane, che interseca e caratterizza tutto il territorio sangermanese, è da sempre stata di grande utilità all'agricoltura. Queste erano indirizzate soprattutto all'irrigazione delle terre, ma erano pure destinate a sbarazzare dalle acque i terreni che ne erano troppo ricchi, regolandone il flusso, sgomberando così ampie zone di terra da coltivare.I l territorio intorno al paese è ormai tutto occupato e chi cerca nuovi spazi liberi da ogni vincolo su cui insediarsi deve allontanarsi dall'abitato lungo sentieri appena tracciati. Le terre libere sono rare nelle vicinanze dei villaggi ma si moltiplicano lungo gli spazi boschivi lontani e mal sorvegliati dove è anche più facile conquistarle. In molti casi sicuramente i campi nuovi si estesero oltre i seminativi già esistenti del villaggio avanzando sulla fascia delle sodaglie e dei pascoli con un semplice e progressivo allargamento delle colture. Questo modo di dissodare le terre, agevole e discreto, magari condotto surrettiziamente di soppiatto all'insaputa del signore, ha lasciato poche  tracce, quindi per ritrovare questa prima forma di espansione dell'agro e comprenderne i motivi bisogna raccogliere indizi sparsi ed interpretare le varie situazioni particolari del tempo venutesi a formare. l contadini che si inoltrarono lungo questa "stretta strada" in cerca di nuove terre da coltivare trovarono uno spazio estremamente favorevole, non solo per la sua lontananza, quasi eguale dai due villaggi esistenti, San Germano ed Olcenengo, ma soprattutto perche la zona per la posizione in cui si trovava era particolarmente adatta Il territorio strellese situato ai margini di vari domini che si incrociavano con confini necessariamente incerti, difficilmente, anche a volere, precisabili con esattezza e lontano dal centro, quindi mal sorvegliati, diventa una facile conquista pacificamente fatta di nascosto. Le terre su cui sorse la Strella erano situate alle estremità di grossi possedimenti signorili ed ecclesiastici quali il Castellone, dipendenza di Selve che apparteneva al l'Abbazia del Muleggio, Capriasco, proprietà dell'Abbazia di Vezzolano lontanissima da noi, San Germano stesso feudo dei Dal Pozzo, nobile famiglia vercellese, Olcenengo e infine Robarello di cui non abbiamo ancora notizie ma sicuramente già esistente. Poteva dunque essere quella strellese la zona ideale per dare spazio vitale alla gente umile costretta a lasciare il primitivo nucleo sangermanese per cercare nuove terre libere su cui insediarsi. La testimonianza della particolare posizione della strella dai confini imprecisati sembra essere in qualche modo arrivata fino a noi: ancor oggi questa minuscola frazione è in bilico tra il comune di San Germano e quello di Olcenengo essendo il suo territorio suddiviso tra questi due paesi .

La frazione STRELLA in un antica mappa del 1693

La frazione STRELLA nel 1821

 

 

Note (1) - Il Serra net riportare numerosi nomi locali Strella relativi a vie ora vicinali disusate o sparite vede in essi tracce d'un reticolato di strade romane o stra(t}ellae che intersecavano l'agro intorno all'abitato- Quello sangermanese è il solo toponimo Strella ad essere documentato in Piemonte già all'inizio (1202) del XIII secolo. - l particulari della Strella che nel 1601 giurarono fedeltà a Don Giovanni  Mendozza furono 21, mentre quelli della villa di Robarello furono 12. Nell'ultimo secolo la frazione ha sempre superato i 200 abitanti: 233 nel 1861 e 261 mezzo secolo dopo, ma su di essa in passato gravitava anche la popolazione, circa 150 persone, di due tra le più grosse tenute sangermanesi, Capriasco e Robarello; inoltre durante il periodo della monda queste due cascine riversavano sulla frazione più di 300 mondine forestiere. Ora gli strellesi sono circa 50.

La frazione della Strella ebbe nel maggio 1859 , una particolare importanza strategica da parte dell'esercito piemontese , nel contenere l'avanzata austriaca durante le fasi iniziali della Seconda Guerra di Indipendenza. Il generale De Sonnaz che in quei giorni insieme al generale Garibaldi risiedevano a San Germano , per poter meglio disporre le difese del territorio , atte ad arginare le truppe austro-ungariche che avevano occupato Vercelli. Le linee di difesa erano posizionate con distaccamenti alla Strella , a Robarello e a Capriasco , in particolar modo alla Strella , da cui era controllabile la momentaneamente interrotta linea ferroviaria.

 La piccola chiesa della Strella, a forma rettangolare con tetto a capanna e dedicata ,a San Giovanni Battista, era dotata di un cappellano. 

(Bibliografia - "Piccole storie sangermanesi" - A. Corona)

ANTONIO P.CALIGARIS

Nativo della Strella è Antonio P. Caligaris , scrittore di saggi sulla storia locale del Vercellese , al suo paese natio "La Strella" ha dedicato un bellissimo saggio col titolo "La Risaia" in cui racconta con fatti e personaggi locali la realtà contadina della frazione a cavallo tra il  1800 e il 1900. A San Germano ha dedicato un saggio col titolo " San Germano - Il Paese - Il Santo. Altri suoi lavori che riguardano la storia locale Vercellese sono : Proverbi e detti Vercellesi ( 1960 ) e Etimologie Vercellesi ( 1956 ).