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BEATO
ANTONIO DELLA CHIESA
(1394-1459) |
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Festeggiamenti a San Germano in onore del Beato Antonio della Chiesa |
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Le immagini sacre che riproducono il Beato
Antonio Della Chiesa nell'atto di contemplazione della B. Vergine derivano
dal racconto di Antonio Della Villa di Rodero , che dopo la morte del Beato
dichiarò "Che attratto dalla luce viva che si spande dall'uscio socchiuso
della cella del Beato Antonio Della Chiesa nel convento di S. Giovanni
Pedemonte in Como di aver visto il Beato , nell'atto di conversare con
la Beata Vergine ".Tale
testimonianza fu presa in considerazione durante il processo di
beatificazione del secolo XVI. Il quadro da cui prendono spunto le
varie immagini sacre (in cui si intravede la testa del Rodero che osserva il
Beato con la Madonna ) è tuttora custodito nella sacrestia della Chiesa
Parrocchiale di San Germano. La vera effige del Beato (purtroppo andata
perduta ), pare fosse dipinta sulla porta della Chiesa della Consolazione ,
che era la chiesa del convento dei frati Agostiniani in San Germano. OPERE SScrisse I.° Opera. theologica, jurisque canonici’ varia , et plurima di cui in parte si dice furono pubblicate senza indicarne il luogo, le altre sono conservate nel convento in s. Germano Vercellese,MS. dai PP.‘ Eremiti di s. Agostino di sua patria; 2.° Sermones quadragesimales per Antonium de San Germano de B.M. Virgine, et sanctis, autografo MS. nella biblioteca di Torino. Ved. Indice par’. 278, cod.DCCCXXVl.'
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Orazione al Beato Antonio Della Chiesa - Marzo 1938 Il quadro Per intercessione del Beato guarirono due di S. Germano, l'uno da un cancro che con aspri dolori lo veniva rodendo, l'altro dalla quartana che da due anni lo consumava. Sul finir del secolo XVI un certo Giorgio pittore di Como, fatto voto al Santo di dipingerne la figura , ottenne che una sua figliuola fosse liberata dalla morte imminente. Ben è vero che, ritardando egli 'a dipingere il quadro, le ritornò la febbre; onde, accortosi dell'errore, tosto dipinse il Beato, e portata la tavola al sepolcro, guarì di nuovo la figlia. Quella tavola poi che rappresentava il Beato tra gli splendori, parlante colla Beatissima Vergine, si soleva esporre annualmente al ricorrere della festa di lui. Fece anco molti altri miracoli, come ampiamente leggevasi negli alti registrati nel convento suddetto , ma che nell'ultima soppressione perirono . |
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![]() Uno dei rari libri sulla vita del Beato Antonio Della Chiesa Edito a Firenze - Tipografia Domenicana - 1919
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Reliquie | ||
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Antico e importante reliquiario con la reliquia di Beato Antonio della Chiesa Teca /reliquiario di bronzo con proteggi sigillo e chiusa sul fronte da un antico vetro soffiato Nell'interno la Santa reliquia con la scritta in latino : "Ex Velo B.Antonii ab Ecclesia"
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possibile grazie al canonico Giacomo Vialardi,
divenuto poi anche vescovo di Vercelli, che mise a disposizione per questo
scopo tutti i suoi beni. Lo stesso Vialardi fece ottenere ai padri Domenicani
l'antico convento dei monaci di Sant'Orso, situato fuori la porta Aralda. La
data di questo lascito, 1234, è dal Mothon indicata come quella della venuta a
Vercelli dei frati domenicani che ebbero come priore il B. Filippo di Carisio e
poi il B. Giovanni da Vercelli che sarà nel Capitolo generale di Parigi del
1264 eletto a Maestro Generale dell'Ordine, il quinto dopo S. Domenico. Già
verso il 1245 - 1246 i Domenicani poterono incominciare la costruzione della
Chiesa di S. Paolo e dell' annesso convento entro le mura della città, l'
attuale S. Tommaso e S. Teonesto in San Paolo. E' appunto in questo convento
che Antonio iniziava il suo noviziato, applicandosi con ardore e profitto agli
studi di filosofia, teologia e addestrandosi alla predicazione, terminato il
quale prese i voti di povertà, castità ed obbedienza. Per compiere il corso
teologico ed ottenere il titolo di lettore che nell' ordine domenicano era
necessario per essere abilitati all' insegnamento fu mandato dai suoi Superiori
nel celeberrimo convento dei S.S. Giovanni e Paolo di Venezia, dove salì alla
dignità del sacerdozio. A Venezia si distinse perché seppe unire alla vita
contemplativa della cella, alle orazioni, all' osservanza minuziosa delle
regole, una multiforme vita attiva esplicata quotidianamente con la
predicazione, le confessioni e col promuovere opere di carità. Grande fu in
Lui l' amore per la castità, la fedeltà a frequenti digiuni e la costanza a
recarsi in coro la mezzanotte a cantare le lodi, dove rimaneva a lungo, si che
i confratelli ritornati per cantare la " Prima" lo ritrovavano in
preghiera. Il Della Chiesa aveva dato la sua adesione alla CONGREGAZIONE
RIFORMATA sorta in seno all' Ordine domenicano per impulso principalmente di
Santa Caterina da Siena e del B. Raimondo da Capua, eletto Maestro Generale
dell' Ordine nel 1380, che aveva lo scopo di riportare all' osservanza più
rigorosa ed austera delle regole domenicane. Il B. Giovanni Dominici, maggiore
collaboratore del B. Raimondo in S. Domenico, convento fondato a Venezia nel
1312, aveva radunato una eletta schiera di frati pronti ad osservare
minuziosamente le regole, facendone una comunità modello. Alla riforma,
seguendo il convento di S. Domenico, nel 1393 si era unito quello celeberrimo
dei S. S. Giovanni e Paolo: una adesione alla riforma sollecitata dallo stesso
doge Antonio Veniero e dal patriziato veneto. Proprio quando i religiosi
di questo convento erano nel pieno entusiastico ardore riformista Antonio era
giunto tra di loro a passare i suoi anni di formazione religiosa, quale
studente e novello sacerdote. Il giovane Della Chiesa dovette
distinguersi in modo particolare se a soli 28 anni nel 1422 fu mandato a Como
come priore, in un altro noto convento quello di S. Giovanni in Pedemonte per
introdurvi la riforma. Accettò per obbedienza e sembra che in partenza per
Como licenziandosi dai confratelli veneziani abbia pronunciato le parole :
"E, come posso io guidare una barca, mentre non mi trovo atto a maneggiare
un remo?". La città aveva da poco tempo con la morte di Gian Galeazzo
Visconti recuperata la libertà, ma era in preda a lotte intestine,
divisa in fazioni a capo delle quali erano le famiglie dei Rusconi e dei Vitani,
lotte sanguinose e spirito di vendetta dominavano. Già da tempo i Domenicani
si erano stabiliti presso le mura, ai piedi del monte di Santo Eustichio, nome
da uno dei primi vescovi della città di Como. Il convento di San Giovanni in
Alto era grandissimo, aveva due chiostri ed una bellissima chiesa gotica: della
chiesa e del chiostro nulla rimane essendo stato distrutto nel 1810. Il
decadimento religioso che fu generale in Italia sul finire del XIV secolo,
dovuto in gran parte allo scisma che lacerava la Chiesa, alle pestilenze,
guerre, e discordie intestine aveva ridotto in misero stato anche la comunità
domenicana di Como. I Superiori dell' Ordine
giudicarono, anche per il bene di
tutta la città, di doversi introdurre la riforma in quel convento per far
rifiorire gli studi, la pietà, estirpare i numerosi abusi e reintrodurre l'
osservanza delle regole, e riprendere le predicazioni del tutto tralasciate. A
questa difficile missione fu appunto delegato il Nostro Della Chiesa. A poco a
poco frate Antonio introdusse la riforma nel convento, si ritornò alle più
autentiche pratiche religiose e rifiorirono anche gli studi e pure la città ne
trasse beneficio placandosi la litigiosità tra le famiglie nobili comasche.
Dalla parte levante della città, nel piccolo paese di Brunate sovrastante Como
vi era il piccolo monastero di S. Andrea fondato dalle sorelle Elena e Andreola
de Pedrale nel 1340, dove prese dimora una nobile fanciulla comasca Maddalena
Albrici. Suo padre le aveva lasciato la rendita di una villa con podere detto
di Ponzate per sopperire alle necessità della piccola comunità, ma i fratelli
di lei Gasparino e Zanino gliela tolsero. Intervenne allora il vescovo di Como
Martino Pusterla affinché il beneficio ritornasse a Maddalena. La
controversia, risolta a favore del convento di Sant' Andrea fu composta con l'
intervento del priore del convento di S. Giovanni, frate Antonio e di San
Bernardino da Siena, il celebre santo francescano. Fu in questa occasione che
frate Antonio ebbe il primo incontro con la Beata Albrici, ma spesso ritornò a
Brunate per dirigere spiritualmente quel convento. Sant' Andrea era governato
dai canonici regolari di Como, ma per desiderio di Maddalena Albrici, che lo
aveva anche ampliato e dato una maggior stabilità, seguendo i suggerimenti
datogli a suo tempo dal Nostro Beato, venne posto nel 1455 sotto la disciplina
degli Agostiniani Riformati detti Eremitani. L' Albrici morì dieci anni dopo
il 15 maggio ed il suo culto fu riconosciuto da Pio X nel 1907. Come già
accennato nel tempo in cui il Della Chiesa dirigeva il convento di S. Giovanni
era ritornato a Como S. Bernardino da Siena, dove era già stato nel 1419. Si
narra che la città, anche per merito dei Domenicani riformati e specie di
Antonio fosse di gran lunga migliorata e che tra il Santo francescano ed il
Beato domenicano fosse nata una profonda amicizia e stima e, che i due frati
fossero compagni nelle missioni e predicazioni tenute in città e nei paesi
vicini. Data la dispersione delle comunità religiose e dei loro archivi non
abbiamo molte notizie e le poche sono per lo più frammentarie si che non si
può precisare quando il Nostro lasciò la città di Como. Essendo però certa
la data dell' inizio del suo priorato, 1422, e quella della seconda venuta di
San Bernardino, 1432, si deduce che nella città lariana rimase per più di
dieci anni e che venisse quindi riconfermato al priorato, cosa quanto mai
eccezionale. Gli agiografi affermano che avesse il dono della profezia e del
discernimento degli animi ed il dono della capacità di guarigione operate nelle
caserni private e negli ospedali pubblici che frequentava spesso. I suoi Superiori
constatarono che Egli possedeva in alto grado tutte le qualità necessarie per
essere un eccellente priore con particolare attitudine al governo e le
capacità di introdurre la Riforma, quindi gli diedero altri prestigiosi
incarichi ed i conventi ai quali Egli fu preposto come priore furono senza
dubbio tra i più celebrati d' Italia: ricordiamo, come vedremo, il convento di
S. Domenico a Bologna e quello di San Marco a Firenze. Quando sorse la
Congregazione Domenicana dei Riformati essa ebbe un suo superiore detto Vicario
Generale indipendente dal Provinciale, che era soggetto direttamente al Maestro
Generale dell' Ordine ed il primo di questi Vicari Generali fu appunto il B.
Giovanni Dominici posto a tale incarico dal B. Raimondo da Capua. I conventi
che ritornavano alla rigorosa osservanza della regola, per volere degli stessi
Maestri Generali dell' Ordine, venivano sottratti all' autorità dei
Provinciali per favorire in ogni modo con l' autonomia il nuovo zelo
riformatore. Aumentando il numero dei conventi riformati occorse che i Maestri
Generali dividessero in gruppi queste nuove comunità, che non erano che
Congregazioni distinte coi loro Vicari Generali e direttamente soggette
al supremo reggitore dell' Ordine.. I primi due gruppi che vengono ricordati
sono i " Riformati al di là delle Alpi e i
Riformati al di qua delle
Alpi" , si intendeva del tutto impropriamente per Alpi la catena degli
Appennini che separa la Toscana e il resto d' Italia dalla Lombardia e dalle
Regioni Emiliane. Ben presto si formarono altri gruppi, in varie parti e ogni
gruppo ebbe la propria autonomia, ed è difficile dare un giudizio con cui
venivano formati questi gruppi, spesso uniti da cause contingenti e di
opportunità. Proprio nel 1441 sorse un altro gruppo che fu dato da governare a
frate Antonio Della Chiesa che dal 1440 era priore del convento di San Domenico
in Bologna, eretto presso la tomba stessa del Patriarca e che era uno dei più
importanti centri di vita per l' intero Ordine: un altro incarico molto
prestigioso ed impegnativo. Siamo verso la metà del X V secolo, proprio quando
la Congregazione lombarda detta dei Riformati raggiunse il suo maggior
splendore e anche proprio quando il Nostro Beato esplicò la sua maggior
attività. Questa stessa comunità di San Domenico di Bologna si era separata
dalla Provincia Lombarda per unirsi alla congregazione dei Riformati e la
separazione era stata compiuta nel 1427, sotto il Maestro Generale dell' Ordine
P: Bartolomeo Texier e, primo priore della comunità bolognese riformata fu P.
Corradino da Brescia. A chiamare come Vicario Generale del nuovo gruppo formato
nel 1441, il B. Antonio, fu proprio il Maestro Generale P. Bartolomeo Texier.
Il gruppo comprendeva i conventi di Como, Pavia, Savona e di Santa Maria di
Castello in Genova, un antica collegiata che lo stesso papa Eugenio I V aveva
concesso ai domenicani. Questo gruppo abbracciò i conventi di Como e Pavia
donde si potesse attingere religiosi già riformati ed i due liguri che
necessitavano di forze già provate e fu dato a frate Antonio anche per la sua
ascendenza che aveva su di essi . Il convento di Savona che aveva allora
accettato la riforma lo aveva eletto priore, la Comunità di Como lo aveva
avuto e lo riaveva divenendo Egli Vicario Generale, come per il convento di
Pavia, e il convento di Genova che si stava formando restava doppiamente sotto
di Lui . Infatti non solo era Vicario Generale, ma una nuova comunità doveva
essere sottoposta ad un convento priorale finché non fosse in grado di
esprimere un suo priore ed il convento a cui era sottoposto era quello di
Savona di cui il Beato era priore . Appianate le difficoltà sorte con il clero
genovese, il 13 novembre, i Domenicani forti del decreto di Eugenio I V
presero possesso della casa prepositurale e della chiesa di Santa Maria di
Castello nella persona del P. Cristoforo Spinola coadiuvatore del Beato
Antonio . Nel maggio del 1444 già si costituiva un convento regolare con l'
elezione a priore di P. Girolamo Passinari, che doveva essere poi l' ultimo
vescovo di Caffa in Crimea, caduta in mano ai Turchi nel 1475 . Si narra di un
fatto prodigioso accaduto ad Antonio in questo periodo ligure . Il compito di
Vicario Generale costringeva il Nostro a portarsi da Savona a Genova ed
era solito a prendere la via del mare, più breve e comoda, ma altrettanto
insicura per la presenza di corsari . Una notte i pirati individuato il piccolo
legno su cui Antonio in compagnia di un confratello viaggiava lo assalirono e
catturarono i passeggeri; il Beato serenamente si rasserenò alla sorte che gli
sarebbe toccata: la schiavitù o la morte. All' alba quando i corsari
esaminarono le loro prede rimasero così stupiti di vedere in uomini in catene,
tanta gioia e tanta serenità, che per timore di aver catturato personaggi che
non erano di quaggiù, li sciolsero dalle catene, lasciati liberi li
ricondussero sani e salvi al lido, ricolmandoli anche di doni e chiedendo a
loro perdono . Sempre nella sua funzione di Vicario Generale si recava spesso a
Pavia per lo più a piedi, portando come era consuetudine un compagno con sé e
siccome si fermavano solo in ospizi o conventi dell' Ordine o in quelli dei
Minori, talvolta per raggiungerli era necessario viaggiare notti intere . In
uno di questi viaggi per Pavia avendo camminato tutta la notte per raggiungere
il convento, sfiniti dal freddo e dalla neve caduta tutta la notte non erano
più nemmeno capaci di muovere i piedi, quando un passeggero all' alba gli
offrì un pò di cibo, il Beato premuroso pregò il suo compagno di prendere il
cibo pensando di non dover imporre alcun sacrificio, ma egli non volle toccar
cibo per non trasgredire alla regola . Era quello il giorno del digiuno . Con
la fondazione del convento di Santa Maria del Castello e l' introduzione della
riforma in quello di Savona l' opera del Beato era terminata e ancora si era
dimostrato uomo di grandi capacità, con un' attività senza pari, di somma
dottrina e consumata prudenza, tutte virtù indispensabili per governare, e
così fu chiamato ad altri incarichi . Nel 1444 P. Corrado d' Asti, vicario
Generale del gruppo lombardo, poi Maestro Generale dell' Ordine, lo inviò a
riformare il convento di San Giovanni a Piacenza che governò in pace . A
Piacenza era giunto con padre Giacomo Ceresari, dato a lui come compagno già
dal Maestro Generale Texier e " molti altri frati ". In soli tre anni
riuscì a riportare alla perfetta osservanza quel convento e così il nuovo
Vicario Generale del gruppo lombardo P. Vincenzo Finale, succeduto a P. Corrado
d' Asti, lo mandò come priore a Santa Anastasia di Verona, 1447, che aveva
anche esso da poco abbracciato la riforma . I biografi di frate Antonio non
riportano molte notizie intorno a questi periodi di Piacenza e Verona, ma
affermano che svolse i compiti affidatogli col consueto zelo . L' opera della
riforma domenicana, fin dal suo principio che, coincide appunto col sorgere
dello scisma, fu spiccatamente rivolta a sostenere le parti del legittimo erede
al trono di San Pietro e i Domenicani operarono per estirpare la " mala
pianta dello scisma ", d' altronde il papa Eugenio I V sempre si era
dimostrato molto benevolo verso l' Ordine domenicano . Il Beato Della Chiesa si
annovera tra questi strenui difensori del papato legittimo, e ne abbiamo la
riconferma in un documento singolare ed importantissimo . E' questo una lettera
a lui personalmente indirizzata al termine del suo priorato a Piacenza il
17 novembre del 1446, dallo stesso pontefice Eugenio I V , con la quale
lo invita ad intervenire per porre fine allo scisma che si era di nuovo creato
con l' elezione di Felice V. Il Beato in quel tempo si trovava a Savona, come
si evince dal documento pontificio . Al concilio di Basilea gli oppositori del
pontefice Eugenio I V nominarono ( 1439 ) un antipapa nella persona del Duca di
Savoia Amedeo V I I I, uomo di grandi virtù, che dopo aver egregiamente retto
il suo ducato, per amore della solitudine, si era ritirato a fare la vita da
eremita nel monastero di Ripaglia sul lago di Ginevra e che aveva preso il nome
di Felice V. Dopo ventidue anni da che si era sopito, si riapriva un nuovo
scisma che durò anche nei primi anni del nuovo pontefice Nicola V, successore
di Eugenio I V, rinunciando al papato Felice V nel 1449 per ritornare al suo
eremo di Ripaglia: il Savoia fu l' ultimo antipapa . Nel momento più delicato
dello scisma ad Antonio il pontefice diede il delicato e prestigioso incarico
di cercare di comporre lo scisma . Al Frate sangermanese Eugenio I V associò
un altro illustre religioso francescano P. Nicolò da Osimo, che ha dagli
storici il titolo di Beato . Ai due religiosi veniva concessa ampia facoltà
per ricondurre alla Chiesa gli scismatici e far loro riconoscere come legittimo
il pontefice Eugenio I V ed usare a loro, larga indulgenza . L' affidare al
Nostro Beato tale difficile e delicato incarico, anche se poi non si hanno
particolari riferimenti di quanto, come e dove e se operasse e quali risultati
ottenesse, dimostra l' altissima stima in cui il B. Antonio era salito nella
considerazione non solo dei suoi superiori, ma anche presso il Papa stesso .
Era stato scelto dal Papa forse perché era piemontese e conosciutissimo nel
Piemonte, nella Liguria, e nella Savoia, dove aveva fatto maggiormente presa lo
scisma, e dove erano più numerosi i fautori di Felice V, un Savoia, ma anche
forse perché, è solo una supposizione i Della Chiesa era una famiglia di
origine nobile . Antonio giunto al sessantesimo anno di età non lo troviamo
più superiore di una comunità in formazione o da riformarsi, e nemmeno nelle
regioni dell' Alta Italia, dove era sempre stato, ma nel centro della Toscana
in Firenze nel più celebre convento del tempo: San Marco . Il convento
fiorentino sotto la guida di religiosi illustri, come Sant' Antonino, divenuto
poi vescovo di Firenze, era diventato in meno di vent' anni , da che era stato
fondato, il centro più famoso domenicano non solo di vita religiosa, ma anche
il centro più importante di studi . Il convento era stato costruito da
Michelozzo, l' architetto dei Medici ed abbellito dalla pittura del Beato
Angelico . Il B. Antonio era succeduto in questo convento al priore P. Giuliano
Lapacini nel 1454, ed è lo stesso P. Lapacini, antico cronista di San Marco,
che nei suoi Annali definisce P. Antonio " septimus prior " e "
uomo di grande età, specchio di santità, e di religione " dandogli anche
il titolo di Venerabile, e pure di grande cultura se aggiunge che sotto il suo
priorato, la biblioteca del convento venne arricchita di parecchi
volumi " aliquot volumina " . Sant' Antonino salito
alla cattedra arcivescovile di Firenze aveva conservato la sua cella in San
Marco e, dalla biblioteca del convento prendeva i libri che gli necessitavano
per i suoi studi . La biblioteca di San Marco divenne dotatissima, la prima in
Italia ad essere aperta al pubblico, grazie anche a Cosimo de Medici che la
arricchì di " quanti libri erano necessari per ottimi studi " ed
ebbe come ordinatore dei codici Tommaso Parentuccelli da Sarzana che successe a
Eugenio I V col nome di Nicolò V . Nella pace di questo convento il Beato ebbe
il tempo e la possibilità di dedicarsi a quello che era uno dei suoi desideri:
gli studi teologici troppo spesso trascurati e, a quanto apprendiamo dalle pur
scarse e frammentarie notizie, con profitto . Forse poche città come Firenze
presero tanta parte all' opera della riforma domenicana: nel volgere di soli
trent' anni e a poca distanza l'o uno dall' altro ebbe la sorte di vedere
sorgere due conventi domenicani ed entrambi frutti della riforma . Uno nel 1406
a metà della strada che congiunge Fiesole a Firenze, fondato dal B. Dominici e
l' altro San Marco vicino alla porta di San Gallo sorto nel 1345 con l' aiuto
di Eugenio I V che diede ai riformati il cadente monastero dei Silvestrini e
che Cosimo de Medici fece riedificare dalle fondamenta . I conventi della
Toscana e della Media e Bassa Italia - come si diceva allora- che abbracciarono
la riforma formarono un gruppo chiamato Congregazione Toscana Dell' Osservanza
ed era governato da Sant' Antonino . A tale gruppo apparteneva San Marco che fu
sempre al centro della Congregazione Toscana . Con l' elevazione all'
arcivescovado di Firenze di Sant' Antonino venne a San Marco mancare la
sua guida spirituale inoltre la peste incominciata sul finire del 1448 infierì
per tutto il 1449 decimando anche San Marco ridotto a pochi religiosi si che
desiderando di avere un buon superiore e buoni lettori si rivolse alla
Congregazione Lombarda, in gran rigoglio in quegli anni, e così ebbe come
priore Antonio della Chiesa e ottimi studenti tra cui, ricordiamo il B. Andrea
da Peschiera che divenne l' apostolo della Valtellina dove si era divulgata
l'eresia manichea . Sotto frate Antonio in San Marco la disciplina, la vita
religiosa gli studi stessi ebbero massimo splendore ed Egli fu molto
probabilmente in amicizia con Sant'Antonino come lo era già stato con S.
Bernardino . Anche da Firenze abbiamo notizia di molti prodigi da lui operati,
ne vogliamo ricordare uno particolarmente documentato . Un bambino muto dalla
nascita " muto a nativitate " portato da lui dai genitori, con la sua
benedizione " sua benedictione sanasse fertur ", lo guarì . Questo
priorato, che gli permetteva di vivere tranquillo in pace con la contemplazione
in cella, con la preghiera, l' apostolato e i suoi studi, durò poco, solo un
anno e tre mesi . Il Maestro Generale P. Marziale Auribelli lo comandò di
ritornare a Como, dove necessitava la sua opera, per svolgere il suo secondo
priorato in San Giovanni in Alto . Dopo cinque lustri di apostolato lasciava le
rive dell' Arno per ritornare a quelle lariane: aveva sessant'anni, ed era
l'anno 1457: a Como fu accolto con grandissima gioia, il suo ricordo era ancora
vivissimo . Quarant'anni di vita apostolica, lunghi faticosi viaggi fatti in
condizioni di estremo disagio, digiuni e mortificazioni continue avevano
affievolito alquanto la sua pur forte tempra, si che si narra che ponendo piede
nel convento che lo vide per la prima volta priore, avendo avuta visione della
sua morte non lontana, abbia detto: " HAECREQUIES MEA ! " Questa è
la mia dimora ! Risalendo a piedi, come prima, a Brunate, il Beato riprese i
contatti con la Beata Maddalena Alberici, che era salita ai più alti gradi
della vita contemplativa . Essa visse al Nostro di sei anni. A proposito del
vizio dell'usura , che flagellava spesso e sempre violentemente nelle sue
predicazioni, si narra un caso singolare accadutogli e da lui stesso raccontato
. Egli soleva trattenersi lungamente in coro a pregare dopo il Mattutino , che
si cantava a mezzanotte , ed una notte mentre stava appunto in solitaria
preghiera udì uno strano crepitio di cavalli che passavano fuori la chiesa e
continuando il rumore alzatosi andò a vedere . Un gran stuolo di gente
cavalcava tutta silenziosa e domandò dove andassero e chi fossero, ma non
ottenne risposta se non intimando nel nome di Gesù Cristo "siamo demoni-
si sentì rispondere e andiamo a quel palazzo a portar via il corpo
dell'usuraio che ivi abita e sta per morire e portarlo a bruciare nel fuoco
dell'inferno" . Il Nostro chiese un pò di tempo per poter pregare e
salvare quell'anima , ma i demoni risposero che era tardi e la sentenza era
già stata pronunciata. Pochi istanti dopo egli risentì il rumore dei cavalli
ed accorso vide il corpo dell'usuraio disteso sul dorso di un cavallo portato
via dai demoni. Al mattino fu invitato di recarsi nel palazzo, dove venne
pregato dai due figli del defunto di dare al padre la giusta sepoltura nella
chiesa dei domenicani e fare i funerali solenni e il sermone funebre come era
usanza. Il Beato assicurò che lo avrebbe fatto se gli facevano vedere la salma
del padre che era già stata chiusa nella bara . I figli opponendosi Egli
rivelò che era già a conoscenza della sorte toccata al padre e ritornato in
convento raccontò ai confratelli la terribile visione di cui era stato
testimone , esortandoli a predicare sempre con magg
ior zelo contro l'usura. Il
Beato Antonio fin dalla sua giovane età fu devotissimo alla B. Vergine alla
quale riconosceva la grazia della sua vocazione , ed un fatto avvenuto sempre
in questa sua seconda permanenza a Como e tramandatoci non solo dagli scritti,
ma anche da Immagini, ci riconferma questa sua mai interrotta devozione. Un
giorno stava nella sua cella socchiusa a pregare quando ad un tratto una
chiarissima luce apparve ed Egli levato lo sguardo vide discendere dal cielo la
Vergine Maria che sorridendo gli mostrava il Figlio che teneva nelle braccia .
Era il Beato intento alla contemplazione quando venne da lui per fare la
confessione certo Antonio Della Villa di Rodero il quale attratto dal vivissimo
splendore che usciva dallo spiraglio della porta socchiusa della cella, guardò
e vide la Madonna ed il Beato che parlava con lei . Ritornato ai sensi visto il
Rodero lo chiamò e gli impose di non rivelare mai ad alcuno quanto aveva visto
e, finché visse tenne il segreto, rivelandolo solo dopo la morte del Beato e
rendendone anche formale testimonianza . Nella parrocchiale sangermanese esiste
un quadro che fu giudicato del X V I secolo, già restaurato, ove il Della
Chiesa viene appunto rappresentato in atto di contemplare la Beata Vergine a
lui apparsa, mentre un uomo, Antonio di Rodero, osserva dall' uscio socchiuso
della cella il miracolo . Il Beato Antonio Della Chiesa morì quindi a Como nel
convento di San Giovanni Pedemonte il 22 gennaio 1459, aveva sessantaquattro
anni . Si narra che il suo corpo esposto nella chiesa del convento emanasse una
fragranza celeste e molti accorsero dalla città e dalle campagne a pregare .
Le sue vesti fatte in minuti pezzi furono date alla gente ed al contatto, di
questi altri miracoli si operarono . " Prima che fosse sepolto gli si
staccò e divelse la mano sinistra, la quale, in una teca d' argento, fu
mandata a San Germano, suo paese nativo, perché venisse esposta alla
venerazione dei fedeli . Il suo corpo chiuso in un' arca fu deposto nella
chiesa di San Giovanni di Pedemonte dei Domenicani in Como, e più propriamente
nella cappella dei Santi Apostoli, la quale cappella più tardi fu dedicata
allo stesso Beato Antonio "Così scrive il teologo Carlo Maria Naj (
parroco sangermanese per 40 anni dal 1864 al 1904, laureato in teologia a
Torino, uomo dottissimo, capace scrittore in prosa e in versi, nato a Robbio
Lomellina nel 1832 ) nella sua " Storia della Traslazione del Beato
Antonio Della Chiesa ". Questa mano sinistra avrà una notevole importanza
. A seguito del decreto napoleonico il convento di San Giovanni di Pedemonte
dei Domenicani in Como Il 15 aprile 1810 venne
ufficialmente destinato a ricovero per i poveri , e nello stesso anno il corpo
del Beato venne traslato a San Germano Vercellese .
Il convento di San Giovanni di Pedemonte dei Domenicani in Como tra
il 1814 ed il 1815 venne definitivamente abbattuto in ragione delle condizioni
fatiscenti in cui ormai versava. Dell’antica chiesa gotica sopravvivono alcuni
dipinti di epoca barocca , conservati al museo di Como.
Papa Benedetto XV e il Beato Antonio Della Chiesa |
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Benedetto XV era di nascita Giacomo Paolo Giovanni Battista della Chiesa (Pegli 21.11.1854 - Roma 22.1.1922) ed esercitò il ministero petrino dal 3.9.1914 al 22.1.1922. Iniziando il pontificato nel segno della prima guerra mondiale, volle essere "incoronato" non in S. Pietro, ma più riservatamente nella Cappella Sistina, riducendo al minimo lo sfarzo per non dare un "contro segno" a quanti soffrivano e morivano a causa della guerra da poco iniziata. In una lettera del 29 Ottobre 1916 al Maestro dell'Ordine Domenicano da poco eletto Ludovico Theissling per il VII centenario della "legittima conferma" dell'Ordine.Predicatori Provincia San Domenico in Italia , il Papa cita l'esistenza di un suo antenato domenicano: si tratta del beato Antonio Della Chiesa (1394-1459), attivo a Vercelli, Como, Bologna, Firenze ecc. nel quadro del movimento di riforma, essendo stato più volte Vicario dei conventi riformati.
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Beato Antonio Della Chiesa
Confessore del XV secolo
La nave che trasportava il Beato Antonio Della Chiesa venne abbordata dai pirati barbareschi tra Savona e Genova, e a tutti i passeggeri, fatti prigionieri, venne imposto un pesante riscatto in cambio della libertà. Soltanto il Beato Antonio e un suo confratello furono rilasciati senza molestie né imposizioni, e l'interessato attribuì quello scampo inaspettato alle sue fervide preghiere alla Madonna. Non saremo noi a dubitare di tale provvidenziale intercessione, ma ci sembra più probabile che i pirati barbareschi non tentarono, in quel caso, la carta del riscatto perché compresero che quei due religiosi non erano né in grado né disposti a pagare la propria libertà in valuta pregiata.
L'episodio dice abbastanza sullo spirito di rinuncia del domenicano Antonio Della Chiesa, grande predicatore, implacabile soprattutto nel condannare l'usura. Uno dei suoi « pezzi forti », nello stigmatizzare coloro i quali, prestando a interessi esosi, succhiavano il sangue dei poveri, era il racconto di un usuraio portato via da una cavalcata diabolica. Una storia simile si può leggere anche nelle novelle di Chaucer, il maggior letterato del Medioevo inglese.
li Beato Antonio era nato a San Germano di Vercelli, in Piemonte, sul finire del Trecento. La famiglia alla quale apparteneva, quella dei Della Chiesa, avrebbe dato nei secoli più tardi un Papa alla Cristianità, con il nome di Benedetto XV. Proprio perché era una famiglia nobile e ambiziosa, non fu facile, per il giovane Antonio, entrare, a 22 anni, tra i domenicani di Vercelli.
Sereno e amabile, anche quando si era trovato in contrasto col padre, Antonio seguì facilmente gli studi e docilmente accettò i voti religiosi. Fu un domenicano tutto simpatia, che con grazia seppe insinuarsi nelle anime, conquistandole a Dio.
Fu superiore del convento di Corno, e nella città Lariana venne salutato come un secondo San Felice, apostolo dei comaschi. Passò poi nel convento di Savona, in quello di Bologna, in quello di Firenze. Dovunque lasciò il ricordo di uno zelo premuroso e affettuoso, e di un modo di comandare, o meglio di guidare, con ferma dolcezza e con paziente persuasione.
Per un periodo di tempo fu compagno di San Bernardino da Siena, grande predicatore francescano, nelle sue « tournées » attraverso le città d'Italia. E, come abbiamo detto, fu anch'egli predicatore di successo, ammirato e anche temuto, per le sue inflessibili invettive, come quelle contro gli usurai, o come quando si trovò a polemizzare contro un antipapa scismatico, Felice V, al secolo Amedeo di Savoia. Quando morì, nel 1459, aveva sessantacinque anni, e la sua sepoltura, a Corno, venne illustrata da alcuni miracoli. Più tardi, scomparso il convento comasco
, le sue reliquie furono rese al luogo natale, San Germano di Vercelli, dove la memoria di Antonio Della Chiesa, Beato dal 1819, è custodita con devoto affetto.
(Piero Bargellini, Mille Santi del giorno, Valecchi editore, 1977)
BEATO ANTONIO DELLA CHIESA
Il Beato Antonio Della Chiesa |
Raccontato dal lavoro di ricerca di padre Lodovico Ferretti P. M. LODOVICO FERRETTI O. P. - Vita del B. Antonio della Chiesa dell'Ordine dei Predicatori. Firenze , Tip . Domenicana , 1919 , |
IL B. ANTONIO DELLA CHIESA O. P. ܕ > Una delle più belle soddisfazioni riserbate ai ricercatori delle antiche memorie, è quella di incontrarsi in notizie che rischiarano avvenimenti o personaggi storici in una maniera al tutto nuova e inaspettati . Tale è stata quella toccata al ch. P. Lodovico Fer retti 0. P. , nelle sue ricerche intorno a un illustre e santo religioso del suo Ordine, di cui scarsissime notizie ci erano state conservate. Raccogliendo con amore tutte quelle che gli era possibile rinvenire intorno al B. Antonio Della Chiesa , egli confessa nella biografia recentemente datane alla luce , che non senza meraviglia, si è visto disegnarsi innanzi ai suoi occhi « una nobile e grandiosa figura di apostolo. Per giungere a questo risultato l'autore. ha dovuto percorrere una via nè breve, nè piana. Lo dice subito il numero di opere a stampa (oltre cinquanta ), di cui parecchie assai rare, e i mano scritti (una diecina ) da lui dovuti consultare per un volumetto di così modeste apparenze. E lo meritava il no bile soggetto , per gl'inestimabili servizi resi dal Beato all'Or dine Domenicano, e più per gli illustri esempi da lui lasciati nelle importanti cariche sostenutevi e nel propagare e fomentare con ogni studio la religiosa riforma, sorta in seno dell'Ordine per impulso dei fervorosi discepoli di S. Caterina ( B. Raimondo, B. Dominici ecc .), dallo scorcio del xiy secolo . Il convento di Vercelli , in cui il B. Antonio professò la regola domenicana ( 1415) , si era infatti aggregato fra i primi alla fervorosa Congregazione riformata di Lombardia . Delle rare doti del Beato è certo un chiaro indizio la fiducia mostratagli da Superiori col nominarlo, a soli 28 anni, ( 1422 ) Priore del celebre convento di S. Giovanni Pedemonte in Como , e col delicatissimo mandato di introdurvi la riforma ; e che rispondesse a meraviglia alla aspettazione di lui concepita , lo mostrano i successivi incarichi che ebbe di Priore a Bologna, a Savona, a Pavia , a Piacenza , a Verona, a S. Marco di Firenze e poi di nuovo a Como, ove doveva chiudere santamente i suoi giorni ( 22 gennaio 1450 ) . Nel tempo del priorato di Bologna, dice l’autore, fu dal P. M. Generale « eletto a Vicario Generale di un gruppo di riformati, ufficio scabroso e al sommo importante » . Questo gruppo , formatosi il 1441, abbracciò i Conventi di Como e di Pavia e i due di Liguria, nuovamente fondati, quello di Savona e di S. Maria di Castello , in Genova . Una pagina singolarmente gloriosa nella storia del B. Antonio Della Chiesa è quella che riguarda il suo apostolato di pace verso coloro che, ribelli al legittimo Pontefice, avevano aderito all’antipapa Felice V. La lettera che a questo fine a lui e al B. Nicolò da Osimo , francescano, indirizzò nel 1446 Eugenio IV, come molto rara , è ristampata dal P. Ferretti nell'appendice. Non si conoscono i particolari della missione dei due religiosi, ma è noto che non molto dopo lo scisma fu estinto . L'autore ., a ragione, deplora la mancanza d'ogni notizia degli ultimi anni del Beato. Il suo venerato corpo, fu custodito in Como dai PP. Domenicani col titolo di beato sul sepolcro , fino al . 1808 ; quando , demolita dalla Repubblica Cisalpina la chiesa e il con vento , esso fu conceduto a San Germano Vercellese, patria del Beato , dove è in grande venerazione , specialmente dopo che dal S. P. Pio VII (15 maggio 1919 ) fu riconosciuto il culto a lui prestato ad immemorabili. Fra i personaggi che domandarono questo onore per il Servo di Dio , va in particolare notato il piissimo sovrano Carlo Emanuele IV di Savoia, la cui supplica al Papa, riferita dall’autore. nell’appendice è data dalla casa del noviziato della Compagnia di Gesù di Roma ( 20 aprile 1819) , dove, come è noto , si era ritirato per chiudervi religiosamente i suoi giorni. Era troppo naturale che del B. Antonio della Chiesa si desiderasse dai fedeli di meglio conoscere la vita , dopo che il più illustre dei suoi lontani nipoti fu innalzato alla Cattedra di S. Pietro , col nome di Benedetto XV. A soddisfare un così giusto desiderio , non meno onorevole al Padre comune che ai figli, ha fortunatamente rivolto l’animo il ch. P. Ferretti . Il sụo lavoro , molto ben riuscito , anche se lascia ancora molte notizie a desiderare , prova una volta di più quanto di glorioso resti da esplorare intorno alla storia delle famiglie religiose , con tanto profitto della storia e non minor frutto di edificazione. Il caldo invito che il ch. Autore rivolge ai giovani del suo ordine illustre, perchè volgano volenterosi e fiduciosi l'animo'« al campo vastissimo le incomparabilmente ricco » della loro storia , può ben valere per quelli degli altri Ordini e Congregazioni , che sì bell'esempio sorgono in chi, già d'anni maturo, pone sempre nei suoi lavori energie giovanili. )
Un'Antico dipinto del Beato Antonio Della Chiesa | |
Nella "Storia del culto prestato nella Chiesa da tempo immemorabile del Beato Giovanni da Vercelli del 1690" troviamo una indicazione ove nei tempi antichi si trovava un'immagine del nostro Beato |
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1- La prima pittura del B. Giovanni da Vercelli, della quale noi vogliamo qui far parola, è il dipinto a fresco che vedevasi un tempo nel Chiostro del Convento dei Domenicani di Vercelli. Nell' Archivio del Convento dei Domenicani di Chieri, dove sono raccolti alcuni documenti pertinenti alla storia dell'Ordine in Piemonte, abbiamo trovalo un' antica carta del secolo XVII, nella quale erano descritti la fondazione ed i principali fatti storici del Convento di Vercelli. Fu scritta dopo l'incendio del Convento nel 1682 dai Padri Domenicani di Vercelli, ad istanza del Rmo. P. Antonino Cloche, Generale dell'Ordine . Orbene in questo prezioso documento noi troviamo enumerati dieci religiosi dell' Ordine di S. Domenico, tutti della città di Vercelli, dipinti un tempo a fresco sulle pareti del Chiostro del Convento. Questi dieci illustri personaggi sono: 1° Fra Bonifacio da Vercelli. - 2° Fra Filippo Carisio. - 3° I l B. Giovanni di Mosso. - 4° La Beata Emilia Bicchieri. - 5° II Ven. P. Fra Barnaba Cagnolo. - 6.° Fra Antonio di S. Germano. - 7° Fra Giovanni Battista di Guidelardis. - 8.° Fra Giacomo Buronzo. - 9 ° Fra Vercellino da Vercelli. - 10° Fra Giorgio da Vercelli. Sotto ciascun ritratto leggevasi un' iscrizione in elogio del personaggio rappresentato, due dei quali nella loro iscrizione avevano anche il titolo di Beato, e sono Giovanni di Vercelli ed Emilia Bicchieri. Ecco il testo della iscrizione che trovavasi L'ultimo dei dieci ritratti, il quale rappresenta Fra Giorgio da Vercelli, morto nel 1480, ci lascia credere, che queste pitture siano state fatte nel Chiostro del Convento di Vercelli verso la fine del secolo X V o al più tardi al principio del secolo XVI; quello però che è certo si é che tutti questi dipinti a fresco furono distrutti dall' incendio del Convento di S. Paolo nel 1682, il quale fatto ci assicura abbastanza della loro antichità. A prova di quanto abbiamo detto sopra, riportiamo qui le parole testuali di quegli autori, che fanno menzione di questo antico dipinto, rappresentante il B. Giovanni da Vercelli. Eccole : « Erano (del B . Giovanni) antiche ce pitture nel Convento di Vercelli in abito di Papa ce col triregno in capo, ben non fu coronato. » Cosi ne parla Giovanni Battista Modena Bicchieri, Canonico di Vercelli, in una sua opera manoscritta, conservata neir Archivio Capitolare della Metropolitana. Di queste pitture, come esistenti ancora ai suoi tempi, parla il Dottor Carlo Amedeo Bellini nei suoi Annali della Città di Vercelli fino all' anno 14°, scritti nell'anno 1637, dove noi leggiamo queste parole: ce Di questo ne fanno fede gli Annali Domenicani . Pietro Gerolamo Piali nello Statuto dei Religiosi cita molte pitture antiche nel Convento di S. Paolo di Vercelli. » Finalmente Monsignor Davide Riccardi, morto Arcivescovo di Torino, nel suo opuscolo, citato già nel 1° paragrafo, «attesta pure, che ce nel Convento di ce Vercelli, distrutto nel 1682, vedevasi il suo ritratto ce (del B . Giovanni da Vercelli) con l'aureola in capo e sotto v' era Inscrizione Beatus Joannes DE VERCELLIS . »
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![]() Antico Ex-Voto al Beato Antonio Della Chiesa |
Nel 1913 , in via Jacopo Suigo in una casa a lato della gradinata della Chiesa Parrocchiale , a ricordo del Beato Antonio venne posta una lapide (tuttora esistente) con la seguente epigrafe , dettata dall'illustre Prof. Giovanni Villa di San Germano : all'interno della Chiesa Parrocchiale e posta anche la lapide in onore del Prevosto Giuseppe Maria Spinelli , al cui interessamento si deve la traslazione nel 1810 della salma del Beato Antonio Della Chiesa da Como a San Germano Vercellese
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Processione con l'urna del Beato Antonio Della Chiesa per le strade del paese | |||
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Preghiera e Lode al Beato Antonio Della Chiesa di fine 800 | |||
Preghiera al Beato Antonio Della Chiesa O Beato Antonio , che foste in terra tanto pieno d'amor di Dio e del prossimo , e di presente lo siete molto più nei cieli , deh impetratemi dallo stesso Dio che anche il mio cuore sia tutto infiammato del suo santo amore . I vostri gran meriti rendono molto efficace il patrocinio vostro al Trono della divina misericordia , e la vostra accesissima carità mi fa confidare che vogliate adoperarvi tutto a mio prò per ottenermi una virtù così bella e così indispensabile : anzi io spero inoltre , e spero assai che voi m'impetrerete ancora dal buon Dio ogni altra grazia e qualsivoglia bene che mi sia necessario o vantaggioso per il servirlo a dovere in questo stato in cui la amorosa sua Provvidenza mi ha posto . Per il che , o gran Beato , io vi sarò sempre riconoscente ; e la mia gratitudine sarà specialmente d'impegnarmi con quelle stesse grazie che voi m'impetrate , ad imitare i vostri santi esempi e le vostre virtù così grandi , e maravigliose , per quanto potrò fare nel mio stato. Talmente che procurando di rendermi in qualche modo simile a voi in questa vita con frequenti atti d'amor di Dio e del prossimo , e con la pratica di tutte le altre virtù , abbia poi un bel dì la sorte grandissima di salire e venire con voi in Paradiso , dove Dio rendendomi simile a sè , come voi già siete , insieme lo contempleremo , lo godremo , e lo glorificheremo per tutti i secoli dei secoli. Così sia .
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Bibliografia ( Libri sul Beato Antonio Della Chiesa)
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Lode
Mira il tuo popolo, Beato Antonio, Che pien di giubilo T'onora tanto.
Anch'io festevole Corro a' tuoi piè : Beato Antonio. Prega per me !
Il pietosissimo Tuo dolce cuore E' refrigierio Al peccatore :
Tesori e grazie Racchiude in sè : Beato Antonio , Prega per me !
In questa miseria Valle infelice Tutti t'invocano , Beato Antonio :
Pietoso mostrati Anche con me , Beato Antonio , Prega per me !
A me rivolgiti Con dolce viso , Beato Antonio , Dal Paradiso .
Te potentissimo L'Eterno fè : Beato Antonio , Prega per me !
Nel più terribile Estremo agone , Fammi tu vincere Il rio dragone :
Propizio rendimi Il Sommo Re , Beato Antonio , Prega per me !
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