San Germano e Vittorio Amedeo I

 

 

Siamo nel l'Aprile del 1615

Don Gioani de la Ynoiosa era partito li 12 aprile di Milano per Pavia e che parte di quella cavalleria haveva comandamento di passar in Alessandria », cosicche non vi era che temere dalla parte di Vercelli, non essendovi nessuno ». Le operazioni militari spagnuole andavano infatti accentuandosi verso il Monferrato : « dalla parte di Casale hanno avvisato tutte le milizie et il 17 aprile si tiravano in Casale tre tiri, per avvisar tutte le milizie a ciò si unissero a Casale .. poiché i nemici temevano molto dell'arme di S. A. massime in quelle parti ». Ad ogni modo il prudente principe faceva far frequenti perlustrazioni nella campagna vercellese, badava « metter ordine a le cose necessarie della città e soldatesca e sopratutto a le fortificasioni », e assicurava il passo del Po presso Crescentino mandandovi il signore di Santena. Ma pareva che i nemici persistessero proprio in questo spostamiento delle loro truppe, poichè si incamminavano alla volta delle Langhe 40 insegne di Monferrini di milizia et una di Milanesi di quelli che fuggivano dai presidi del nemico e erano stati messi insieme a Casale, e doi compagnie di cavalleria, cioè 300 archibugieri a cavallo spagnuoli ». Perciò dopo l'invito di « non lasciar cargar di là ogni cosa », ? Vittorio Amedeo faceva « accostar le truppe di cavalleria che erano a Chivasso, Mazzè e altri luoghi (Biella, Lanzo), per poter far qualche buon effetto; così anco i Valesani, che erano a Ivrea, li faceva venire a S. Germano », sebbene, oltre le solite difficoltà finanziarie, si opponesse ora anche l'ingrossamento delle acque della Sesia per causa delle pioggie abbondanti del 21 e 22 aprile. Ma il padre insisteva che agisse sulla linea di Vercelli, ed il giovine principe gli confessava « che ne riceveva grande mortificazione, perché sapeva quanto importeria al suo servicio », non esservi modo di agire se non « mentre la riviera diminuirà, che era impossibile adesso di poter guatare la Sesia, e se si fosse mandato qualcheduno dall'altra parte, avrebbe stentato a ripassare, se fosse cacciato » dal nemico.“ Quand'ecco gli Spagnuoli offrire campo a nuovi timori dal lato del Vercellese, « poichè sollecitavano la fabbrica di un fortetto, dall'altra parte di Pontestura », e sebbene non avessero ancora « messo mano al ponte », avevano già « aprontati li apparecchi che sono necessarij », probabilmente per « andare in Santià e tagliar la strada ai soccorsi ». Di questa operazione Carlo Emanuele I fu avvisato contemporaneamente dal figlio e dal Conte di Verrua, che era alla difesa del passo del Po con il Santena, e comprendendo come « questo non poteva essere che per passare l'armata di quella parte » avvisava che si avesse ben cura di sorvegliare, e che egli avrebbe potuto prestar man forte, recandovisi per la via di Verrua-Crescentino, poichè non potevasi « l'impresa di Spigno spedire prima di sette od otto giorni, essendovi per condurre l'artiglieria più da far per quelle colline di quello che si era pensato ».

Questo primo tentativo degli spagnoli di invadere il Vercellese non ebbe successo per la prontezza di Vittorio Amedeo I a fronteggiare l'invasione.

Siamo nel 1615 , Carlo Emanuele I avendo cambiato le alleanze del Ducato di Savoia teme che i suoi vecchi alleati ( spagnoli ) si preparino a minacciare la parte orientale del suo Ducato .

Carlo Emanuele. Vedendo adunque il proprio figlio Vittorio Amedeo I dotato di tutte le virtù che a perito capitano si convengono , avrebbe questi dovuto sempre tenerlo a capo delle milizie, cui era tanto atto a governare, lo incarica di verificare lo stato delle milizie e delle fortificazioni del vercellese.

Il ventottenne Vittorio Amedeo I invia Monsignor di Lodi e Monsignor di Sanfront a San Germano e Santhià per conoscere le riparazioni alle fortificazioni che si potevano fare. I due riferiscono al giovane Principe che San Germano si poteva ancora recuperare , mentre per Santhià non era possibile fare qualcosa che ne valesse la pena "tanto più acomodando bene San Germano come si fa e con facilità; non posso credere loro siano per venire a Santià e concluderò con parer di monsignor di Sanfront, Comend. della Manta e Monsignor di Lodi che quello o scritto con altri sij più servizio di V. A., stando noi altri come stiamo ; e saremo tanto più deboli quanti più posti avremo da guardar ». Vedendo il Commendator della Manta e Monsignor di Lodi e sopra tutti il Sanfront favorevoli all'abbattimento delle fortificazioni di Santhià"

. Vittorio Amedeo chiede subito al padre Duca di accordare la demolizione delle mura di Santhià e l'abbandono di quella terra , ma il vecchio Duca è contrario a tale decisione " e se il nemico ha paura e timore grande , ci pare che tanto manco causa habbiamo di venire al suddetto smantellamento, che sarebbe adesso di poca reputazione".

Vittorio Amedeo I si adopera anche in una riorganizzazione delle milizie nel territorio vercellese ; lascia 600 savoiardi veci a Vercelli con 2000 alleati francesi mentre in San Germano teneva 800 tra Vallesani, Svizzeri e Piemontesi e " messo altri archibugieri a cavallo su la strada per assicurare il passo e perchè non lasciassero svalisare le genti...". Altri 800 soldati erano acquartierati a Santhià .

Qualche anno dopo Vittorio Amedeo I lo ritroviamo col fratello Tommaso all'assedio di San Germano , che occupato dagli spagnoli di Tommaso Caracciolo tenevano in scacco il passo verso Vercelli.  Ma l'assedio non si risolse con la liberazione del nostro Borgo , perchè le nuove fortificazioni approntate dagli spagnoli su progetto del Floriani , avevano reso  San Germano un luogo imprendibile.

Il 26 Luglio 1630 muore Carlo Emanuele I e Vittorio Amedeo I diventa il nuovo Duca . Vittorio Amedeo cercò in ogni caso di potenziare il piccolo esercito che aveva ereditato dal padre, decimato dalle guerre di successione del Monferrato. Dall'esempio che Gustavo II Adolfo di Svezia stava dando all'Europa, il duca di Savoia aveva capito l'importanza di un esercito stabile e ben addestrato. Vittorio Amedeo I ordinò di potenziare l'artiglieria, che divenne una delle più imponenti d'Europa, anche grazie all'apertura di un'apposita scuola per artiglieri. Nei sette anni del suo regno, il duca di Savoia riuscì a contare sotto le armi ben 20.000 uomini. Nei sette anni del suo regno si avvarrà anche del prezioso aiuto del sangermanese Pietro Lorenzo Barozzi , come Segretario e Consigliere di Stato.

Vittorio amedeo I muore a Vercelli il 7 ottobre 1637

L'ultimo passaggio di Vittorio Amedeo I in San Germano , avverrà il 4 luglio del 1638  nel nostro borgo passarono 1500 uomini della guarnigione di Vercelli che arresisi agli Spagnoli e con 3 pezzi di cannone al seguito , trasportavano in marcia verso Santhià  il corpo del Duca con destinazione Torino per essere tumulato nei sepolcri reali.

 

 

 

 

VITTORIO AMEDEO I